Un anno di Ebola. Report MSF: Spinti al limite e oltre

MSF diffonde oggi un’analisi critica sull'epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa occidentale, in cui rivela le lacune della risposta globale e avverte che l’epidemia, nonostante la diminuzione complessiva dei casi, non è ancora finita.

Il rapporto, Pushed to the limit and beyond”– Spinti al limite e oltre, si basa su interviste a decine di operatori umanitari coinvolti nell’intervento di MSF contro l’Ebola e ricorda i primi avvertimenti di MSF, esattamente un anno fa, sulla diffusione dell’Ebola in Guinea, l’iniziale negazione da parte dei governi dei Paesi colpiti, le misure senza precedenti che MSF è stata costretta a prendere di fronte all’inazione globale, mentre l’epidemia travolgeva i paesi confinanti.

Nell'ultimo anno, più di 1.300 operatori internazionali di MSF e 4.000 operatori locali hanno lavorato in Africa occidentale, prendendosi cura di quasi 5.000 pazienti confermati.  

"Oggi condividiamo le nostre riflessioni e guardiamo con occhio critico sia la risposta di MSF che quella globale alla più grave epidemia di Ebola della storia," dice la dott.ssa  Joanne Liu, presidente internazionale di MSF.

"L'epidemia di Ebola si è dimostrata un evento fuori dall’ordinario, che ha rivelato quanto siano lenti e inefficienti i sistemi sanitari e umanitari nel rispondere alle emergenze."  

 Il rapporto descrive le conseguenze di una "coalizione globale dell’inazione" che è durata per mesi, mentre il virus si diffondeva sempre più, portando MSF a lanciare un appello per la mobilitazione di unità mediche civili e militari internazionali, con capacità di affrontare rischi biologici.

Alla fine di agosto, il centro ELWA3 di MSF a Monrovia era stracolmo di pazienti. Lo staff era costretto a respingere persone visibilmente malate, pur sapendo che sarebbero tornate alle loro comunità e avrebbero potuto infettare altre persone.   

"L'epidemia di Ebola è stata spesso descritta come una tempesta perfetta: un'epidemia transfrontaliera in paesi con sistemi sanitari deboli, che non avevano mai conosciuto l’Ebola prima”, dice Christopher Stokes, direttore generale di MSF.

"Ma questa è una spiegazione di comodo. Perché l'epidemia di Ebola andasse a tal punto fuori controllo, molte istituzioni dovevano sbagliare. E così è stato, con conseguenze tragiche ed evitabili.”  

Il rapporto espone anche le sfide affrontate da MSF nell'anno passato e le difficili scelte che ha dovuto affrontare in mancanza di trattamenti specifici e risorse sufficienti.

Dal momento che l'esperienza di MSF con l’Ebola era limitata a un gruppo relativamente ristretto di esperti, è stato difficile mobilitare in breve tempo più risorse.

Di fronte a un'epidemia così violenta e a una risposta internazionale così debole, le équipe di MSF si sono concentrate sul controllo dei danni.

Non essendo in grado di fare tutto, sono dovute scendere a compromessi su priorità di pari importanza come la cura dei pazienti, la sorveglianza epidemiologica, le sepolture sicure, le attività di sensibilizzazione, tra le altre.  

 "Nei momenti più critici dell’epidemia, le équipe di MSF non erano in grado di ammettere un maggior numero di pazienti o di fornire la migliore assistenza possibile," dice la dott.ssa Liu. "Tutto questo è stato estremamente doloroso per un’organizzazione di medici volontari e ha portato ad accese discussioni e tensioni all'interno di MSF." 

Il processo di riflessione di MSF è ancora in corso e ha l’obiettivo di imparare lezioni che potranno essere applicate a epidemie future, mentre si analizzano i dati dei pazienti per esaminare i fattori che contribuiscono alla mortalità da Ebola. È fondamentale sviluppare una strategia globale per sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini, trattamenti e strumenti diagnostici contro l’Ebola.   

Abbiamo ancora una sfida fondamentale da affrontare. Per dichiarare la fine dell’epidemia, è necessario identificare ogni singola persona che sia stata in contatto con un malato di Ebola. Non c'è spazio per errori e leggerezze.

Il numero di nuovi casi a settimana è ancora più alto che in qualsiasi precedente epidemia e i casi complessivi non sono diminuiti in modo significativo dalla fine di gennaio.  

In Guinea, il numero di pazienti è di nuovo in aumento. In Sierra Leone, presentano il virus molte persone che non erano nelle liste di contatti Ebola conosciuti.

In Liberia si è registrato in questi giorni un nuovo caso, il primo dopo le dimissioni dell’ultimo paziente a inizio mese.

“Il trauma dell’Ebola ha lasciato persone diffidenti nei confronti delle strutture mediche, operatori sanitari demoralizzati e timorosi di riprendere servizio, comunità in lutto, impoverite e sospettose”, si legge sul rapporto.   Nei tre paesi più colpiti, quasi 500 operatori sanitari hanno perso la vita lo scorso anno, un duro colpo per la già grave carenza di personale prima dell’Ebola.

Ripristinare l'accesso ai servizi sanitari è quanto mai urgente ed è il primo passo verso la ricostruzione di funzionali sistemi sanitari nell’area.   

"Questa epidemia ha brutalmente rivelato gravi fallimenti globali che migliaia di persone hanno  pagato con la vita. Da essa dobbiamo imparare lezioni importanti a beneficio di tutti: dalla precarietà dei sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo alla paralisi e debolezza degli aiuti internazionali”, conclude il rapporto.    

Scarica qui il rapporto  “Pushed to the limit and beyond”.

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