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DIALOGHI UMANITARI – Una serie di webinar per discutere sfide e dilemmi dell’azione umanitaria contemporanea, a cinquant’anni dalla nascita di Medici Senza Frontiere.

Il diritto umanitario internazionale assicura alle organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere argomentazioni che consentono di negoziare le proprie operazioni di soccorso con le parti in conflitto, ma la sua applicazione e implementazione è spesso complessa se non ignorata.

Che sia il Sudan, il Nord Kivu, la Striscia di Gaza, lo Yemen o l’Ucraina innumerevoli sono gi esempi di mancato rispetto del diritto internazionale umanitario e la mancata limitazione della violenza e dei relativi doveri di protezione e cura della popolazone civile e delle persone non attivamente coinvolte nelle ostilità. In questo contesto, esploreremo criticamente come il sistema normativo del diritto umanitario internazionale è rispettato dagli attori, statali e non, coinvolti nei conflitti, ma anche come quest’ultimo impatta e protegge l’azione umanitaria.

Il dialogo da’ l’occasione per una discussione approfondita e costruttiva sulla rilevanza e l’evoluzione di questo importante campo del diritto internazionale cercando di affrontare questioni cruciali quali: in quali situazioni il diritto umanitario internazionale ha dimostrato di essere efficace e dove ha affrontato sfide significative nei più recenti scenari di conflitto? In che modo il diritto umanitario internazionale può essere usato per proteggere le vite e la dignità delle persone colpite da conflitti e violenza?

Con:

  • Stefano Di Carlo, Direttore Generale di Medici Senza Frontiere Italia
  • Edoardo Greppi, Professore ordinario di Diritto internazionale Università di Torino
  • Fabio Mini, saggista, già comandante NATO missione Kosovo
  • Modera: Giulia Cerqueti, Giornalista – Famiglia Cristiana

Scontri armati tra l’esercito regolare sudanese e le milizie paramilitari Rapid Support Forces (RSF) sono divampati in Sudan sabato 15 aprile u.s., dapprima nella capitale Khartum e poi via via in altre parti del Paese, escalation di una situazione di tensione inaspritasi nel 2022, quando il presidente al-Burhan aveva annunciato l’avvio di una transizione democratica, con conseguente scioglimento delle RSF.

Questo è solo l’ultimo di una serie di colpi di stato e guerre civili che hanno dilaniato il Paese negli ultimi 30 anni. Fin dal suo inizio, il conflitto si è caratterizzato per l’efferata crudeltà e violenza degli scontri, che hanno messo in ginocchio la capitale, colpendo indiscriminatamente tutte le strutture mediche, gli edifici governativi e quelli delle organizzazioni umanitarie, isolando la popolazione e privandola di qualsiasi accesso a beni di prima necessità e assistenza sanitaria.

Molte organizzazioni umanitarie sono state costrette a sospendere o ricollocare le proprie operazioni all’esterno del Paese. In molti casi sono state le organizzazioni della società civile a rispondere ai bisogni inattesi. Ai molti morti e feriti si aggiungono circa 1,4 milioni di persone in fuga, in un paese che accoglieva già 3,7 milioni di sfollati interni. A due mesi dall’escalation, ancora non si intravedono spiragli di pace. In un contesto in cui lo spazio umanitario è troppo spesso minacciato, come continuare ad assistere la popolazione civile? Quali le conseguenze e la possibile evoluzione del conflitto?

Con:

  • Irene Panozzo, Analista politica, già political advisor UE per il Corno d’Africa
  • Roberto Crestan, Direttore Area Emergency (Rete sanitaria d’eccellenza in Africa)
  • Livia Tampellini, Vice-coordinatrice delle attività mediche per il Sudan, MSF
  • Modera: Andrea Sarubbi, giornalista e conduttore

Dal 2004 in Repubblica Centrafricana sono stati firmati tredici accordi di pace, ma la situazione umanitaria continua a deteriorarsi. Nel 2023, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, il 56% della popolazione avrà bisogno di assistenza e protezione umanitaria.

