Vi scrivo dal…Congo

Si parla molto d’Africa, della gente che muore per guerra, fame, malattie. Poche persone, però, si chiedono chi siano i veri attori di questo teatro umanitario. Si chiamano “operatori umanitari, espatriati”. Ma l’operatore umanitario espatriato chi è? È una persona come tutte voi, una persona, che credendo a certi principi, chiede ed accetta di far parte di questo strano mondo. L’avventura comincia negli uffici, si parla, si guardano piantine geografiche, si cerca di capire quale sarà il ruolo (a seconda della propria formazione). Biglietti aerei, rendez-vous in aeroporti dove attendono viaggi non sempre piacevoli, corse per poter prendere in tempo la coincidenza, lunghe attese dove la testa gira perché tutto è nuovo.

Finalmente si arriva sul “terreno” e si comincia a percepire quello che sarà il prossimo tempo laggiù, con dei nuovi compagni, stesse storie, stessi principi. I primi incontri con la gente che ti guarda strana e tu guardi strano, cerchi di capire quello che dicono, un linguaggio talmente estraneo che spesso si rinuncia e ci si limita a salutare.

Già il vedere dove ti trovi e chi stai cercando di aiutare comincia a far male dentro, si sente come se ci fossero tante farfalle nello stomaco, ma non fa niente. Si lavora, si fa quello che la testa, il cuore, i protocolli ti dicono, lo si fa al massimo, con energia, con la volontà di “salvare il mondo” volontà che poi si trasforma in semplice desiderio di cercare un sorriso ed aiutare quanto più è possibile perché il mondo non lo salverà nessuno! E il tempo passa, vivi le giornate tra un lavoro ed una vita “sociale” con dei colleghi che potrebbero restare tali o diventare degli amici.

Ci si organizza per pranzi, cene, ogni tanto si parla dei nostri piatti tipici e si sogna…sì perché spesso manca il minimo indispensabile, si adatta lo stomaco, i bisogni, si condividono, bagni, docce, quasi tutto, tranne la “tua stanza”. L’indispensabile : letto (se si ha la fortuna è un po’ grande) un armadio o, spesso, mensole, una sedia e qualche volta un tavolo. La tua stanza resta così abbastanza a lungo, i tuoi bagagli quasi pieni, si fanno uscire solo le cose indispensabili… ad un certo momento trovi un oggetto che ti piace, locale, un sasso che ti ha colpito, una conchiglia, qualcosa di nuovo e la piazzi in camera, a quel momento esce la foto di un fidanzato o fidanzata, di figli, amici, un oggetto personale, il proprio portafortuna, e lo si piazza con le altre cose, insomma, dopo un bel po’ quella stanza comincia ad assomigliarti…

Ma è già quasi il momento di tornare a casa, la missione per te è finita! Ancora una volta rimetti nella valigia certe cose che “contano” le altre le lasci lì o le regali, e via per una nuova avventura!!!
 

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