Di seguito una lista delle risposte alle domande più frequenti che vengono poste dai nostri utenti, selezionabili per argomento.
Offriamo contratti di collaborazione alle/i residenti in Italia. Se si dimostra di avere una residenza all’estero, il contratto verrà fatto dalla sezione operativa che gestisce il progetto per il quale si parte.
No. Abbiamo scelto di assumere le/i nostre/i operatrici/ori umanitarie/i con contratti di collaborazione per il periodo della missione.
No. Purtroppo il versamento dei contributi alla gestione separata INPS interrompe l’eventuale versamento dei contributi volontari.
No, è prevista solo la pensione. Dovrebbe essere la propria cassa previdenziale autonoma a provvedere in tal senso.
L’iscrizione alla gestione separata non è obbligatoria per tutti. In questo caso l’aliquota dei contributi è del 17%, di cui 1/3 a carico del lavoratore e 2/3 a nostro carico. Chi è obbligato a pagare la cassa professionale non deve pagare l’INPS.
Durante il periodo del contratto, versiamo i contributi previdenziali alla Gestione separata dell’INPS dei lavoratori parasubordinati.
Le ferie sono un diritto costituzionalmente riconosciuto (art. 36 Cost.), in cui l’astensione dal lavoro è rivolta al ripristino psico-fisico del lavoratore.
Ciò premesso, è necessario che la/il lavoratrice/ore dipendente che voglia usufruire delle sue ferie per partire in missione con noi ottenga un’autorizzazione scritta in tal senso da parte del proprio datore di lavoro.
Forniamo ad ogni operatrice/ore umanitaria/o una copertura assicurativa sanitaria che include le spese per un’evacuazione sanitaria qualora fosse necessario. Inoltre, in ogni équipe è presente un medico responsabile delle cure degli infortuni minori e delle malattie meno gravi.
Non ci sono problemi se nello stesso periodo si versano contributi previdenziali a due Fondi di previdenza distinti, cioè all’INPDAP e alla gestione separata. Non è possibile non versare i contributi alla gestione separata: l’azienda ospedaliera, infatti, versa solo in base alla retribuzione dalla stessa corrisposta. Il reddito che si percepisce da MSF deve essere assoggettato a contribuzione alla gestione separata al 17%.
MSF non aderisce ai contratti MAE.
No, il collocamento in aspettativa è facoltà del datore di lavoro. Deve essere sempre concesso su accordo del superiore gerarchico.
In qualsiasi momento si può interrompere la missione ed essere rimpatriata/o a proprie spese. Se l’interruzione è decisa da MSF, il rientro è a nostro carico.
L’emergenza non è programmabile. Per questo l’operatrice/ore umanitaria/o dovrebbe essere disponibile a partire con un preavviso molto breve. È difficile collocare le operatrici/ori che richiedono un periodo lungo di preavviso.
A volte la situazione sul terreno impone improvvisi cambi di programma o la cancellazione della missione: l’intervallo fra accettazione e partenza può variare di molto. Le operatrici/ori in attesa possono tenersi informate/i contattando la sede.
No. Questo vale tassativamente per la prima missione ed è comunque difficile in seguito.
Nella maggior parte dei casi le condizioni di vita in missione non permettono alle/gli operatrici/ori di essere accompagnate/i dai figli o dalle/i partner che non lavorano nella missione. Questo vale in modo tassativo per le prime missioni.
Richiediamo un impegno minimo di 6 mesi consecutivi. Molte posizioni specifiche hanno una durata di 9-12 mesi. Non è possibile partire per periodi limitati, sfruttando, per esempio, le vacanze estive.
No. Assegniamo alle/gli operatrici/ori umanitarie/i a seconda delle esigenze dei progetti. Essi devono confermare la loro disponibilità in seguito alla proposta di missione. Chiediamo a tutti di essere flessibili e disponibili a lavorare dove c’è più bisogno. Tuttavia, particolari abilità e/o restrizioni (es. conoscenza di una sola lingua straniera) vengono prese in considerazione per ogni assegnazione.
È vero che non tutti i profili di cui abbiamo bisogno sono elencati qui, in quanto ci sono talvolta bisogni puntuali di specifiche figure come ad esempio fisioterapiste/i o dietologi/he. Questo tipo di profilo viene valutato caso per caso. Visita la sezione “Operatori umanitari” o non esitare a contattarci per saperne di più.
Sì, accettiamo un certo numero di volontarie/i e di personale non remunerato all’interno dei nostri uffici e nei gruppi locali in Italia. Puoi consultare la sezione “Diventa volontario” per maggiori informazioni al riguardo.
Non è possibile, principalmente per ragioni legate alla sicurezza e per il fatto che limitiamo al massimo il numero di operatori internazionali rispetto allo staff locale.
Dopo aver letto i requisiti e le modalità di partenza, puoi inviare la tua candidatura online, alla quale devi allegare una lettera di motivazione e un curriculum vitae (quest’ultimo in inglese o in francese).
Il Dipartimento delle Risorse Umane esamina la domanda entro due settimane dall’arrivo della stessa.
Le/I candidate/i con esito positivo vengono invitate/i per una selezione (tecnica dell’assessment center) della durata di una giornata (dalle 9.00 fino alle 16.30). La selezione avviene in remoto, tramite meetings sulla piattaforma Teams.
In seguito a un esito positivo e tenuto conto delle referenze, le/i candidate/i verranno inseriti nella lista delle/gli operatrici/ori pronte/i a partire per una missione.
Il Dipartimento delle Risorse Umane prepara l’operatrice/ore alla missione con briefing pre-partenza e eventualmente un corso specifico (PPD).
L’assegnazione della missione dipende unicamente dall’esigenza dei progetti e può avvenire entro un periodo di tempo che varia da pochi giorni ai sei mesi.
Non abbiamo fissato una soglia di età per partire. Date le condizioni di vita difficili in missione, spesso in presenza di climi estremamente caldi o freddi, le/gli operatrici/ori devono fornirci un certificato di buona salute e idoneità fisica.
I criteri base sono: esperienza professionale nel proprio ambito lavorativo di almeno due anni, disponibilità per un periodo minimo di sei o nove mesi e un’ottima conoscenza della lingua inglese e francese (tranne per alcuni profili medici per cui è sufficiente l’inglese).
Per i profili non sanitari è necessaria la conoscenza di almeno due lingue tra inglese, francese e spagnolo. Le caratteristiche che possono favorire le/i candidate/i sono la flessibilità, eventuali esperienze lavorative nei paesi in via di sviluppo e spiccate capacità di adattamento a condizioni di vita molto dure.
No. Anche se la maggior parte delle/i nostre/i operatrici/ori ha una formazione medica, abbiamo bisogno anche di personale qualificato di sostegno:
MSF Italia is part of a global network delivering medical aid where it is needed most. Independent. Neutral. Impartial.