La crisi attuale perdura da oltre due decenni, caratterizzati da ben tre guerre civili e da tensioni politiche interne e internazionali, che si intrecciano intimamente a diatribe a sfondo religioso. Gli accordi di pace, l’ultimo firmato nel 2019 tra il presidente Touadéra e 14 gruppi ribelli, non sono riusciti ad incidere sulle cause profonde del conflitto.

Il processo negoziale stesso presenta forti criticità e, spesso, finisce per riacutizzare le tensioni tra i gruppi ribelli e le forze statali. Nonostante i molteplici risultati raggiunti, il Paese sembra ancora molto lontano da una prospettiva di stabilità e di pace. In questo contesto, quale il ruolo di mediazione e di negoziazione delle organizzazioni che lavorano nel paese? Come riuscire a garantire uno spazio sicuro di aiuto alla popolazione?

Con:

  • Mauro Garofalo, responsabile delle relazioni internazionali, Comunità Sant’Egidio
  • Enrica Picco, avvocata e ricercatrice; direttrice Africa centrale, Crisis Group
  • Claudia Lodesani, Responsabile delle operazioni in Repubblica Centrafricana, MSF
  • Modera: Enzo Nucci, inviato speciale Tg3, già corrispondente dall’Africa

Dopo anni di forte instabilità e tragedia umana con un bilancio di 300 mila morti violente dal 2003 al 2021, l’Iraq sembra finalmente essere entrato in un periodo di relativa calma e stabilità.

I segnali positivi osservati nel corso degli ultimi mesi, sembrano mostrare un’effettiva capacità e impegno del governo nel fornire servizi di base di qualità e soluzioni durevoli alla propria popolazione. Anche la situazione umanitaria è notevolmente migliorata: le persone che necessitano di assistenza umanitaria sono passate dagli 11 milioni del 2017 ai ca 2,5 milioni del 2022, tanto che le Nazioni Unite hanno spostato la loro attenzione verso un approccio più incentrato sullo sviluppo.

Dal punto di vista sociopolitico, però, il Paese rimane profondamente frammentato e ingabbiato da una politica faziosa e da una corruzione soffocante che lo costringe, ancor oggi, in una situazione di povertà dilagante. L’insicurezza, la mancanza di mezzi di sussistenza, le abitazioni distrutte o danneggiate ostacolano ancora la capacità delle persone di tornare a casa. La quasi completa chiusura dei campi profughi (ne restano attivi 2 nell’Iraq Federale e circa 20 nel Kurdistan), ha messo a repentaglio la vita dei circa 1,2 milioni di sfollati ancora presenti all’interno del Paese. Il sistema sanitario è ancora lontano dal poter assicurare cure sanitarie adeguate ed i farmaci ancora scarseggiano là dove ce ne sarebbe bisogno. Possiamo parlare allora di “Processo di Normalizzazione”?

Con:

  • Alessia Bertelli, Coordinatrice dei programmi di Protezione in Iraq, ICRC
  • Lorenzo Trombetta, Studioso di Medio Oriente contemporaneo, corrispondente di Ansa e Limes per il Medio Oriente
  • Marco Doneda, Vice Capo Missione in Iraq, MSF
  • Modera: Giovanni Porzio, scrittore, giornalista, fotoreporter

A più di un anno dal ritorno al potere dei Talebani e dal ritiro delle truppe americane da Kabul nell’agosto 2021, stiamo assistendo in Afghanistan a un repentino e progressivo arretramento dei diritti delle donne. Nonostante le rassicurazioni iniziali del governo, le restrizioni imposte alla popolazione femminile si sono succedute senza sosta, inasprendosi progressivamente e limitando la loro partecipazione alla vita sociale.

In pochi mesi, lo spazio e il ruolo delle donne nella società afghana si sono ridotti sempre di più, fino ad arrivare a una vera e propria estromissione dalla vita pubblica: dal divieto di accesso all’istruzione secondaria fino all’impossibilità di essere impiegate tra le ONG attive nel paese. Decisione, quest’ultima, che ha suscitato un forte dissenso in tutta la comunità internazionale e che ha costretto alcune organizzazioni a sospendere temporaneamente le proprie attività.

