Giulia Baldissera

Giulia Baldissera

Water and Sanitation Manager MSF

Il lungo viaggio verso casa

Giulia Baldissera

Giulia Baldissera

Water and Sanitation Manager MSF
Il lungo viaggio verso casa

Essendo così lontana, inizialmente non riuscivo a rendermi conto della gravità dell’emergenza coronavirus in Italia. Medici e infermieri sono allo stremo e Medici Senza Frontiere offre il suo aiuto.

Di solito andiamo nei paesi più poveri del mondo, sono incredula alla notizia che saremmo dovuti intervenire anche in Italia. Voglio subito tornare a casa mia.

Mi occupo di igiene e applicazione dei protocolli di controllo delle infezioni nelle strutture di cura, posso di sicuro dare una mano. Così comincio a studiare quali paesi mi avrebbero ancora permesso di viaggiare verso l’Italia.

Non è stato facile arrivare a Milano, dove si trova la base della coordinazione della missione d’urgenza di Medici Senza Frontiere per rispondere all’epidemia.

Sono partita da Città del Guatemala un lunedì mattina alle 4.30 con un taxi che avrebbe dovuto portarmi fino al confine messicano di Tecun Uman…pare che il Messico sia l’unica nazione qui in America Centrale in cui gli aeroporti continuano a funzionare normalmente ma chissà per quanto. Facciamo tutto il viaggio con i finestrini aperti. Ho con me un barattolino di gel disinfettante che dovrò farmi bastare fino in Italia, tutti i prodotti di igiene sono esauriti da un pezzo qui in Guatemala come in tutti i paesi del mondo.

Attraversiamo Città del Guatemala con il buio ma ci sono già altre auto per strada. Qui c’è il coprifuoco dalle 4 di pomeriggio alle 4 di mattina, quindi tutti approfittano di questa finestra di 12 ore per spostarsi. Accanto a noi, sulla destra, sfilano i 3 vulcani che circondano la città di Antigua: il Vulcano dell’Acqua, il Vulcano del Fuoco, con il suo pennacchio di fumo in uscita, e il più piccolo Acatenango. Ora se ne sta tranquillo ma due anni fa il Vulcano del Fuoco è esploso con violenza provocando centinaia di morti. Forse anche migliaia, non è ancora ben chiara la cifra totale delle vittime.

Continuiamo verso Sud-Ovest e poi una volta più vicini alla costa giriamo verso il confine messicano. Alle 10 di mattina ci arriviamo, siamo stati velocissimi. Cesar mi lascia davanti alle cancellate gialle della frontiera e riparte in fretta per la capitale, vuole arrivarci prima del coprifuoco. Mi riempie di auguri per la continuazione del viaggio.

Mentre indugio un po’ davanti alle cancellate per decidere il da farsi, un uomo si avvicina e chiede di entrare. È honduregno, e i poliziotti si rifiutano di lasciarlo passare.

Nell’ufficio di frontiera mi misurano la temperatura e mi fanno qualche domanda sulla mia salute. Poi faccio il controllo del passaporto. Fatto, sono uscita dal Guatemala. Fin qui è stato facile…sono in Messico.

Ora viene la parte più difficile: come faccio ad arrivare in Europa? Comincia una ricerca concitata, se trovo posto su un volo a prezzo ragionevole, quel posto mi viene sfilato dalle mani mentre inserisco i miei dati per l’acquisto. Come se non bastasse, non posso ripetere due volte la stessa ricerca perché al secondo tentativo i cookies mi fanno schizzare il costo del biglietto prima a 9000 euro per una sola andata Città del Messico-Parigi, poi a 18.000.

Mia sorella in isolamento a casa sua a Trieste si mette a cercare con me e finalmente riesce a bloccare un biglietto. Ho un posto su un aereo per domani che mi porterà a Parigi. Alleluja!

All’arrivo, l’aeroporto di Parigi è deserto, ci sono solo i viaggiatori scesi dal mio stesso volo. Trovo un biglietto aereo per arrivare in Italia il giorno dopo e tiro un forte sospiro di sollievo. Fiumicino è meno desolato dell’aeroporto Charles de Gaulle. Ci sono dei bar aperti e posso mangiarmi un panino.

All’arrivo ho compilato e firmato il modulo di autocertificazione di cui ho tanto sentito parlare dagli amici e sui giornali italiani. Disinfetto l’auto presa a noleggio e parto. L’autostrada vuota è alquanto spettrale…ho un senso di straniamento.

Riesco ad arrivare finalmente a casa alle 4 di mattina. Dopo quattro giorni di viaggio, potrò finalmente riposarmi.

Passano poche ore e mi sveglia il telefono che squilla. Prefisso di Roma, è l’ufficio di Medici Senza Frontiere, quando sono pronta per andare a Milano?

Il giorno dopo comincia la mia missione in Italia come responsabile MSF per la prevenzione e il controllo delle infezioni. Abbiamo già un progetto per il supporto agli ospedali, ai medici di base e al territorio in Lombardia, uno in collaborazione con la Regione Marche nelle strutture per anziani e stiamo avviando attività anche in altre regioni.

Voglio rendermi utile per fermare questo virus!

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