Grazie a chi ci sostiene con fiducia, Muajuma oggi è viva

Annalaura, Direttrice della Raccolta Fondi di MSF Italia, racconta la sua esperienza in Repubblica Democratrica del Congo.

“Vorrei raccontarvi ciò che io stessa ho visto a Baraka, una cittadina sperduta della Repubblica Democratica del Congo.

Qui a causa di decenni di conflitto, della mancanza d’investimenti nel sistema sanitario e della violenza continua, l’80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà assoluta e si trova ad affrontare crisi di ogni tipo: attacchi di gruppi armati, disastri naturali, epidemie di malaria, colera e malnutrizione.  

Baraka in lingua Swahili significa “benedizione” e guardando i paesaggi sembra davvero un paradiso naturale. Durante la stagione delle piogge, però, questo paradiso terrestre si trasforma in un inferno quotidiano per chi ci vive: le condizioni igienico-sanitarie sono precarie e la malaria miete ogni giorno decine di vittime, soprattutto bambini. Nell’ospedale di Baraka, il nostro progetto più grande nella regione del Sud Kivu, registriamo circa 10.000 ricoveri l’anno. La prima causa di mortalità è la malaria: in un anno circa 50.000 persone ricevono il trattamento.

Ho assistito personalmente all’arrivo nell’ospedale di MSF di Muajuma, 9 mesi. Aveva la febbre altissima, il corpicino scosso dai brividi, debolissima. Muajuma è stata subito visitata da Anna, la nostra dottoressa che le diagnostica la malaria e purtroppo anche un’anemia molto severa. Muajuma rischia la vita perché è anche malnutrita e sul suo fisico indebolito la malaria si accanisce. Bisogna intervenire subito e si predispone una trasfusione che dura ben quattro ore: un tempo infinito nel quale resto a farle compagnia mentre i suoi occhioni scuri mi guardano cercando conforto. 

La malaria, qui, è una vera emergenza. La maggior parte dei 38 bambini ricoverati oggi nel reparto è stato sottoposto a trasfusione e il sangue scarseggia. Non c’è più posto in corsia e in ogni lettino singolo ci sono almeno due bambini con le rispettive mamme, quattro persone in uno spazio minuscolo. Alcuni uniscono due letti per guadagnare qualche centimetro, altri stendono il loro lenzuolo colorato a terra, con i bambini febbricitanti ed esausti, stremati dalla malattia, dal caldo, dall’aria irrespirabile. Le stanze di questo ospedale sono cunicoli poco aerati e male illuminati, anche io dopo poco comincio a sentirmi soffocare. Se torno con la memoria a quel giorno, ciò che non potrò mai dimenticare, oltre agli occhi di questi bambini, è l’odore: un’aria pesante che sa di medicina, di malattia, di sofferenza, mescolata al pianto dei bambini che in un reparto così sovraffollato e angusto sembra moltiplicarsi senza fine. Mentre sono lì mi manca il respiro. Faccio fatica io che sto bene, figurarsi bambini con 40 di febbre e mamme estenuate da notti insonni accanto ai propri figli malati.

Penso a quanto MSF stia facendo per rendere tutto questo più sopportabile, prestando le migliori cure qui e soprattutto, trasferendo il prima possibile i bambini nel centro di Mushimbakye 2, dove i reparti sono più ampi, areati, ogni bambino ha il suo lettino e tutte le cure necessarie fino alla guarigione. 

Stiamo tentando di intervenire con ogni mezzo a nostra disposizione per fermare questo circolo che si autoalimenta e genera vittime su vittime, soprattutto tra i più piccoli. Solo due anni fa, durante il picco più acuto della malaria, la mortalità infantile in quest’area era del 15%. Un tasso di mortalità inaccettabile. Con l’obiettivo di ridurre questa terribile statistica, abbiamo costruito “Mushimbakye 2” una tensostruttura con 100 letti, un nuovo centro a pochi kilometri da Baraka, completamente gestito da MSF, nel quale arrivano i piccoli pazienti appena stabilizzati in ospedale, in modo che possano essere curati gratuitamente per il tempo necessario, seguiti ogni giorno dai nostri medici e infermieri. A due anni dall’apertura del centro di Mushimbakye i numeri ci danno ragione: la mortalità infantile è scesa dal 15 al 3% e puntiamo a ridurla ancora. Mushimbakye è stato realizzato perché la malaria è un killer silenzioso, un’emergenza continua che non fa notizia e per sconfiggerla c’è bisogno di un impegno quotidiano, un impegno che siamo stati in grado di assumerci solo grazie al sostegno dei nostri donatori.

Anche Muajuma, sarà trasferita a Mushimbakye dove potrà continuare ad avere tutte le cure necessarie.

Anna mi sorride, sul suo volto leggo la stanchezza di lavorare in una continua lotta contro il tempo, la difficoltà di fronteggiare malattie devastanti ma anche la forza di chi non si vuole arrendere.

Mi allontano in uno di quei tramonti mozzafiato che solo l’Africa sa regalare, provata, ma consapevole del significato del sorriso di Anna: grazie a MSF e grazie a chi ci sostiene con fiducia, Muajuma oggi è viva e riceverà tutte le cure necessarie.

Come Muajuma, nel mondo, ogni giorno ci sono migliaia di bambini che combattono ancora contro la malaria, tra la vita e la morte. Grazie ai nostri sostenitori possiamo garantire loro soccorso medico umanitario. Davanti a un’emergenza come questa, non si può rimanere indifferenti e, sono certa, neppure voi.”
ANNALAURA ANSELMI, Direttrice Raccolta Fondi 

 

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