In un paese dove le Nazioni Unite stimano che, nel 2023, saranno più di 28 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria (circa il 70% degli afghani) e dove lo staff femminile impiegato nelle ONG rappresenta circa il 50% della forza lavoro (MSF), il ruolo delle donne è fondamentale per la sopravvivenza della popolazione. Senza donne si riduce fortemente l’assistenza sanitaria e umanitaria. Senza donne si profila nel paese un collasso umanitario dalle proporzioni drammatiche.

Ne parliamo con:

  • Huma Saeed, Afghanistan Advisor, Madre organization (Global Women’s Rights)
  • Giuliano Battiston, giornalista freelance e ricercatore
  • Federica Ferraresi, Humanitarian Affairs Advisor, già capomissione in Afghanistan, MSF
  • Modera: Marta Serafini, giornalista del Corriere della Sera

Gli scontri e i bombardamenti in Ucraina continuano senza sosta su gran parte del territorio, rendendo sempre più critica la situazione umanitaria. Secondo UNHCR, più di 8 milioni di civili hanno varcato i confini ucraini e oltre la metà di loro ha avuto accesso al sistema di protezione temporanea messo in campo dai paesi dell’Ue, mentre sono 6 milioni ormai gli sfollati interni.

Secondo le stime diffuse da OCHA, oltre 17 milioni di persone avrebbero urgente bisogno di protezione e assistenza umanitaria, la maggioranza delle quali è rappresentata da donne, bambini e persone con vulnerabilità specifiche. I danni provocati alle infrastrutture, agli edifici e alla rete idro-elettrica acuiscono la carenza di accesso ai servizi primari. In particolare, il sistema sanitario, già fragile prima dello scoppio della guerra, registra carenze strutturali e di personale molto significative. Le strade e i ponti resi impraticabili dai bombardamenti ostacolano l’accesso al cibo e a molti altri beni di prima necessità.

Inoltre, il rigido clima invernale rende drammatiche le condizioni di chi cerca riparo negli scantinati e nelle stazioni della metropolitana. La popolazione è allo stremo e sta cercando di far fronte ai pericoli della vita sotto assedio, lottando, ogni giorno, per procurarsi acqua, riscaldamento ed elettricità attraverso mezzi di fortuna. Come continuare ad assistere la popolazione civile e cercare di alleviarne le sofferenze? Quali gli scenari futuri e la possibile evoluzione di questo conflitto?

Con:

  • Francesco Strazzari, Professore in Relazioni Internazionali, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
  • Alessandro Di Giusto, Programme Specialist, DRC (Danish Refugee Council)
  • Vincenzo Porpiglia, Coordinatore di progetto in Ucraina, MSF
  • Modera: Cecilia Rinaldini, giornalista del GR Rai

Dopo quasi 8 anni di conflitto, la situazione in Yemen resta drammatica. Nonostante una tregua di 6 mesi da aprile a inizio ottobre 2022 tra le due fazioni, il movimento di AA (Ansar Allah) e il IRG (international recognized government of Yemen), non cessano le ostilità e le violenze.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, il conflitto ha causato una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, oltre 377mila morti e 23 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Le prime vittime dei bombardamenti e dei raid aerei sono proprio i civili, i quali molto spesso non hanno nemmeno la possibilità di fuggire, restando intrappolati tra gli scontri.

Le organizzazioni presenti nel paese denunciano una situazione drammatica relativamente all’accesso nelle zone più colpite e alle difficoltà di intervento (si contano vittime anche tra il personale sanitario e molti ospedali ed edifici civili sono stati coinvolti durante i bombardamenti).

