Stupri di massa e violenze nella regione di Ituri.

Trovo scioccante il fatto che il 77% delle vittime di stupro che si sono presentate negli ultimi sei mesi agli ambulatori di MSF, siano state violentate da due o più aggressori. In venti mesi, nel nostro ospedale di Bunia abbiamo curato più di 2.500 donne. Trovo che queste cifre siano spaventose e vergognose. E sono solo la punta dell’iceberg” ha detto il dottor Rowan Gillies durante una conferenza stampa a Ginevra.

Questa forma insidiosa di violenza dimostra anche quanto la vita della popolazione civile sia resa difficile dai combattimenti in atto in questa regione. Da quando abbiamo iniziato a lavorare all’ospedale Bon Marché, nel maggio 2003, siamo stati testimoni delle continue violenze sulla popolazione civile. Ma ora, visto il deteriorarsi della situazione, la nostra preoccupazione è che i civili vengano coinvolti nei combattimenti o si nascondano nella boscaglia senza protezione e assistenza. La possibilità di accedere a quest’area si è incredibilmente ridotta da quando abbiamo interrotto le attività fuori Bunia, a seguito dell’uccisione di nove soldati della MONUC avvenuta il 25 febbraio. Ora stiamo cominciando a tornare, valutando giorno per giorno le condizioni di sicurezza ma la situazione non sembra migliorare ma peggiorare“.

Secondo il dottor Abiy Tamrat, responsabile per l’emergenza a Ituri, sono i civili a subire le conseguenze più pesanti di questo conflitto. “A MSF arriva solo una piccolissima parte della popolazione che necessita di essere aiutata. Il 22 febbraio più di 150 persone in fuga dalla zona di Kakwa, stavano cercando di attraversare la catena montuosa per raggiungere la relativa sicurezza del campo di Tché quando sono cadute in un’imboscata. La maggior parte delle persone è stata uccisa, così ci è stato detto dai pochi sopravvissuti che hanno raggiunto il nostro ospedale. Oggi non abbiamo alcun accesso alla popolazione civile che potrebbe essere stata ferita nel corso dei combattimenti” ha detto Tamrat.

Siamo inoltre molto preoccupati per la sorte degli sfollati. Mercoledì siamo riusciti a raggiungere con cautela l’insediamento di Kakwa, all’interno del quale la popolazione si trova in uno stato deplorevole. Una rapida valutazione effettuata durante una delle nostre visite a metà febbraio ha rivelato un 25% di malnutrizione globale e un 8% di malnutrizione grave ma ora che gli aiuti si sono interrotti potrebbero aumentare. La situazione fognaria del campo è talmente pessima che temiamo un’epidemia di colera, endemico in questa regione. Anche se non è ancora accaduto, il 30% delle visite riguarda le malattie diarroiche” ha aggiunto Tamrat.

Prima di sospendere temporaneamente le attività, MSF forniva soccorso medico, idrico e fognario a quattro campi: Kakwa, Tché, Tchomia e Gira, che si trovano dalle due alle tre ore di macchina da Bunia, e in cui si sono sistemati circa 40.000 sfollati.

Il dott. Gillies ha insistito sul fatto che “rispettare la vita della popolazione civile cercando di ridurre al minimo la sua sofferenza doveva essere una delle principali preoccupazioni di tutte le parti in conflitto, anche della MONUC“.

Una situazione di stupro generalizzato unito a una crudeltà estrema” così Françoise Duroch ha descritto la situazione nella regione di Bunia, dove ha contribuito a organizzare un progetto di aiuto per le vittime della violenza sessuale.

I dati di MSF sono allarmanti. Dal giugno 2003 al gennaio 2005 sono state curate 2.567 vittime di stupro o di violenza sessuale all’ospedale di MSF a Bunia. Negli ultimi sei mesi, l’analisi dei dati rivela che sono state colpite persone di tutte le età, dai 4 mesi agli 80 anni. Il 77% delle vittime ha subito uno stupro di gruppo, il 30% da più di cinque uomini. L’80% delle vittime è stato stuprato sotto la minaccia di un’arma e nel 12% dei casi le donne hanno dovuto sottoporsi a forme di tortura e ad atti degradanti. Sebbene la violenza sessuale sia generalizzata, si possono distinguere quattro fenomeni: stupri sistematici perpetrati da uomini armati che, per fare un esempio, abusano di tutte le donne di un villaggio; stupri di “routine” perpetrati da militari e da civili; il rapimento di ragazze che vengono usate come schiave sessuali e domestiche nei campi militari; lo sfruttamento sessuale favorito dall’estrema povertà e debolezza della popolazione.

Lavorando come chirurgo a Bunia nel mese di gennaio, il dott. Rowan Gillies ha curato numerose vittime di stupro. “Una ragazzina di circa 14 anni è venuta dopo essere stata legata dalle milizie e stuprata da otto o dieci uomini. Hanno usato bastoni, fucili e coltelli ed è stato necessario curare le ferite fisiche, di notevole entità. Ma per le altre ferite, purtroppo non possiamo fare molto“. Gillies ha seguito anche i parti dei bambini nati dopo lo stupro, con la consapevolezza che il futuro di questi bambini è molto incerto.

Ma la vita deve continuare e le donne non hanno altra scelta che quella di andare avanti” ha aggiunto Françoise Duroch. “Dopo le cure tornano spesso a casa, dove vivono le loro famiglie, che coltivano i campi. A causa della mancanza di sicurezza di questa zona noi non siamo in grado di garantire loro la salvezza. Se ne tornano a casa con la paura di venire bollate per sempre. Molti stupri avvengono di fronte alla famiglia. Noi possiamo fornire cure mediche e psicosociali alle vittime ma il trauma riguarda l’intera comunità“.

Allarmante situazione sanitaria nei campi di Ituri dove MSF ha ripreso le attività di soccorso >>

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