Striscia di Gaza: Medici Senza Frontiere avvia un nuovo programma di chirurgia

Dopo aver valutato la situazione e individuato quali sono le esigenze, Medici Senza Frontiere ha deciso di avviare, in collaborazione con le autorità sanitarie locali, un programma di chirurgia ricostruttiva destinato alle persone vittime di violenza, incidenti domestici e ferimenti.

Più di un anno e mezzo dopo l’operazione militare israeliana “Piombo Fuso” (gennaio 2009), la situazione sanitaria nella Striscia di Gaza rimane fragile. Nonostante l’apertura di valichi e l’invio di aiuti da parte delle organizzazioni non governative internazionali, ci sono ancora carenze croniche di alcune attrezzature mediche e di farmaci. Un centinaio di prodotti sono ancora introvabili presso la farmacia del Dipartimento della Salute.

Conseguenze sanitarie legate all’embargo. Dopo la guerra, solo una centrale elettrica è rimasta operativa e la mancanza di carburante fa sì che essa non possa lavorare a pieno regime e che la mancanza di corrente sia all’ordine del giorno. Nelle strutture sanitarie, la gestione dei generatori di emergenza, è inoltre condizionata dalle imprevedibili autorizzazioni che consentono l’ingresso del carburante e si è costretti, a volte, a ridurre l’erogazione dei servizi sanitari. Gli spostamenti degli operatori sanitari, dei pazienti e delle ambulanze risultano oltremodo difficile. Un’altra conseguenza dell’embargo è che la gente non ha altra scelta che utilizzare generatori elettrici e bombole a gas di contrabbando e dunque di bassa qualità, fonti di gravi incidenti domestici.

Le persone ferite vengono curate nei nostri programmi di assistenza post-operatoria (aperti nel 2007) o nelle strutture del Ministero della Salute. Le loro condizioni spesso richiedono interventi di chirurgia ricostruttiva, ma a Gaza mancano servizi di questo genere. Soltanto due ospedali possono fornire questo tipo di assistenza: Al Shifa e Nasser, oltre ad alcuni chirurghi in cliniche private. Più di 500 pazienti devono aspettare tra i 12 e i 18 mesi per un intervento. MSF perciò ha deciso di avviare un progetto di chirurgia ricostruttiva per curare i pazienti e ridurre la lista di attesa del Ministero della Sanità.

A maggio, un team di MSF composto da Remy Zilliox, chirurgo plastico che lavora nel dipartimento ustioni dell’ospedale di Lione, Matilde Berthelot, medico, e Olivier Munnier, logista specializzato in attrezzature biomediche ha svolto una valutazione presso l’ospedale Nasser, con lo scopo di avviare il progetto e definire i termini della collaborazione con le autorità sanitarie a Gaza.

MSF lavorerà con una parte del personale chirurgico dell’ospedale, al quale si aggiungerà un chirurgo straniero, un anestesista e un infermiere di sala operatoria. L’obiettivo è condividere competenze, sia per quanto riguarda gli interventi chirurgici e l’anestesia che per l’assistenza post-operatoria. Tre giorni a settimana saranno dedicati all’anestesia, gli altri due saranno dedicati agli esami pre-operatori e al monitoraggio medico.

Preparazione finale. L’ospedale Nasser possiede già gran parte dell’attrezzatura necessaria. Quella chirurgica sarà fornita da MSF. Il blocco operatorio dell’ospedale, la sala di sterilizzazione e la lavanderia (dove verrà garantita la sterilizzazione e il lavaggio di tutti i nostri materiali chirurgici), sono state potenziate e la farmacia dotata di forniture specializzate.

A giugno è stato firmato il protocollo d’intesa. Il nostro infermiere di sala operatoria è sul posto per controllare la realizzazione del programma. È in corso il triage dei 70 pazienti in lista d’attesa di MSF e le analisi pre-operatorie. I primi interventi sono stati effettuati all’inizio di agosto.
 

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