Nel paese circa l’80% della popolazione richiede una qualche forma di assistenza umanitaria e ha perso ogni capacità di sostentamento, insieme a epidemie ricorrenti che mettono in ginocchio la popolazione civile. Milioni di persone sono a rischio malnutrizione ed è proprio l’insicurezza alimentare, che causa un forte indebolimento del sistema immunitario, ad aumentare l’incidenza di malattie trasmissibili congiuntamente alle condizioni igienico-sanitarie in cui versa la popolazione, oltre alla mancata fruibilità dei servizi sanitari. In questi anni di guerra si sono susseguite diverse epidemie di colera e difterite, aggravate ulteriormente dalla pandemia di Covid-19.

Nonostante gli sforzi fatti finora per attenuare le conseguenze del conflitto, una soluzione per una pace duratura sembra ancora lontana.

Con:

  • Gianfranco Petruzzella, Inviato Speciale per lo Yemen, Maeci
  • Laura Silvia Battaglia, giornalista, esperta in Medio Oriente e Yemen
  • Federica Ferraresi, Humanitarian Affairs Advisor, già capomissione in Yemen, MSF
  • Modera: Francesca Caferri, giornalista de la Repubblica

Haiti sta vivendo l’ennesima crisi umanitaria, profondamente intrecciata ad un’emergenza che è anche sociale, politica ed economica con radici molto profonde. Da anni gli indicatori socioeconomici evidenziano l’estrema povertà del paese, travolto da una drammatica spirale di violenza, corruzione, rapimenti e da una crescente insicurezza alimentare. Le bande armate si affrontano tra i quartieri della capitale per il controllo del territorio, aumentando l’insicurezza della popolazione e riducendo drasticamente l’accesso ai servizi sanitari di base.

I continui scontri tra le fazioni armate rendono spesso impossibile anche l’accesso degli aiuti proprio nelle zone più bisognose. Il sistema sanitario è ormai al collasso: la mancanza di farmaci e la carenza di carburante hanno indotto una drastica riduzione delle attività ospedaliere. La crisi sanitaria si innesta in un contesto già fortemente provato dai terremoti del 2010 e del 2021, che hanno causato centinaia di migliaia di vittime e sfollati oltre a danni permanenti alle infrastrutture, e da una perenne instabilità politica. Lo scoppio a ottobre di una nuova epidemia di colera pone ulteriori sfide all’orizzonte, aggravando il continuo stato di emergenza e rendendo il futuro del paese sempre più incerto.

Ne parliamo con:

Marco Bello, giornalista, già responsabile area Haiti CISV

Marco Succi, Responsabile Team permanente di Intervento rapido, ICRC

Chiara Montaldo, Coordinatrice Unità medica, MSF

Modera: Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire

Dopo più di dieci anni dalla caduta del regime di Mu’ammar Gheddafi, la Libia continua a vivere nella piena instabilità politica, divisa in due governi e in innumerevoli fazioni armate. In questa situazione di tensione e instabilità, con un numero crescente di scontri, alimentati anche da forze internazionali e una situazione economica drammatica, la popolazione libica sta pagando il prezzo più grande. Mancanza di accesso ai servizi di base, al cibo, all’acqua, all’assistenza sanitaria, all’istruzione, arresti indiscriminati sono solo alcune delle condizioni e violazioni cui la popolazione è sottoposta. Mentre la mancanza di status giuridico e protezione espone i migranti a una situazione ancora peggiore di sfruttamento, torture, violenza sessuale, sparizioni forzate che avvengono sia in comunità che nei centri di detenzione libici. E quanti tentano di prendere il mare per raggiungere un luogo sicuro sono sovente intercettati e ricondotti nei centri di detenzione nonostante le prove di gravissime violazioni dei diritti umani e di non rispetto del principio di non-refoulement. Quale futuro per il paese e per la sua stabilità? Quali le conseguenze delle politiche di deterrenza e come salvaguardare i diritti umani delle persone?

