Udienza Trapani: “In mare solo per salvare vite”

A cinque anni dall’avvio delle prime indagini contro le organizzazioni umanitarie impegnate in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, MSF e quattro membri del proprio staff, insieme ad altre organizzazioni, sono convocati per un’udienza preliminare a Trapani sabato 21 maggio.

Un appuntamento previsto, in cui il giudice dovrà valutare l’ampia documentazione presentata dalla Procura di Trapani e decidere se confermare o meno il rinvio a giudizio.  

Andremo a questa udienza con piena fiducia su quanto abbiamo fatto e continuiamo a fare con la nostra nave nel Mediterraneo centrale. Abbiamo sempre operato con l’unico obiettivo di salvare vite, in totale trasparenza e nel rispetto delle leggi, e siamo certi che il procedimento lo confermerà. L’era della criminalizzazione della solidarietà ha già avuto gravi ripercussioni e auspichiamo possa finire al più presto. I nostri team lavorano in più di 70 paesi nel mondo per portare assistenza medico-umanitaria e alleviare le sofferenze dei più vulnerabili. È quello che facciamo anche nel Mediterraneo, la rotta migratoria più mortale al mondo, colmando il vuoto lasciato dalle autorità europee e italiane. Come MSF ci assumiamo la piena responsabilità di tutte queste azioni e siamo accanto ai nostri colleghi, che hanno semplicemente fatto il loro lavoro salvando centinaia di vite”.   Bertrand Draguez Presidente di MSF

I team di MSF sono sotto indagine a Trapani dal 2017 per tre operazioni di soccorso condotte a bordo di una delle nostre navi, la Prudence. Le indagini includono MSF e quattro operatori di MSF che all’epoca dei fatti coordinavano i soccorsi in mare, oltre ad altre organizzazioni come Save the Children e Jugend Rettet, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. MSF è coinvolta anche in un’inchiesta a Catania con la famigerata accusa di traffico illecito di rifiuti, per le modalità di smaltimento dei rifiuti di bordo in alcuni sbarchi.    

 Nonostante tutto, MSF ha continuato ogni anno a salvare vite in mare su diverse navi – oggi la Geo Barents – aiutando a soccorrere oltre 82.000 persone in pericolo, in coordinamento con le autorità competenti. 

Negli ultimi anni, le accuse legali e gli ostacoli amministrativi sollevati contro le organizzazioni impegnate in mare non hanno portato a nessuna condanna, ma hanno ridotto l’azione salvavita in mare e distolto l’attenzione dal vero problema: le persone continuano a morire ai confini dell’Europa e la responsabilità è delle politiche migratorie europee. Queste accuse non fermeranno la nostra azione: continueremo a salvare persone in pericolo come stiamo facendo a bordo della Geo Barents, che ha salvato 471 vite proprio in questi giorni. Auspichiamo che tutte le accuse vengano respinte e che noi e i nostri colleghi potremo tornare a dedicarci esclusivamente al nostro lavoro, così disperatamente necessario”.   Bertrand Draguez MSF

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