Tubercolosi: due milioni di morti all anno e risposte inadeguate.

Roma, 23 marzo 2006 La situazione sul fronte della tubercolosi è drammatica. E non può che peggiorare: la tubercolosi avanza a causa della pandemia di HIV/AIDS (un terzo dei 40 milioni di sieropositivi nel mondo sono anche malati di tubercolosi) e la forma multi-resistente della malattia, particolarmente difficile da curare, sta aumentando in maniera allarmante – due milioni di malati, 500.000 nuovi casi ogni anno (1).

In queste condizioni, l’ottimismo manifestato dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), che annuncia "un mondo senza tubercolosi nel 2050", appare sorprendente. La strategia ideata fino a oggi dall’OMS non ha permesso di contenere la pandemia, ma soprattutto non permette di curare in maniera corretta una parte molto importante di malati. "L’OMS pratica da diversi anni una forma di auto-promozione della sua strategia invece di riconoscere i propri limiti", dichiara Stefano Savi, direttore di Medici Senza Frontiere (MSF) Italia. "Il risultato è che la risposta fornita per fronteggiare la catastrofe rappresentata dalla tubercolosi è una risposta inadeguata".

Gli esperti contestano l’efficacia del vaccino BCG. Il test diagnostico è vecchio di 124 anni e individua il bacillo della tubercolosi solo nella metà dei malati, lasciando milioni di persone, soprattutto bambini, senza cure. Il farmaco più recente utilizzato oggi risale a 40 anni fa e deve essere assunto per un periodo da 6 a 8 mesi, con il rischio di perdita della sua efficacia in caso di interruzione. Inoltre, l’OMS si ostina a promuovere la strategia DOTS (2), che ha mostrato tutti i suoi limiti di fronte all’epidemia di HIV/AIDS e all'emergere di forme resistenti della malattia.

Infine, per quanto riguarda l’approvvigionamento in farmaci antitubercolosi, la strategia dell’OMS è ambigua. Raccomanda giustamente l’utilizzo di farmaci da essa "pre-qualificati", ma i mezzi che mette a disposizione per questa procedura di validazione sono insufficienti. E il Global Drugs Facility, ospitato dall’OMS, principale centro d’acquisto dei farmaci antitubercolosi per i paesi poveri, dovrebbe fornire in maniera prioritaria farmaci che abbiano ottenuto questo certificato di qualità. "Invece, nella maggior parte dei paesi dove noi abbiamo dei programmi contro la tubercolosi, constatiamo che i programmi nazionali utilizzano farmaci non pre-qualificati", deplora Sophie-Marie Scouflaire, farmacista di MSF.

Per fare fronte a questa mancanza cruciale di mezzi e per cercare di curare al meglio i 16.000 malati nei 27 paesi attualmente sotto trattamento nei programmi di MSF, si compiono grandi sforzi con risultati sempre frustranti. "Per la tubercolosi semplice, i mezzi sono obsoleti e la strategia DOTS mostra tutti i suoi limiti. Per la forma multiresistente, un’esigua minoranza dei pazienti ha accesso a dei farmaci terribilmente cari, tossici e poco efficaci", afferma indignata Brigitte Vasset, medico responsabile dei progetti tubercolosi a MSF. "Quanto ai pazienti che hanno sia la tubercolosi che l'HIV/AIDS, in mancanza di un test adeguato, molti non giungono nemmeno alla prima tappa della diagnosi".

Grazie a iniziative finanziate essenzialmente tramite fondi privati, particolarmente quelli della Fondazione Gates, progressi nella ricerca e nello sviluppo sono finalmente annunciati per i prossimi dieci anni. Dopo quarant’anni senza un solo passo in avanti, è una notizia incoraggiante. Ma le prime molecole completamente nuove non si vedranno prima del 2015 nel migliore dei casi. Fino a quel giorno, la tubercolosi rischia di uccidere altri venti milioni di malati.

(1) Stime dell’OMS, 2005
(2) Directly observed treatment, short course

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