Bili, un villaggio africano che ospita 10.000 rifugiati

Bili un villaggio africano che ospita 10.000 rifugiati

Finalmente scrivo da Bili, il villaggio della Repubblica Democratica del Congo, dove vivrò per i prossimi 6 mesi, dove si vedono solo biciclette e qualche sporadica moto. Sono arrivata dopo  un viaggio in jeep di 5 ore: passavamo di villaggio in villaggio, capanne, terra rossa e tantissimi bambini che salutavano gioiosi al passaggio della jeep bianca di MSF.

A Bili è presente un campo rifugiati con circa 10.000 persone scappate dalla violenza e dal conflitto in Repubblica Centrafricana. Il progetto MSF è molto grande: in collaborazione con il Ministero della Salute, gestiamo l’Ospedale di Riferimento per il distretto di Bili. C’è un reparto di pronto soccorso, una piccola terapia intensiva, pediatria,  il reparto per la cura della malnutrizione grave nei bambini, medicina generale, chirurgia, sala operatoria, maternità con sala travaglio. Abbiamo cinque cliniche mobili che quotidianamente vanno a lavorare nelle zone più distanti e forniamo visite mediche nei Centri di Salute.

Il team è composto da 14 persone di diversi paesi europei ed africani; noi italiani siamo  quattro, una piccola comunità italiana nel nord del Congo! Il mio ruolo è infermiera supervisor della terapia intensiva e pronto soccorso dell’Ospedale. In pronto soccorso la maggior parte dei pazienti che vediamo sono bambini con malaria, malnutrizione grave e altre patologie minori.  In terapia intensiva, invece, sono ricoverate le persone che hanno bisogno di cure specifiche e di un monitoraggio continuo dei parametri vitali: sono pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche, bambini con fasi acute di malaria e malnutrizione, pazienti traumatizzati per incidenti.

Ho notato che in ospedale un paziente non viene mai lasciato da solo: c’è sempre qualcuno della famiglia che gli tiene compagnia giorno e notte. L’aria che si respira anche in ospedale rende l’idea del forte senso di famiglia e comunità che c’è in Africa.

Qui nella regione dell’Equatore è il periodo più caldo dell’anno, sono i mesi che precedono la stagione della pioggia con l’umidità che aumenta e il caldo che diventa sempre più insopportabile  fino all’arrivo della stagione delle piogge che rinfrescherà un po’ l’aria, dicono i locali. Le mie prime settimane procedono bene e scorrono molto veloci. Nel prossimo blog, che scriverò presto, vi racconterò come noi operatori umanitari viviamo la nostra missione.

Elena, infermiera MSF

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