“Sono passata davanti all’ospedale di Al Shifa, uno dei complessi ospedalieri più grandi a Gaza. Fa molto male vedere una struttura che prima forniva cure di alto livello ora completamente inutilizzabile, mi sono sentita inerme davanti a tutta questa distruzione” — Martina Marchiò, responsabile medica a Gaza
È quello che prova un medico a Gaza
A operare senza antidolorifici né antibiotici o a curare un bambino che, prima ancora di essere malato, ha fame e sete. È quello che vive un infermiere costretto a riciclare garze o ad assistere un bambino che, oltre agli arti, ha perso i genitori.
Come medici abbiamo giurato di proteggere la vita umana. Ma oggi, a Gaza, è impossibile. Nella clinica a Gaza City assistiamo circa 400 pazienti al giorno, ma dobbiamo compiere la scelta più dura: accettare solo i casi più urgenti, perché le scorte non bastano per tutti. Il sistema sanitario è al collasso, mentre i bombardamenti proseguono giorno e notte su tutta la Striscia, anche durante la distribuzione del cibo.
Se anche tu lavori nell’assistenza sanitaria, puoi immaginare cosa significa trovarsi in questa situazione. E puoi agire:
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Non c’è più tempo
Con 1.360 operatori umanitari continuiamo a garantire assistenza sanitaria e supporto essenziale, inclusa la distribuzione di acqua potabile. Grazie alle donazioni abbiamo effettuato oltre 1 milione di visite mediche, realizzato più di 23.000 operazioni e distribuito oltre 1.400.000 di litri di acqua pulita al giorno.
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