Gaza: ieri tutti parlavano della tregua, se sarebbe stata estesa o meno. Oggi conosciamo la risposta.

Il Dott. Abu Abed, Coordinatore delle attività mediche di MSF a Gaza, ha aspettato venerdì mattina per sapere se il cessate il fuoco – il cui termine era previsto per le 8 del mattino – sarebbe stato esteso.

“Quando mi sono svegliato, alle sette del mattino, mia moglie mi ha detto “Abbiamo ancora un’ora”. Alle otto ho ricevuto un sms da un amico che diceva: “Siamo spacciati”. Ho acceso la radio per ascoltare notizie sui razzi lanciati verso Israele. Di solito il venerdì non lavoro; vado al mercato. Ma la vita non ha ripreso il suo corso normale. Il cessate il fuoco è durato solo tre giorni.

Prima abbiamo sentito i droni – fanno un rumore terribile – e poi un aereo. Poi, poco dopo le 11 del mattino, ho sentito una forte esplosione. Era il rumore di un bombardamento, non lontano da casa nostra.

I miei tre figli erano già nella stanza meno esposta della casa. Non ho dovuto spiegare loro che non potevano giocare all’esterno. Anche mia figlia di cinque anni capisce già cosa significhi l’interruzione di una tregua. Questa guerra li ha resi molto maturi.

Mi sono preparato per andare nell’ufficio di MSF. Mi aspettavo una telefonata da Ayman, che coordina i movimenti dello staff di MSF, per farmi sapere quando una macchina sarebbe venuta a prendermi. Con la ripresa dei bombardamenti siamo in un limbo. Dobbiamo essere pronti a rispondere, ma non possiamo sapere in che modo potremo essere utili oggi.

All’ospedale di Al Shifa, un’équipe chirurgica di MSF ha iniziato ad eseguire gli interventi chirurgici programmati per la giornata, visto che non hanno ricevuto feriti durante i tre giorni di tregua e tutti i pazienti sono stabili. Nell’unità di terapia intensiva ci sono attualmente nove pazienti, rispetto ai quasi 40 che c’erano durante i bombardamenti, quando dovevano trasferire i pazienti nel reparto cardiologia, nel reparto pediatrico. Ma ieri la situazione era tornata alla normalità – se si può chiamare normalità, perché ci sono ancora intere famiglie rifugiate nel cortile dell’ospedale. Le famiglie hanno ricevuto una piccola quantità di cibo, ma non abbastanza. Una madre si è lamentata di avere solo tre barattoli, cinque pomodori e tre cetrioli per sfamare la sua famiglia.

Molte famiglie le cui case sono state distrutte hanno cercato rifugio nelle scuole. Ieri, ho aiutato un’équipe logistica di MSF a caricare un camion con dei kit per l’igiene. L’équipe ha approfittato della tregua per distribuire secchi, sapone e carta igienica alle 520 famiglie rifugiate in due scuole pubbliche di Sheikh Redwan. Sono andato lì con Michèle, Coordinatrice medica MSF. Abbiamo visto che c’era un centro medico con una farmacia molto ben fornita. Tuttavia, le condizioni igieniche sono scarse: non ci sono abbastanza servizi igienici per le 600 famiglie che vivono lì; non ci sono docce; l’acqua che c’è è da bere. Entrando nella scuola sono rimasto colpito dall’odore.

Adesso aspettiamo di vedere cosa succederà a Gaza. Ieri tutti parlavano della tregua, se sarebbe stata estesa o meno, oggi conosciamo la risposta”.

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