David Beversluis

David Beversluis

Medico MSF

Più di 600 persone salvate alla deriva nel limbo politico dell’Europa

David Beversluis

David Beversluis

Medico MSF
Più di 600 persone salvate alla deriva nel limbo politico dell’Europa

Alcune notti fa, mentre camminavo sul ponte dell’Aquarius per controllare i pazienti, mi sono fermato a parlare con alcuni ragazzi nigeriani a bordo. Puntavano il dito e lo sguardo a un bagliore all’orizzonte, curiosi di sapere se stessimo raggiungendo l’Europa e sul motivo della nostra sosta così prolungata. Gli ho mostrato sul mio telefono la nostra posizione sulla mappa, eravamo bloccati tra la Sicilia e Malta. Puntando lo sguardo a nord dalla prua potevamo vedere le tenui luci dell’Italia. Guardavano su e di nuovo giù, tra il telefono e la costa vicina, e avevano capito che la loro destinazione era finalmente in vista. Sorridevano a trentadue denti. Purtroppo, quel sorriso è durato poco, giusto il tempo di ricordarsi di essere alla deriva in un limbo politico, schiacciati tra i paesi europei. Le loro speranze sarebbero rimaste solamente un debole bagliore all’orizzonte.

Questa settimana ho conosciuto 630 persone soccorse in mare. Hanno rischiato le loro vite per raggiungere quell’orizzonte, con l’unico obiettivo di avere l’opportunità di una vita migliore. Le azioni del governo italiano li hanno trasformati in moneta di scambio per giochi politici. La decisione italiana di impedir loro l’accesso a un porto sicuro è in completa contraddizione con il diritto internazionale. E, ancora più importante, lo stallo politico diminuisce il valore di queste persone salvate vulnerabili come esseri umani. È un disonore e una macchia sull’Europa moderna.

Come medico sull’Aquarius, ho accettato volentieri la responsabilità per la salute e il benessere di queste persone soccorse dal mare. Ho un dovere verso i miei pazienti di trattare i loro problemi di salute, e qui sull’Aquarius ne abbiamo in abbondanza. Fortunatamente, lavoro con una squadra dedicata per assicurare le migliori cure possibili in condizioni molto difficili.

Sabato notte, durante il primo salvataggio, abbiamo fornito le cure salvavita a centinaia di persone tirate fuori da un gommone che stava affondando, nella zona nord di ricerca e soccorso della Libia. Abbiamo rianimato molte persone che erano quasi affogate dopo essere cadute in acqua. Quindi, abbiamo riscaldato i pazienti che soffrivano di ipotermia acuta, per poi organizzare centinaia di docce calde per pulirli dal carburante e dal sale del mare, prima di dargli vestiti e coperte asciutte, cibo e un posto dove ripararsi. La maggior parte delle persone ci hanno detto che sono stati in mare per oltre 20 ore senza acqua, e i sintomi della disidratazione erano evidenti. In quelle prime ore, ognuno ha ricevuto tanta acqua fresca quanta ne poteva bere.

Durante i giorni seguenti, mentre aspettavamo l’indicazione di un porto sicuro dove attraccare, la nostra équipe continuava a fornire le importanti cure di base a ognuna delle persone soccorse. Subito dopo il salvataggio, abbiamo aperto la nostra clinica a bordo dove abbiamo continuato ad assistere pazienti con tutti i tipi di disturbi. Abbiamo trattato molti con ustioni chimiche causate dalla miscela di carburante e acqua salata che si accumula sul pavimento dei gommoni. Abbiamo curato la disidratazione, combinata con stress ed esaurimento, problemi medici cronici come il diabete e pazienti con vecchi infortuni, persone che non hanno visto un medico per mesi o anni, mentre erano detenute in condizioni disumane in Libia.

Abbiamo attraversato mare grosso nella rotta per Valencia, e abbiamo trattato la maggior parte delle persone per mal di mare da quando abbiamo iniziato questo viaggio di quattro giorni, assolutamente inutile. Anche se siamo ovviamente grati per aver ricevuto alla fine una destinazione, siamo delusi per essere dovuti andare così lontano con il rischio di un peggioramento delle condizioni di salute di tante persone a bordo.