Ne parliamo con:

Claudia Gazzini, Senior Analyst per la Libia, International Crisis Group

Matteo De Bellis, ricercatore su migrazione e asilo, Ufficio Regionale per l’Europa, Amnesty International

Michele Telaro, capomissione MSF in Libia

Modera: Laura Silvia Battaglia al-Jalal, giornalista

Afghanistan, un paese sull’orlo del baratro

 

A poco più di un anno dal ritiro delle truppe internazionali dall’Afghanistan, il paese si presenta sull’orlo del collasso, in preda a una crisi economica e sociale devastante e con un diffuso incremento dei bisogni essenziali della popolazione. Il congelamento delle riserve afgane all’estero e la brusca interruzione dell’aiuto internazionale di sviluppo hanno avuto un effetto a catena sull’economia del paese e sul generale impoverimento della popolazione afgana. Oggi oltre 23 milioni di afgani soffrono di grave insicurezza alimentare e il 59% della popolazione necessita di assistenza. Una situazione umanitaria drammatica cui si aggiungono una generale condizione di insicurezza e una restrizione dei diritti individuali.

Ne parliamo con:
Antonio Donini, membro dell’International Executive Committee di United Against Inhumanity
Elisa Giunchi, Professoressa presso l’Università degli Studi di Milano Statale
Francesco Segoni, Responsabile della comunicazione MSF
Modera: Emanuele Giordana, Direttore Atlante delle Guerre

Etiopia: tra guerra civile e insicurezza alimentare

Il conflitto in Ucraina, con il crescente aumento dei prezzi alimentari, dei fertilizzanti e del gas, sta generando un impatto drammatico sui paesi più poveri, già fortemente colpiti dalla pandemia e dal cambiamento climatico.

E’ il caso del Corno d’Africa e in particolare dell’Etiopia dove il conflitto in corso dal 2020, congiuntamente alla più lunga siccità mai registrata dal 1981, stanno gettando le basi per una possibile catastrofe umanitaria. Secondo stime delle Nazioni Unite, sono circa 9 milioni le persone con urgente bisogno di assistenza alimentare.

Le misure per garantire l’accesso all’acqua sicura e adeguata, salvaguardare il bestiame e mitigare l’impatto delle epidemie devono essere prese ora. Tuttavia, il difficile passaggio sul territorio e la mancanza di sicurezza, rendono l’accesso alle organizzazioni umanitarie estremamente difficile.

Quali prospettive future per una popolazione già pesantemente traumatizzata dal conflitto e che si trova a fronteggiare una nuova carenza di acqua e cibo, senza la possibilità di avere un’assistenza sanitaria adeguata?

Ne parliamo con:

Ministro Giuseppe Mistretta, Vicedirettore generale/direttore centrale per i paesi dell’Africa Sub-sahariana, Ministero Affari Esteri

Mario Zappacosta, Team Leader Global Information and Early Warning System for food and agriculture Early warning System, FAO

Tommaso Santo, operatore umanitario MSF

Modera: Paolo Lambruschi, giornalista di Avvenire

Siria, un paese lacerato: la sfida del soccorso umanitario

 

Undici anni di guerra civile in Siria hanno prodotto devastazione e morte: mezzo milione di persone uccise, oltre 6 milioni costrette a lasciare le proprie case, 12 milioni, ovvero quasi il 60% della popolazione, in condizioni di insicurezza alimentare, edifici e infrastrutture civili, tra cui ospedali, bombardati e distrutti.
Il conflitto siriano continua ad essere uno scenario intricato e irrisolto dove élite locali, nazionali e internazionali decidono le sorti politiche di questo paese. I bisogni umanitari sono crescenti, aggravati ulteriormente dalla crisi economica e dalla pandemia. Come è possibile per le organizzazioni umanitarie continuare ad assistere una popolazione così gravemente colpita? Quali prospettive si aprono per il futuro?
Ne parliamo con:
Lorenzo Trombetta, giornalista e scrittore esperto di Medio Oriente
Stefano Ravagnan, Inviato Speciale per la Siria, Ministero Affari Esteri
Duccio Staderini, MSF – coodinatore programmi in Italia, già capo missione Siria
Modera: Francesca Caferri, giornalista La Repubblica

Ucraina: bisogni umanitari e scenari futuri

Il conflitto scoppiato in Ucraina sta causando distruzione e morte.

