Sud Sudan: assistenza in movimento per le persone in movimento

Nelle contee di Leer e Mayendit, nella parte centrale del Sud Sudan, le persone sono costantemente costrette a fuggire dai combattimenti. Dopo i ripetuti attacchi all'ospedale a Leer, abbiamo capito di dover trovare nuovi metodi per fornire loro assistenza medica. L’équipe della dott.ssa Philippa Pett, fornisce assistenza sanitaria alle persone in movimento attraverso una rete flessibile di cliniche mobili, composta da personale locale formato all’interno delle comunità stesse.

“La principale sfida della popolazione in questo momento è trovare cibo. Tutti i raccolti sono stati saccheggiati nel mese di luglio e a causa del conflitto in corso si è persa la stagione della semina. I mercati sono quasi vuoti e si trovano soltanto sale e tè. Dove c’è del cibo in vendita, i prezzi sono troppo alti. Chi vive dalle parti delle isole almeno può pescare, ma in alcune zone, le persone sopravvivono mangiando i semi delle ninfee.

La situazione in questa zona è molto volatile. Non c'è un luogo adatto a gestire un ospedale dove i pazienti possano recarsi in sicurezza e per un periodo di tempo indefinito. Era necessario fare in modo che sia i pazienti sia il nostro personale non dovessero attraversare le linee del fronte per essere assistiti o portare aiuto.

Così abbiamo deciso di adottare un approccio diverso. Al posto di un ospedale, i nostri operatori sanitari effettuano le visite in cliniche mobili sei giorni alla settimana nelle zone in cui risiedono. Sono tutte persone della comunità locale, formate da MSF e preparate a fornire assistenza sanitaria per disturbi comuni come la malaria, le malattie della pelle e quelle diarroiche. In questo modo, diventano loro stessi il punto di riferimento sanitario per la comunità.

Quando le persone sono costrette a lasciare le loro case a causa dei combattimenti nelle vicinanze, anche gli operatori sanitari si muovono con loro, come farebbero in ogni caso, e continuano a fornire assistenza sanitaria. Alcuni sono stati costretti a fuggire diverse volte nei soli mesi di novembre e dicembre, è la loro quotidianità. Per questo il nuovo approccio funziona.

Vi sono ovviamente dei limiti a ciò che possiamo fare in queste condizioni. Alcune persone versano in condizioni molto complesse ed è frustrante non essere in grado di assisterli adeguatamente, ma è necessario concentrarsi su ciò che si può fare: l’assistenza sanitaria di base riveste un’importanza da non sottovalutare.

Qui la popolazione sta accettando cose che non sarebbero accettabili in altre situazioni – hanno una resistenza incredibile. Ma il conflitto continua ad avere un impatto notevole sulle loro vite. Lo vediamo tra i nostri pazienti e tra i nostri collaboratori, che nonostante le enormi difficoltà vogliono il meglio per le loro comunità. Sono orgogliosi del lavoro che fanno, e noi siamo orgogliosi di loro”.

PHILIPPA PETT, MEDICO DI MSF

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