Yemen: il nostro ospedale tra i proiettili vaganti

Yemen: il nostro ospedale tra i proiettili vaganti

A un anno dal 13 giugno 2018, quando le forze leali al presidente Hadi, appoggiate dalla Coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita ed Emirati (SELC), lanciavano un’offensiva militare su Hodeidah, continuiamo a ricevere feriti da arma da fuoco, per la maggior parte civili, nell’ospedale Al Salakhanah, a nord-est della città.

Vengono portate qui anche le vittime di incidenti stradali, ustioni o fratture, e più in generale chi ha bisogno di un intervento chirurgico di emergenza.

Da ottobre 2018, quando abbiamo cominciato a supportare questa struttura, sono stati curati in totale 6.600 pazienti, tra cui 440 feriti di guerra. L’intervento di MSF presso l’ospedale Al Salakhanah è iniziato dalla riabilitazione del pronto soccorso e delle sale operatorie per poter fornire assistenza medica e chirurgica d’urgenza. Un supporto che si è rivelato fondamentale quando, il mese successivo, è stata sferrata una seconda offensiva da parte delle forze sostenute dalla SELC, con pesanti combattimenti e bombardamenti aerei.

Ci sono scontri ogni giorno, soprattutto di notte, vicino all’area di Al Salakhana. I proiettili hanno raggiunto anche l’ospedale e alcune case, diversi bambini restano feriti per le pallottole vaganti Hisham Al-Dawa Coordinatore dei progetti di MSF a Hodeidah

Gli yemeniti che vivono nelle regioni settentrionali del Paese dipendono dai rifornimenti che transitano dal porto di Hodeidah, un punto strategico sul Mar Rosso. L’affaccio sul mare consente anche a molti abitanti di vivere di pesca, attività per nulla sicura a causa del conflitto. La barca di Yasser Ahmed, pescatore, è stata colpita da un attacco aereo notturno in cui sono morte 7 persone.

Eravamo andati in mare per due giorni. Erano le 3:30 di notte quando un aereo ci ha attaccato. Ho perso due fratelli, un nipote e diversi amici. Siamo pescatori, passiamo tutto il tempo in mare. Non stavamo commettendo alcun crimine, stavamo solo cercando di lavorare per vivere. Ahmed

Dopo quattro anni di guerra, le parti in conflitto e i loro alleati internazionali hanno provocato il collasso del sistema sanitario pubblico nel paese, che non riesce a soddisfare i bisogni di 28 milioni di yemeniti. Per questo sono riemerse malattie come difterite, morbillo e colera. Riguardo quest’ultima, tra il 1° gennaio e il 1° maggio 2019, abbiamo ammesso 10.000 casi sospetti di colera presso le proprie strutture nei governatorati di Amran, Hajjah, Sanaa, Ibb e Taiz, osservando dal mese di aprile una diminuzione dei pazienti in tutti i Centri di trattamento.

Agnes Varraine-Leca/MSF

Lo scorso 16 maggio, a seguito dei bombardamenti su Sanaa da parte della coalizione SELC, abbiamo donato kit medici supplementari al Kwait Hospital che ha ricevuto in pochissimo tempo 48 feriti e 4 morti. L’impatto del conflitto è particolarmente forte anche a Taiz e nella città di Abs, nel governatorato di Hajjah, dove gli scontri continuano a poca distanza da un ospedale supportato da MSF.

Le nostre richieste

Chiediamo a tutte le parti in conflitto di garantire la protezione dei civili e del personale medico, di permettere a feriti e malati di accedere all’assistenza sanitaria e di allentare le restrizioni alle organizzazioni umanitarie per permettere loro di rispondere in modo tempestivo agli ingenti bisogni della popolazione. Invitiamo anche le organizzazioni umanitarie internazionali ad incrementare la loro risposta, aumentando il personale esperto nelle aree in cui i bisogni sono maggiori e garantendo una fornitura tempestiva e di qualità degli aiuti.

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