MSF, già presente in Ucraina dal 1999 con progetti sulla tubercolosi e l’HIV/AIDS, sta ora rafforzando la propria presenza e azione per una risposta medico-umanitaria sia all’interno dell’Ucraina sia nei paesi limitrofi quali Polonia, Moldavia, Ungheria, Romania e Slovacchia per rispondere ai bisogni umanitari delle persone in fuga ai confini.

Quali sono le prospettive future del conflitto? Come alleviare le sofferenze e i bisogni della popolazione civile con una adeguata risposta umanitaria?

Ne parleremo con

Duccio Staderini: operatore umanitario MSF
Silvio Pons: professore di Storia Contemporanea presso l’Università Normale di Pisa
Modera: Monica Perosino, giornalista de La Stampa

Attacco alla solidarietà: pandemia, frontiere chiuse e diseguaglianze

Che sia nel tentativo di costruire un’Europa chiusa a chi viene da fuori, nel rifiuto del multilateralismo o nel frenetico accaparramento dei vaccini anti-Covid, le logiche della solidarietà e della condivisione sembrano essere messe in discussione. Sullo sfondo crisi umanitarie che si consumano alle porte dell’Europa, la pandemia che amplifica visioni contrapposte della società, nazionalismi che tornano, principi di assistenza subordinati alle logiche della sicurezza. Si impone un rinnovato patto solidale che accolga e non respinga, che non lasci indietro i più poveri, che non alimenti diseguaglianze e politiche inique.

Con:
Nadia Urbinati, accademica e giornalista, Columbia University
Luigi Manconi, politologo, sociologo, già Senatore della Repubblica
Marco Bertotto, Direttore dei Programmi MSF Italia
Modera: Francesca Paci, giornalista, La Stampa

Mozambico: un conflitto invisibile

Nel nord del Mozambico, nella provincia di Cabo Delgado, è in corso un conflitto poco noto ma non per questo meno letale, che ha provocato abusi e sofferenze. Dal 2018, circa 730 mila persone sono state costrette a fuggire a causa del conflitto e dei numerosi attacchi da parte di gruppi armati nei villaggi della regione, ricca di risorse. L’aumento dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione ha incrementato la necessità di assistenza umanitaria. Tuttavia, in questa situazione delicata, risulta sempre più difficile per le organizzazioni umanitarie avere accesso sicuro nella regione. Quali sono le implicazioni per la popolazione e che impatto avrà questa situazione sulla capacità delle organizzazioni umanitarie di intervenire in questa aerea del Mozambico?

Ne parliamo con: Mario Giro, Ex-Viceministro MoFA, Dott. Francesco Strazzari, professore ordinario presso la Scuola Sant’Anna di Pisa e Chiara Burzio, medico MSF. Modera Paolo Alfieri, giornalista di Avvenire

 

Cambiamenti climatici e azione umanitaria: sfide e prospettive future

Spostamenti di popolazioni, cambiamento dei pattern epidemiologici, siccità, catastrofi naturali, degrado ambientale, insicurezza alimentare sono solo alcune delle devastanti conseguenze del cambiamento climatico. L’emergenza climatica sta infatti aggravando numerose crisi umanitarie in corso, minacciando la salute delle persone più vulnerabili e colpendo maggiormente i paesi che hanno contribuito meno alle sue cause profonde. A conclusione del vertice ONU sul clima COP26, quali sono stati gli impegni presi e quali i limiti emersi? Quali le strategie di adattamento da sviluppare per fronteggiare la variabilità del clima? Quale il ruolo di MSF per contrastarne le disastrose conseguenze?

