A un mese dalla conquista di El Fasher, avvenuta il 26 ottobre da parte delle RSF, la situazione nel Darfur settentrionale rimane critica. Continuiamo ad implementare l’attività medica e chirurgica a supporto dell’ospedale di Tawila (a 60 km da El Fasher) dove arrivano i sopravvissuti che descrivono uno scenario catastrofico con civili uccisi, detenuti o intrappolati in zone insicure, privi di assistenza di base.
I tragici racconti della fuga da El Fasher
Secondo i dati registrati dal Norwegian Refugee Council, circa 10.000 persone sono fuggite a Tawila, dove vivono in condizioni disastrose in campi sovraffollati, un dato decisamente parziale rispetto alle 260.000 persone che, secondo le stime delle Nazioni Unite, alla fine di agosto si trovavano ancora a El Fasher.
Dalla settimana precedente la presa della città abbiamo iniziato a ricevere un afflusso di persone, soprattutto donne e bambini, esausti, malnutriti, disidratati, arrivati a bordo di camion. Successivamente abbiamo accolto anche uomini arrivati dopo massacranti viaggi a piedi, molti dei quali con ferite da trauma e arma da fuoco, anche infette”. dott.ssa Mouna Hanebali responsabile medica dell’ospedale di Tawila
Tra gli uomini arrivati all’ospedale di Tawila, c’è A.M. che, dopo aver assistito alla morte della moglie e della figlia durante i bombardamenti, ha intrapreso un estenuante cammino di quattro giorni insieme al resto della famiglia sopravvissuta, subendo torture, percosse e rapine. Lungo la strada ha dovuto seppellire sua nipote, una ragazza giovanissima, morta per fame e stanchezza. A Tawila nel campo per sfollati di Daba Naira, il più grande della città con circa 210.000 persone, ha trovato solo disperazione, perché non c’è abbastanza acqua, né cibo né latrine.
Condizioni precarie nei campi profughi di Tawila
I sopravvissuti che raggiungono Tawila arrivano in campi già sovraccarichi a causa degli oltre 650.000 sfollati presenti, fuggiti da El Fasher negli ultimi 2 anni, compresi quasi 380.000 nuovi arrivati dall’aprile scorso, quando l’RSF ha attaccato il campo di Zamzam.
Le condizioni di vita in questi campi sono estremamente precarie. Le persone dormono in tende improvvisate fatte di legno e teli e i programmi di assistenza alimentare riescono a fornire un pasto al giorno solo ai casi più gravi. I sopravvissuti a violenze estreme rimangono in grave pericolo a El Fasher e nelle zone circostanti. L’accesso umanitario è bloccato e le informazioni dirette sulla situazione attuale nella città e nei dintorni sono molto limitate”. Myriam Laaroussi coordinatrice delle emergenze MSF in Darfur
Nei campi di Daba Naira e Tawila Umda i nostri team hanno riscontrato che la media di acqua al giorno a persona è di soli 1,5 litri, ben al di sotto della soglia umanitaria standard, che è di minimo 15 litri.
Tutti i sopravvissuti riferiscono di essere scappati camminando a piedi anche per 5 giorni, subendo torture, rapimenti a scopo di riscatto, violenze sessuali, umiliazioni di ogni tipo.
Si sono ubriacati e ci hanno portati nel deserto. Ci hanno fatto sdraiare tra i cespugli, ci picchiavano e ci umiliavano dicendo che ci avrebbero uccisi e ci sparavano addosso con munizioni vere”. F. I.
Questo è il racconto di un uomo di 50 anni detenuto per 10 giorni e rilasciato soltanto dopo aver dato ai suoi rapitori 500.000 sterline sudanesi (200 dollari) e perché era gravemente ferito.
L’intervento di MSF
L’ospedale di Tawila al momento conta 220 posti letto complessivi, già a metà agosto nel pronto soccorso la nostra équipe aveva dovuto portare da 24 a oltre 100 i posti necessari per accogliere i pazienti feriti e traumatizzati.
Abbiamo inoltre allestito un presidio sanitario all’ingresso di Tawila Umda, uno dei principali punti di arrivo degli sfollati, per fornire medicazioni, servizi ambulatoriali, stabilizzare i casi critici e trasferire in ambulanza i casi più gravi.
Abbiamo registrato un forte aumento degli interventi chirurgici passando da 7 casi al giorno del mese scorso agli attuali circa 20 casi. Continuiamo ad assistere anche pazienti affetti da malnutrizione allarmante”. dott.ssa Hanebali
Chiediamo alle RSF e ai loro alleati di garantire urgentemente l’accesso umanitario e un corridoio protetto per i civili affinché raggiungano luoghi più sicuri e lanciamo l’appello a donatori e attori umanitari per intensificare la risposta ai crescenti bisogni umanitari e medici a Tawila.