Nancy, nigeriana, di 19 anni è arrivata a Pozzallo, in Sicilia, su un barcone insieme ad altre centinaia di migranti che hanno affrontato un pericoloso viaggio. É qui che la incontro.
La mia specialità è sempre stata distrarre il paziente quando devo fargli male. Così mentre la medicavo abbiamo iniziato a parlare.
– Scommetto che vai bene a scuola?
– Si.
– E scommetto che sai ballare benissimo.
– Come fai a saperlo?
– Se le ferite vanno meglio mi fai vedere come balli domani?
– Ok. Tu porta la musica.
Poi inizia a parlarmi del viaggio. C’era la benzina in fondo al barcone. Forse si è rotto un tubo. C’era benzina ovunque. Due uomini hanno respirato la benzina e sono morti. Hanno fatto sparire i corpi. La gente vomitava.
– Perché sei partita?
– Mio padre è povero. Voglio guadagnare per lui e mio fratello piccolo.
– Hai avuto paura sulla barca?
– No, sapevo che Dio mi avrebbe protetta e non ho mai smesso di pregarlo.
– Che lavoro ti piacerebbe fare?
– Il medico come te.
– Scommetto che sai anche cucinare.
– Si.
– Io invece sono un disastro.
– Ti faccio male?
– Un po’.
– Scusa.
– No, questo è un male buono. Chiara?
– Dimmi.
– Grazie.
Ma sono io a ringraziare lei. Per il suo coraggio, la sua forza, la sua gratitudine, la sua incredibile serenità. Per motivarmi a essere qui.