Tra propaganda e fake news: i rischi della disinformazione per l’azione umanitaria

Disinformazione, propaganda e “fake news” sono sempre più utilizzate per colpire l’azione umanitaria. Attraverso l’uso distorto delle notizie si può compromettere la reputazione delle organizzazioni umanitarie come nel caso delle accuse contro le ONG impegnate nel soccorso in mare, esasperare i conflitti come accaduto in Sudan e Siria, o innescare campagne d’odio contro intere popolazioni, come nel caso dei Rohingya in Birmania. Che cosa hanno in comune questi ed altri casi? Quali sono i rischi della disinformazione nei contesti di crisi e come possiamo rispondere? Qual è il rapporto tra comunicazione umanitaria e giornalismo?

Intervengono: Lucia Goracci, giornalista Rai e Sergio Cecchini, Consiglio direttivo MSF.
Modera David Puente, giornalista Open.

Afghanistan: una tragedia umanitaria che si ripete

Dopo il ritiro delle forze militari internazionali dal paese il maggio scorso al quale sono seguite settimane di intensi combattimenti e una frenetica operazione di evacuazione di diplomatici e stranieri nonché la fuga di centinaia di migliaia di persone, l’Afghanistan è tornato ora sotto il controllo delle autorità Talebane.

Quali sono le implicazioni per la popolazione stremata da decenni di conflitto e che impatto avrà questa situazione sulla capacità delle organizzazioni umanitarie di intervenire in Afghanistan?

Ne parliamo con:

  • Enrico De Maio, già Ambasciatore in Afghanistan e Pakistan
  • Antonio Donini, già a capo dell’UNOCHA a Kabul, visiting fellow alla Tuffs University, fondatore dell’Organizzazione United Against Inhumanity
  • Francesco Segoni, responsabile della comunicazione MSF
Modera: Emanuele Giordana, giornalista

Localizzazione e finanziamenti degli aiuti umanitari

Le restrizioni dei movimenti degli operatori umanitari causate dall’emergenza globale del COVID-19 hanno reso ancora più evidente la necessità di promuovere una dimensione locale dell’azione umanitaria, sostenere gli operatori umanitari locali e nazionali, riconoscendo le loro competenze ed esperienze in quanto operatori in prima linea presenti prima, durante e dopo le emergenze, al fine di rafforzare le capacità di risposta delle popolazioni. La localizzazione degli aiuti umanitari non ha il solo obiettivo di rendere l’aiuto più efficace, ma è anche un mezzo per ricalibrare le relazioni di potere tra attori internazionali e locali in maniere più equa.

Ne parleremo con:

  • Silvia Dallatomasina, Vicedirettrice MSF Messico
  • Sara Pantuliano, Direttrice esecutiva Overseas Development Institute
  • Giuseppe Angelini, Responsabile Africa Centrale e Occidentale DG ECHO Modera: Emanuele Giordana, giornalista

Negoziazione e accesso umanitario: diretta 17 giugno ore 17

È da sempre un punto cruciale per gli operatori umanitari la negoziazione dell’accesso allo spazio umanitario in situazioni di conflitto o emergenza, finalizzata sia all’accesso pratico alle zone di guerra e di emergenza, sia a garantire l’accesso della popolazione agli aiuti.
La tensione comincia laddove la distribuzione degli aiuti si scontra con gli interessi politici nella regione. Quali conseguenze crea tale scontro? Può portare alla ridefinizione del ruolo degli attori umanitari e delle politiche di negoziazione e di diplomazia umanitaria sul campo?

Ne parleremo con:

  • Antonio De Lauri, Direttore del Centro norvegese per gli Studi Umanitari e Research Professor presso il Chr. Michelsen Institute
  • Fabrizio Carboni, ICRC Regional Director, Near and Middle East
  • Duccio Staderini, Capo Missione MSF
  • Fabrizio Maronta, Limes (Moderatore)

Innovazione tecnologica e azione umanitaria: diretta 27 maggio ore 17

Droni, satelliti per ottenere precise mappature, rilievi fotografici per supportare il lavoro di monitoraggio in aree di difficile accesso per gli operatori umanitari, tablet resistenti all’acqua, georeferenziazione, innovazioni in campo medico, social media per velocizzare lo scambio di informazioni e migliorare la logistica, pagamenti in remoto per sopperire al collasso dei sistemi bancari e all’incremento del mercato nero. Sono ormai tanti gli strumenti tecnologici a disposizione e a supporto del lavoro umanitario. La tecnologia al servizio dell’azione umanitaria. Quali sono i possibili rischi e i potenziali benefici?

