Sud Sudan: con lo scoppio degli scontri a Juba parte la risposta all’’emergenza di MSF

Due équipe di emergenza MSF composte da medici, personale logistico ed esperti di potabilizzazione dell’acqua hanno avviato ieri delle cliniche mobili per gli sfollati a causa dei recenti combattimenti a Juba, capitale del Sud Sudan.

Il 18 dicembre,inoltre, un’équipe MSF ha fornito farmaci e attrezzature mediche, tra cui i vaccini contro il tetano, siringhe, antibiotici iniettabili, materiale per medicazioni, kit per il trattamento di 50 pazienti feriti e una fornitura di sacchi in caso di decessi al Juba Teaching Hospital. E’ stato anche istituito un reparto composto da tende in modo che il personale ospedaliero possa espandere la capacità dei reparti già sovraffollati.

Si stima che circa 20.000 persone abbiano cercato rifugio all’interno delle strutture delle Nazioni Unite e in altri punti di raccolta in tutta la città, per fuggire dagli intensi combattimenti scoppiati a Juba una settimana fa. Dopo aver condotto una valutazione indipendente dei bisogni, due équipe MSF stanno lavorando per far fronte alle esigenze mediche degli sfollati.

“Alcuni pazienti hanno ferite riconducibili alle violenze, come quelle da arma da fuoco, ma la situazione a Juba è ora tranquilla e non sembra più necessario un intervento di medicina d’urgenza”, spiega Forbes Sharp, coordinatore per MSF a Juba. “Gli sfollati ancora non si sentono sicuri di tornare alle loro case e non hanno voglia di attraversare città per farsi curare in ospedali e cliniche regolari. Per questo siamo noi a portargli le cure mediche”.

Da altre zone del Paese, giungono quotidianamente notizie di scontri tra l’opposizione armata e il SPLA (l’esercito sud sudanese ). MSF ha delle équipe attive vicino ad alcune zone, dove sono stati segnalati dei combattimenti e sta aumentando la sua risposta medica laddove la sicurezza lo consente. “Siamo estremamente preoccupati per le persone intrappolate nel conflitto”, afferma Michael White, capo missione di MSF in Sud Sudan. “MSF lavora in Sud Sudan da 30 anni, e stiamo attivando la nostra capacità di risposta all’emergenza, ora che le persone sono in evidente stato di necessità”.

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