“Violenza al Platino”: una mostra per riflettere nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

“Violenza al Platino”: una mostra per riflettere nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, lunedì 25 novembre, apre a Milano la mostra fotografica “Violenza al platino”, progetto realizzato nelle miniere sudafricane dal fotografo Bruno Zanzottera dell’agenzia Parallelozero e dalla giornalista africanista Valentina Giulia Milani con MSF.

Uno spaccato sul Sudafrica, proteso tra sviluppo economico e i problemi irrisolti dell’apartheid, che attraverso ritratti di donne e minatori a cui vengono strappati dignità e diritti, accompagna lo spettatore nel cuore del Rustenburg (vicino Johannesburg), dove si estrae il più grande quantitativo al mondo di platino ma dove si registra uno dei più alti tassi di violenza sulle donne al mondo.

La Mostra sarà ospitata dalla Società Umanitaria (Via San Barnaba, 48) nell’ambito della settimana di iniziative organizzata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

All’inaugurazione, gli autori della mostra dialogheranno con la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF, che racconterà la condizione delle donne in situazioni di crisi come lo Yemen, il Sud Sudan o la Repubblica Centrafricana.

I saluti istituzionali saranno portati dal Presidente della Società Umanitaria Alberto Jannuzzelli.

La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso libero dal 25 al 30 novembre, dalle 9 alle 20, e dopo la tappa milanese toccherà diverse altre città italiane.

La violenza sulle donne in Sudafrica

Il Sudafrica ha un tasso di femminicidi quasi sei volte superiore alla media mondiale. Secondo un recente rapporto del Medical Reserch of South Africa, nel paese ogni 36 secondi una donna subisce aggressioni sessuali e un uomo su quattro ha commesso un reato sessuale.

Nel Rustenburg, dove il crollo del prezzo del platino ha aggravato il già critico contesto sociale causando un picco di violenze, si registrano oltre 12.000 stupri ogni anno e meno del 5% delle vittime si rivolge a una struttura sanitaria.

Dal 2015 le nostre équipe offrono supporto medico e psicologico alle vittime di violenza nell’area, in particolare trattamento preventivo contro le malattie sessualmente trasmissibili, vaccinazioni contro tetano ed epatite B, trattamento delle lesioni fisiche, prevenzione di gravidanze indesiderate a seguito degli stupri.

La violenza sulle donne è una calamità planetaria, acuita nelle miniere del Rustenburg da una profonda crisi economica dovuta al crollo del prezzo del platino, che sta creando sacche di disoccupazione, pessime condizioni di lavoro e malcontento sociale che generano alcolismo e violenza. Sul campo abbiamo visitato agglomerati urbani e baraccopoli, abbiamo incontrato donne vittime delle violenze, guaritori tradizionali a cui si rivolgono prima che alla polizia, ma anche minatori e attivisti sindacali che combattono lo strapotere delle multinazionali del platino. Abbiamo seguito gli operatori di MSF che alle vittime di violenza offrono supporto fisico e psicologico. Bruno Zanzottera e Valentina Giulia Milani autori della mostra

La violenza sulle donne è una piaga in molte situazioni di crisi, dove diventa arma di guerra e strumento di controllo sociale. Nel corso del 2018 abbiamo assistito 24.900 vittime di violenza sessuale negli oltre 70 paesi in cui operiamo. In Repubblica Democratica del Congo, afflitta da decenni di guerra civile, abbiamo curato oltre 6.900 pazienti vittime di violenza sessuale mentre lungo la rotta migratoria messicana le donne affrontano pericoli di ogni genere tra cui la violenza sessuale. In Sud Sudan le donne devono nascondersi nella boscaglia e nelle paludi per sfuggire ai combattimenti, e alla fine del 2018 il picco di violenze sessuali in alcune aree del paese non ha risparmiato bambine sotto i 10 anni, donne di più di 65 anni e nemmeno donne incinte.

In circa 17 anni di esperienza con MSF, ho visto che le donne sono tra i gruppi più vulnerabili, muoiono di parto più degli uomini per la guerra. In molti dei paesi in cui operiamo le violenze sessuali sono quotidiane ma le vittime restano spesso invisibili e senza cure. A loro offriamo assistenza medica ma anche ascolto, perché molte hanno paura di parlare e non sono consapevoli dell’impatto della violenza sulla loro salute, un silenzio che può ucciderle o compromettere gravemente la loro vita futura.Claudia Lodesani Presidente di MSF

 

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