Pavlopil, un bel posto dove vivere…prima delle bombe

Taisiya Gregorivna, una vedova di 82 anni, ha vissuto a Pavlopil nell’Ucraina orientale negli ultimi quarantasei anni. A pochi chilometri di distanza dalla linea del fronte, il conflitto in corso ha colpito pesantemente il paese e i suoi abitanti. Dal 2014 la casa di Taisiya è stata bombardata due volte, costringendola a spostarsi in un luogo più sicuro per qualche tempo. Grazie al sostegno della sua famiglia per la ricostruzione dell’edificio, ora è tornata a casa. Taisiya, inoltre, soffre di problemi cardiaci. Negli ultimi mesi ha ricevuto cure mediche da MSF, nonché il supporto degli esperti di salute mentale per affrontare quello che ha subito a causa del conflitto.

“Sono nata in Russia. Prima di venire in Ucraina, lavoravo in una fattoria e mi prendevo cura del bestiame. Nel 1970 sono arrivata a Pavlopil, dove mi sono sposata, ho costruito la nostra casa e ho avuto quattro figli, tre femmine e un maschio. Non ricordo esattamente quando la mia casa sia stata danneggiata per la prima volta dai bombardamenti, ricordo, però, che mi sono spaventata molto. Due bombe hanno colpito la strada, proprio di fronte all’ingresso principale e le schegge hanno danneggiato i muri e alcune finestre.

La seconda volta è stata durante l’inverno. Ero sola in casa e fuori la notte era molto buia. Il tetto è stato bombardato due volte. Tutte le finestre sono andate in frantumi. Ho chiamato mia figlia che vive a Mariupol e sono partita per raggiungere la città il giorno dopo. Per me era impensabile rimanere qui da sola, era troppo pericoloso.

Sono rimasta a Mariupol con mia figlia e la sua famiglia per mesi. A volte, venivo a Pavlopil per qualche giorno, ma la situazione era ancora troppo instabile per permettermi di tornare a casa e di notte avevo troppa paura.

Una notte, ero in cucina nell’appartamento di mia figlia a Mariupol, quando l’abitazione è stata colpita da una bomba. Ricordo di aver pensato: Dio mi ha salvato per la terza volta, perché non ho mai bestemmiato in vita mia. Per fortuna mio nipote aveva lasciato la cucina pochi minuti prima del bombardamento. Non voglio pensare a cosa gli sarebbe potuto succedere.

Sono tornata a casa a Pavlopil circa un anno fa. Uno dei miei generi mi ha aiutato in tutte le riparazioni. Siamo riusciti ad aggiustare parzialmente il tetto grazie alla fabbrica in cui lavora una delle mie figlie. Ci hanno dato il materiale necessario gratuitamente. Mi ha anche aiutato a riparare le camere da letto e altre parti della casa che erano state danneggiate. Alcune parti del tetto, però, devono ancora essere riparate. Non posso comunque permettermi di comprare la lastra di metallo. Per ora dovrà rimanere così. Anche la casa di una delle mie nipoti è stata distrutta. Da allora lei ha sempre paura e adesso ha il diabete. Sono così preoccupata per lei, ha solo ventidue anni.

Qui tutte le famiglie sono state profondamente colpite dal conflitto.

Pavlopil era un bel posto dove vivere. Ma dall’inizio del conflitto la scuola è chiusa. Solo due piccoli negozi hanno riaperto. È già un miglioramento perché per mesi tutto è rimasto chiuso. Allora avevo la fortuna di avere i miei figli che mi portavano cibo ogni settimana. Ora che la situazione è un po’ più calma, mi sento abbastanza bene. Sono in grado di tornare alle mie attività quotidiane.

Ho una cardiopatia grave, ma faccio del mio meglio e mi tengo occupata prendendomi cura della casa, del giardino e delle mie galline. Senza questo, sarei già morta. Sono molto grata per la mia famiglia: quattro figli, sei nipoti e otto pronipoti. Sono un grande sostegno. Si prendono cura di me e grazie al loro aiuto sono tornata a casa. Guardatevi intorno, altri non sono stati così fortunati”.

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