Ne parliamo in diretta con:

  • Stefano Di Carlo, MSF
  • Andrea Micangeli, Docente di Sistemi energetici presso Sapienza e Università Statale di New York
  • Carlo Tacconelli, Esperto in elettrificazione rurale in Paesi in via di sviluppo
  • Maurizio Debanne, MSF che modererà l’incontro

L’azione umanitaria ai tempi della pandemia: diretta 8 aprile 2021 ore 17

Qual è l’impatto della pandemia di COVID19 sulle operazioni umanitarie? Come reagiscono le organizzazioni umanitarie per mantenere la loro capacità operativa e per fare fronte ai bisogni generati dalla pandemia? Il sistema umanitario già in perenne adattamento riuscirà a fare fronte in maniera adeguata alle nuove sfide globali?

Ne parliamo in diretta con:

  • Alberto Zerboni, MSF
  • Francesco Checchi, London School of Hygiene & Tropical Medicine
  • Sara Pantuliano, Overseas Development Institute
  • Laura Silvia Battaglia, giornalista e moderatrice dell’incontro

Aiuti e basta?: diretta 4 marzo 2021 ore 17.30

Rispondere alle emergenze e affrontare le cause: il nesso tra azione umanitaria, sviluppo e pace.

Interverranno in diretta:

  • Raffaella Iodice – European Commission Humanitarian Office
  • Riccardo Sansone – Oxfam
  • Stefano Argenziano – MSF
  • Marina Lalovic – RAI News

Il costo della sicurezza: 4 febbraio 2021 ore 17.00

L’impatto delle misure anti-terrorismo sull’azione umanitaria indipendente.

Interverranno in diretta:

  • Staffan De Mistura, già Inviato Speciale ONU
  • Marco Sassòli, Università di Ginevra
  • Duccio Staderini, Capomissione MSF
  • Modera: Marta Serafini, Corriere della Sera

Rohingya: dramma di un popolo in fuga

Quali sono le cause della crisi umanitaria e politica da affrontare per restituire dignità e diritti ai Rohingya? Quali le azioni urgenti per scongiurare una catastrofe sanitaria?

Ne abbiamo parlato con Cecilia Brighi, Segretario Generale Italia Birmania Insieme, Emanuele Giordana, giornalista, Gabriele Eminente, Direttore Generale di Medici Senza Frontiere.

(diretta del 14 dicembre 2017, ore 18.00)

 


Ospedali sotto attacco

Dal Medio Oriente all’Africa si moltiplicano le strutture ospedaliere, gli operatori sanitari e i pazienti colpiti dai bombardamenti e dagli attacchi indiscriminati dei diversi schieramenti che si fronteggiano. Un inaccettabile oltraggio al diritto umanitario internazionale e alle leggi di guerra che priva milioni di persone della possibilità di far ricorso a cure mediche.

Ne abbiamo parlato con Fabio Mini, Generale di corpo d’armata, Elda Baggio, Chirurgo MSF, Gabriele Eminente, Direttore generale MSF e Lucia Annunziata, giornalista.

(diretta del 15 marzo 2017, ore 18.15)

 


Accordo UE-Turchia

L’inasprimento delle misure di contrasto alle migrazioni culminate nell’accordo con la Turchia, oltre ad aumentare la sofferenza delle persone, sta mettendo in seria discussione il concetto di rifugiato e di protezione internazionale. Qual è il costo di queste politiche in termini di vite umane? Quali le conseguenze sul sistema degli aiuti internazionali e sui principi dell’azione umanitaria?

Ne abbiamo parlato con Antonio Donini, Università di Tufts, Stefano Argenziano, Coordinatore Progetti Migrazione MSF, Gad Lerner, giornalista

(diretta del 6 luglio 2016, ore 18.30)

 

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