Faremo sentire la nostra voce

Come loro medico, la mia responsabilità va oltre la semplice cura dei pazienti. Ho anche un evidente dovere di far sentire la loro voce e far valere i loro diritti. L’Aquarius e i suoi passeggeri sono finiti sui titoli dei giornali internazionali come parte di un dibattito più ampio sui diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, in Europa e in tutto il mondo. Mentre questo dibattito infuria tra i governi, a queste 630 persone sono stati impediti i diritti di base come esseri umani e sono impossibilitati a difendere loro stessi.

Insieme con le équipe di Medici Senza Frontiere e di SOS Mediterranee a bordo dell’Aquarius, mi schiero in solidarietà con loro e faremo sentire la nostra voce per ognuna di queste 630 persone in difficoltà. Hanno rischiato le loro vite per lasciare orrende condizioni da schiavi in Libia, solo per essere lasciati abbandonati in mare.

Invece di aprire le braccia per dare il benvenuto a uomini, donne e bambini che soffrono, il governo italiano si è voltato dall’altra parte e ha messo sprezzantemente a rischio le loro vite. Attraverso le loro azioni ciniche, il Ministro degli Interni, Matteo Salvini, e il governo italiano hanno sminuito l’umanità di queste persone. Ogni persona che salviamo in acqua è un essere umano che merita dignità e rispetto. È deplorevole che, piuttosto, vengono trattati come meno che umani e utilizzati per scopi politici.

Inoltre, forzandoci a intraprendere il lungo viaggio verso la Spagna, il governo italiano ha deliberatamente ostacolato le capacità di ricerca e soccorso in mare della nave Aquarius. Se fossimo sbarcati immediatamente in Sicilia, saremmo già tornati nella zona di ricerca e soccorso del Mediterraneo, pronti a salvare altre vite. Al contrario, mentre navighiamo nel Mediterraneo, le persone continuano ad affogare nelle acque a nord della Libia.

Quante persone devono ancora morire?

Nonostante il generoso sostegno da parte di molti individui di tutta Europa e del mondo, il resto dei governi europei ha compiuto progressi pietosi verso la creazione di un sistema per prevenire ulteriori morti nel Mediterraneo. È inaccettabile che l’Europa non abbia implementato un meccanismo efficace di ricerca e soccorso per salvare vite in mare, o che l’Europa non abbia riformato seriamente il suo debole sistema di immigrazione e asilo. Quando alle persone non è garantita un’alternativa sicura e legale, li lasciamo senza scelta se non quella di prendere la via del mare e rischiare le loro vite. Quante persone devono ancora morire prima che venga messa in atto una sana risposta umanitaria, prima che vengano presi in considerazione i motivi che spingono persone disperate dentro gommoni fatiscenti?

Infine, dobbiamo chiedere a nome di queste persone messe ai margini, che tipo di società vogliamo essere? Vogliamo assistere svogliatamente inermi mentre le persone affogano, al freddo e sole nel mare, o vogliamo rispondere con un sistema efficace che garantisca alle persone la dignità e il rispetto che meritano?

Come medico a bordo dell’Aquarius, considero un privilegio l’avere assistito queste 630 persone, infreddolite, affamate e stanche. Prendo la mia responsabilità seriamente e parlerò della loro umanità di fronte a governi cinici e ipocriti. Ho visto la sofferenza di queste persone appena hanno raggiunto la nostra nave. Ho ascoltato le storie terribili dei loro viaggi. I giovani nigeriani con cui ho parlato all’inizio di questa settimana, e ogni altra persona che tenta la pericolosa traversata del Mediterraneo, che sia sull’Aquarius o meno, desidera disperatamente scambiare gli incubi che hanno vissuto per sogni più grandiosi. È tempo che l’Europa si assuma finalmente la responsabilità di proteggerli, spingendosi verso l’orizzonte a braccia aperte.

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