Haiti, MSF: “Civili e ospedali intrappolati in una spirale di violenza crescente”

Haiti, MSF: “Civili e ospedali intrappolati in una spirale di violenza crescente”

Aumenta il numero delle vittime civili assistite nelle strutture di MSF a Port-au-Prince, a causa delle violenze che provocano un forte impatto anche sulla disponibilità di cure mediche nell’area. La capitale haitiana sta, infatti, sprofondando in una crisi sempre più grave, segnata da scontri violenti tra gruppi armati e forze di polizia.

I civili sono quotidianamente esposti al pericolo

Quasi il 40% della popolazione ha urgente bisogno di assistenza medica a causa della diffusione di insicurezza e violenza, mentre il 60-80% delle strutture sanitarie sono chiuse o non funzionanti per le stesse ragioni.

Tra gennaio e giugno 2025, i nostri team hanno assistito:

  • 2.600 persone sopravvissute a violenze sessuali,
  • 13.300 pazienti nei pronto soccorso,
  • 2.267 vittime di violenza generalizzata.

Di queste, il 26% era minorenne, rispetto all’11% riscontrato nel 2024. La maggior parte dei minori aveva meno di 15 anni e 1 su 3 erano ragazze. Il 30% dei minori ricoverati per ferite legate alla violenza ha subito colpi d’arma da fuoco.

Queste cifre riflettono chiaramente il deterioramento allarmante della situazione ad Haiti, dove i civili, comprese donne e bambini, sono ogni giorno più esposti al pericolo. I civili devono essere risparmiati dalle parti in conflitto.” Mumuza Muhindo Musubaho capomissione MSF ad Haiti

Lo scorso 20 settembre, 17 persone sono state portate al nostro ospedale di Drouillard dopo essere rimaste ferite da un attacco provocato da droni, avvenuto lo stesso giorno nel quartiere di Cité Soleil.

Tra i pazienti, 2 uomini erano già morti al momento dell’arrivo, un terzo uomo è morto durante il trasporto in ospedale, una donna è morta nel corso del trasferimento all’ospedale traumatologico di Tabarre, infine 10 donne e 3 bambini non sono sopravvissuti alle ferite riportate. Altre 2 donne ferite nello stesso attacco sono poi morte all’ospedale materno-infantile di Isaïe Jeanty, supportato dai nostri team.

L’accesso alle cure è sempre più limitato

La violenza ad Haiti si inserisce in un conflitto territoriale che coinvolge direttamente e in prima linea la popolazione civile, intrappolata tra la minaccia dei droni esplosivi e la brutale violenza dei gruppi armati che saccheggiano e incendiano case, distruggono quartieri, terrorizzano le comunità e ricorrono sempre più spesso alla violenza sessuale come strumento di controllo, punizione ed estorsione.

In media, circa il 18% dei pazienti che riceve assistenza primaria dalla nostra équipe nei quartieri di Port-au-Prince controllati da gruppi armati, riferisce di evitare i trasporti pubblici per raggiungere strutture mediche al di fuori delle aree in cui si trovano, per timore di essere presi di mira dalle gang.

La mobilità ridotta dei residenti, insieme alla chiusura degli ospedali, sempre più dal 2024 a causa di attacchi armati, saccheggi, fuga del personale medico e difficoltà di approvvigionamento dei farmaci, ha drasticamente ridotto e centralizzato la disponibilità di cure, lasciando gran parte della popolazione senza accesso a servizi vitali.

Di conseguenza, le poche strutture ancora operative subiscono le forti pressioni di questa situazione, come il nostro ospedale traumatologico a Tabarre, che ha aumentato la propria capacità di posti letto del 50%: tra questi nuovi posti, circa il 26% dei casi di trauma è legato a episodi di violenza.

Nel cuore della capitale è rimasto invece un solo grande ospedale pubblico funzionante, l’Hôpital universitaire de la Paix, ma è regolarmente sovraccarico.

Questa situazione devastante alimenta un profondo senso di abbandono tra gli haitiani. Il grave calo della disponibilità di cure è una vera e propria crisi nella crisi: anche i pochi attori umanitari e sanitari rimasti, vivono nella costante sensazione di essere sopraffatti dai bisogni della popolazione”. Musubaho

Rimaniamo impegnati nell’offrire supporto alla popolazione haitiana, lavorando a stretto contatto con il ministero della salute pubblica.

È fondamentale che i civili, gli operatori sanitari e le strutture sanitarie siano protetti.