Sri Lanka: le équipe mediche di MSF continuano a lavorare senza sosta

Lo scorso fine settimana gli operatori di Medici Senza Frontiere (MSF) e del Ministero della Salute hanno continuato a lavorare 24 ore su 24 nell’ospedale di Vavuniya. Il numero dei pazienti è rimasto stabile a 1700 negli ultimi due giorni, dal momento che alcuni pazienti sono stati dirottati su altri ospedali per alleggerire la pressione.

MSF ha proposto al Governo dello Sri Lanka di aumentare la propria attività di soccorso medico e attualmente sta discutendo con le autorità per ottenere i relativi permessi.

Le migliaia di persone che stavano aspettando al checkpoint di Omanthai venerdì scorso, ora sono state trasferite a Manik Farm, un’area aperta con campi temporanei 40 km a sud-ovest di Vavuniya. Attualmente c’è un totale di 100mila sfollati a Manik Farm e i bulldozers stanno spianando la terra per creare altro spazio per i nuovi arrivati.

 

Testimonianza del medico Paul McMaster, chirurgo di MSF nell’ospedale di Vavuniya, raccolta domenica 26 aprile:
“Le équipe mediche lavorano senza interruzione e la situazione cambia di giorno in giorno. Il numero dei pazienti che richiedono chirurgia d’emergenza è diminuito prima del fine settimana. Il 23 aprile abbiamo ricevuto 44 pazienti, è la prima volta dalla settimana precedente che il numero di pazienti è inferiore a 100. Il 24 aprile abbiamo avuto solo 18 pazienti.
Non ho avuto alcuna indicazione che dal nord siano arrivati meno feriti, si cerca solo di dirottare i pazienti in altre strutture, visto il lavoro arretrato nell’ospedale in cui opera MSF. Ci sono ancora pazienti stipati nei reparti, nei corridoi, sul pavimento, con fratture e ferite per proiettili e per esplosioni. Ci sono molte persone che aspettano nei reparti anche 24 ore prima di entrare in sala operatoria. Sabato, l’altro chirurgo di MSF, Tim, e gli altri operatori dello Sri Lanka arrivati giovedì scorso, hanno lavorato in sala operatoria fino a tarda notte per smaltire i casi arretrati.

Per tutta la giornata di sabato ho visitato centinaia e centinaia di pazienti ed esaminato radiografie, ho messo gessi e cucito punti, ho messo i pazienti sulle stampelle e insegnato fisioterapia agli infermieri, visto che c’è un solo fisioterapista per l’intero ospedale. Oggi, domenica, Tim è rimasto nell’ospedale e io sono andato con altri colleghi all’ospedale di Mannar, ad ovest, per vedere come dare una mano nel supporto ai feriti. Tutti gli ospedali stanno facendo il possibile. L’ospedale di Mannar ha 350 letti per quasi mille pazienti e alcuni di loro stanno nelle tende fuori dall’ospedale.

Siamo anche andati a Manik Farm, 40 km a sud-ovest di Vavuniya, dove ci sono 100mila sfollati. I bulldozers stanno creando ulteriore spazio e l’UNICEF sta sistemando centinaia di tende. Abbiamo fatto un sopralluogo per capire i bisogni e vedere che tipo di assistenza possa fornire MSF.Un uomo proveniente dal nord e arrivato a Manic Farm, alcuni giorni fa continuava a ripeterci “non ho niente, non ho niente”, mentre stava in piedi davanti a noi, in stato di shock a causa dei bombardamenti.

Questa sera (ieri, n.d.r.) sono a Vavuniya e sta piovendo a dirotto e se piove così anche a Manic Farm, i campi diventano mari di fango. Questo fine settimana siamo riusciti a smaltire quasi tutto il lavoro arretrato nell’ospedale e l’équipe chirurgica dello Sri Lanka oggi se ne è andata presto. Potremmo avere bisogno di un’altra nei prossimi giorni. Non ho alcuna informazione sulla possibile fine dei combattimenti e non so quanti feriti potrebbero arrivare, ma siamo pronti per la prossima ondata, se dovesse arrivare. Viviamo alla giornata”.

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