Yemen

Un mese fa è tornata la guerra nel governatorato di Saada, e in vari scontri sono state impiegate le armi pesanti. Per il momento non è possibile accedere nell’area dove tuttavia riteniamo che vi siano feriti.

Martedì 17 giugno le équipe di MSF che lavorano nel governatorato di Saada sono state evacuate a Sanaa, capitale dello Yemen. La decisione di sospendere le attività in questa regione dello Yemen del nord è determinata dai violenti combattimenti che si sono verificati nell’area. Dal 10 maggio non eravamo più in grado di dare assistenza alla popolazione in condizioni soddisfacenti: sia per quanto riguarda l’assistenza ai feriti che agli sfollati.

È difficile sapere esattamente cosa succede nelle zone di conflitto o nelle aree controllate dai ribelli: l’accesso è proibito per ragioni di sicurezza, non sono presenti osservatori indipendenti e quasi tutte le reti di comunicazione sono interrotte. Non si conosce il numero dei morti e dei feriti. Tuttavia, l’impiego di armi pesanti, i bombardamenti aerei dei villaggi e le informazioni che ci giungono da altre fonti ci fanno temere che vi siano vittime tra la popolazione civile.
Molti civili non hanno accesso a strutture sanitarie adeguate. La popolazione civile non sempre riesce a raggiungere un ospedale sia perché è pericoloso attraversare la zona dei combattimenti sia perché teme di essere accusata di sostenere i ribelli e di essere quindi arrestata. L’accesso a ospedali e centri sanitari è difficile e a volte impossibile perfino per il personale sanitario: ciò aggrava ulteriormente il problema dell’accesso sanitario ai feriti.

Le difficili condizioni sul terreno
Tra il 10 maggio e l’8 giugno soltanto 56 feriti, di cui 36 civili, sono stati curati, spesso in condizioni difficili, negli ospedali sostenuti da MSF.
A Haydan, che ha accolto la maggior parte dei feriti curati da MSF (49, tra cui 31 civili) gli espatriati e i “delocalizzati” (cioè yemeniti provenienti da altre regioni), che fanno parte della nostra équipe, sono stati costretti ad evacuare per mettersi in salvo. Lo staff locale ha continuato a fornire assistenza ma con mezzi limitati e in condizioni di pericolo. Il 27 maggio anche i membri di questo staff sono stati costretti ad abbandonare l’ospedale riuscendo tuttavia a portare con sé una parte delle attrezzature per allestire un ambulatorio di fortuna in un negozio del villaggio. Dal 9 giugno lo staff, rimasto a Haydan, è composto da un assistente medico e due infermieri, dei quali non abbiamo notizie: lo staff più qualificato è riuscito a raggiungere Saada.

Inoltre, anche quando abbiamo avuto informazioni precise sui feriti che necessitavano di assistenza medica, non ci è stato possibile metterli al riparo: questo si è verificato in particolare a Dahyan, un villaggio controllato dai ribelli, a dieci minuti di macchina da Al Tahl (che rientra nella zona governativa). Prima della ripresa della guerra, nel villaggio effettuavamo visite sei giorni a settimana. L’11 maggio la nostra équipe yemenita ha curato 25 tra donne e bambini rimasti feriti in un bombardamento. Poiché, date le loro condizioni, era necessario farli evacuare, da Al Tahl sono partite due ambulanze, dopo aver ricevuto il permesso delle autorità. Tuttavia, a causa dei pesanti scontri che si stavano verificando nei dintorni, l’équipe non ha potuto evacuare i feriti, i quali si sono resi conto che l’ambulanza era tornata ad Al Tahl… Più tardi abbiamo appreso che nelle 24 ore successive sono morti sette pazienti. Da allora non abbiamo più avuto notizie sulla situazione a Dahyan.

Numerosi campi sfollati
Un’altra conseguenza della guerra, la più visibile finora, è la quantità di persone che si riversano verso Saada o Al Malaheed, un’altra città che si trova nella parte occidentale del governatorato. Questo movimento della popolazione è cominciato quando nella regione sono sorte le prime tensioni e nei giorni successivi all’inizio della guerra.
La Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa yemenita stimano che vi siano oltre 35.000 sfollati a Saada e nella zona circostante. Alcuni hanno affittato delle case o sono alloggiati presso i parenti, altri si sono installati nei sei campi sorti intorno alla città. Inoltre, nelle vicinanze di Al Malaheed abbiamo registrato oltre 1000 famiglie sparse in piccoli gruppi. Siamo inoltre a conoscenza di altri movimenti verso il nord del governatorato ma non ci è possibile raggiungere quell’area.
E anche laddove le nostre équipe hanno potuto verificare i bisogni della popolazione, ad Al Malaheed e a Saada, non abbiamo potuto fornire assistenza agli sfollati per ragioni di sicurezza e perché le trattative con le autorità e con le altre agenzie umanitarie locali non sono andate a buon fine.

Quindi, data la situazione – la guerra e l’impossibilità di fornire aiuti adeguati ai bisogni dei feriti e degli sfollati – abbiamo deciso di ritirare temporaneamente gli espatriati e i “delocalizzati” delle nostre équipe nello Yemen del nord. A Haydan, l’equipe locale è stata ridotta drasticamente e non abbiamo altre informazioni mentre a Razeh e Al Tahl lo staff locale continua a fornire assistenza medica ai pazienti che riescono a raggiungere i rispettivi ospedali. Continuiamo le trattative con tutte le parti in causa per ottenere l’accesso alle aree dove riteniamo vi siano feriti. A Saada, le trattative con i leader militari e con le altre autorità non hanno finora prodotto risultati mentre a Sanaa proseguono i colloqui ai massimi livelli.

Yemen del nord: contesto e attività di MSF prima della “quinta guerra”

Dal 2004, la regione dello Yemen del nord è stretta nella morsa del conflitto tra truppe governative e il movimento ribelle Al Houthi che avanza rivendicazioni politiche, sociali e religiose. Sebbene periodi di intensi combattimenti si siano alternati a periodi di cessate il fuoco e di tentativi di mediazione, questi ultimi non hanno mai prodotto un accordo di pace e la regione è ora giunta alla sua “quinta guerra” dal 2004.
In questa situazione, nel settembre del 2007 MSF ha iniziato a lavorare nel governatorato di Saada, presso l’ospedale di Haydan. Sono inoltre stati avviati altri due progetti, l’ospedale rurale di Razeh (dicembre 2007) e l’ospedale rurale di Al Tahl (aprile 2008). In entrambe le strutture MSF lavora in partnership con il personale del Ministero della Sanità.

Ospedale di Haydan: visite, ospedalizzazioni, unità di pronto soccorso, cure materno-infantili, chirurgia. Sostegno al centro sanitario di Maran (donazioni di farmaci, training e supervisione dello staff, supporto logistico per l’energia elettrica, approvvigionamento idrico e fognature).

Ospedale rurale di Razeh: ospedalizzazioni, unità di pronto soccorso, cure materno-infantili. Supporto all’ospedale di Al Malaheed (test diagnostici e cura della malaria, assistenza ambulatoriale ai bambini gravemente denutriti, riferimento dei casi più gravi a Razeh).

Ospedale rurale di Al Tahl: ospedalizzazioni, unità di pronto soccorso, cure materno-infantili, chirurgia. Supporto alla clinica di Dahyan (nell’area in mano ai ribelli) con visite sei giorni a settimana (200 pazienti al giorno).

Condividi con un amico