Alessandro Piro

Alessandro Piro

Logista MSF

Insieme per lottare contro l’HIV

Alessandro Piro

Alessandro Piro

Logista MSF
Insieme per lottare contro l’HIV

Il sole picchia forte senza interruzioni. Nessun diluvio improvviso a bagnare di fresco la terra secca. Siamo in piena stagione delle piogge nel sud Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, eppure oggi a Lulimba fa caldo e basta, niente pioggia. E così la nostra marcia viaggia ininterrotta dalla base di MSF a Lulimba verso il centro di salute e poi attraversa Misisi, la cittadina più importante della zona.

È mattino presto quando partiamo. Ci incontriamo nell’atrio della base MSF tra membri dello staff. Oggi però non entriamo in ufficio né nelle sale degli ospedali, oggi, 1 dicembre, si cammina tra la gente perché è la giornata mondiale della lotta all’AIDS e per noi questa non è una malattia come tante altre.

Infatti il progetto Kimbi di MSF, quello a cui lavoro come operatore umanitario, curando la gestione degli approvvigionamenti, ha nell’HIV il primo nemico da battere. Qui ne soffre l’8% della popolazione ed è un numero esorbitante. Dieci volte più alto della media nazionale e circa venticinque volte più della media italiana.

Prima di prendersi cura dei malati, lo staff di MSF lavora molto sulla prevenzione. Difficile in un territorio rurale e davvero molto ampio. Ma si prova a spiegare comunità per comunità come si trasmette la malattia, come evitare il contagio e che eventualmente i nostri centri di salute offrono test gratuiti e anche la terapia. Prevenzione significa anche distribuire profilattici alla gente, siamo pronti per farlo, con un carico di quasi 40 mila preservativi, per una popolazione stimata di un centinaio di migliaia.

Il corteo per il centro di Misisi è più affollato e partecipato che a Lulimba, E siamo centinaia ad attraversare questa città incasinata, cuore pulsante dell’attività minatoria della zona. Proprio da qui partono le colline che sono continuamente scavate per cercare l’oro, benedizione e allo stesso tempo condanna di questa parte di mondo. Vengono a decine di migliaia da tutto il paese e oltre, per lavorare qui alla ricerca del metallo prezioso in mezzo al fango e alla terra rossa. Vengono qui per diversi mesi, lontani dalle famiglie, e l’industria del sesso prolifica. Il contagio del virus malefico si espande.

Oltre alle associazioni che assieme ad MSF e al ministero della salute combattono quotidianamente l’Aids, oltre ai politici, esponenti delle chiese locali, noto un gruppo di donne dal trucco esagerato e abiti succinti e colorati. Sono in corteo con noi e fanno dei palloncini coi profilattici, un caos felice che dà un tocco di colore in più in questa giornata già brillante.

Queste donne sono prostitute, perché a Misisi le “lavoratrici del sesso” hanno un sindacato loro e sfilano nelle manifestazioni ufficiali.

La sfilata e la giornata ha tanto senso proprio qui, proprio ora. Per cui i nostri striscioni in Swahili, i cori che le donne intonano con le stesse voci che intonano i salmi la domenica in chiesa, gli schiamazzi delle loro concittadine che appagano le voglie dei minatori venuti da lontano, lo dicono chiaramente.

Passando di fianco alla miniera che costeggia la piana dove termina il corteo, abbiamo modo di salutare solo da lontano i minatori seminudi, con le gambe in mezzo al fango e che manovrano continuamente le loro pale o i secchi tra le acque del ruscello. Spero che abbiano capito cosa stiamo facendo, spero che sia arrivato anche a loro il messaggio.

La giornata continua con gli interventi delle autorità e con degli sketch teatrali di una delle compagnie che per conto di MSF porta in giro per le comunità rurali informazione e prevenzione. Ridono tutti meno che me che non capisco lo Swahili. Riesco ad apprezzare solo i costumi e le loro espressioni facciali. Poi il momento più inteno della giornata: prendono parole due testimoni che convivono con l’AIDS, hanno raccontato la loro storia e come hanno ricevuto e continuano a riceve cura e assistenza dai centri MSF.

Ho tempo di fare ancora qualche foto e scambiare due parole con qualcuno dei partecipanti alla manifestazione. La mia macchina fotografica è oggetto di attrazione e in molti mi chiedono di essere immortalati in posa. Tutti mostrano con orgoglio i preservativi ben stretti in mano. Non so se lo facciano perché vogliono mostrare fieri di avere un regalo prezioso o per sottolineare la consapevolezza dell’importanza della protezione nei rapporto sessuali. Voglio solo sperare che ne facciano buon uso.

Torno a casa con il naso rosso bruciato. Ho sottovalutato il sole africano pensando che cappellino e occhiali da sole potessero bastare. Ma oltre a questo mi porto a casa un’esperienza di vita forte e importante, tanti discorsi scambiati con chi vive in un inferno di città con un rischio di contagio altissimo, con chi vive 12 ore immerso con le gambe nel fango in cerca di oro. Sono soddisfatto, ho distribuito profilattici a mai finire e indossato una maglia dove sta scritto che oggi siamo tutti insieme per lottare contro l’HIV.

 

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