Nessuna donna dovrebbe morire di parto

 Nessuna donna dovrebbe morire di parto

Non dimenticherò mai lo sguardo delle donne che avevano deciso di trascorrere gli ultimi mesi di gravidanza nel Villaggio delle Donne presso il nostro ospedale a Masisi.Un misto di paura e timida speranza, sensi di colpa, per aver temporaneamente lasciato la famiglia (in luoghi di guerra chi si lascia non è mai sicuro di rincontrarsi), ma anche liberazione.

La dicitura "gravidanza a rischio", sul foglietto di accompagnamento diligentemente compilato dall'infermiere del centro di salute, è una formula asettica che racchiude in sé brutte esperienze: forse un aborto o un'emorragia rischiosa per la vita, senz'altro molta sofferenza, un passato di cui non è facile parlare, quasi un’onta di cui vergognarsi.

"La gravidanza non è una malattia – mi diceva una collega ostetrica – nessuna donna dovrebbe morire di parto" Questo è lo spirito con cui è stato pensato il Villaggio delle Donne di MSF a Masisi, in RDC.

Le ospiti del nostro centro provengono dall’intero distretto di Masisi, terra di disarmante bellezza, dilaniata purtroppo da una guerra senza fine. Percorrono chilometri a piedi per raggiungerlo, perché sanno che vi saranno ben accolte. Le levatrici tradizionali, da noi formate, diffondono il messaggio nella comunità, raggiungendo anche i villaggi più sperduti. Ogni settimana l’équipe di cui ero responsabile percorre il distretto in lungo e in largo alla ricerca, tra gli altri malati bisognosi di cure, di queste giovani donne bisognose di un luogo sicuro ove trascorrere gli ultimi mesi di gravidanza. Alcune hanno già camminato ore per raggiungere il centro di salute più vicino, altre addirittura vi hanno passato alcuni giorni in attesa del passaggio delle nostre autovetture.

“Su, presto, si parte, non c’è tempo da perdere”, vuoi perché magari già trasportavamo un malato grave, vuoi perché le condizioni della strada ci obbligavano ad affrettarci per non rischiare di viaggiare dopo il tramonto. Solo un bagaglio a persona (spesso un fagotto di tela) e nessun accompagnatore, al massimo sono autorizzate a portarsi il bimbo più piccolo, troppo piccolo per restare con zie e fratellini.

La maggiore parte di loro non è mai stata a Masisi, distante alcuni giorni di viaggio dal villaggio natale. Altre invece la conoscono bene, a causa delle tristi vicende della guerra (attorno al capoluogo vi sono, infatti, distese di campi che accolgono gli sfollati). Inizialmente tese, dopo qualche ora di viaggio il viso inizia a distendersi. Scoprono di aver accanto a loro una donna nella medesima situazione, benché la provenienza, e spesso anche la lingua, sia differente. All’arrivo in ospedale, dopo diverse ore di viaggio, si sono già create le basi di una solida amicizia, prezioso aiuto durante la permanenza all’interno del Villaggio delle Donne.

Edoardo, medico MSF

Come donare

Bastano 10 euro per garantire a una donna un parto sicuro. Dal 21 settembre al 4 ottobre puoi donare 2 o 5 euro via SMS o chiamata al numero 45509.

Puoi anche fare una donazione online >>

Con l’aiuto di tutti possiamo garantire un parto sicuro per migliaia di donne e di bambini e assicurare assistenza medica gratuita a tutte le persone sfollate a causa della violenza nell’area di Masisi.

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