Sudan, morbillo: c’è urgente bisogno di vaccini per arginare focolai in Darfur

Sudan, morbillo: c’è urgente bisogno di vaccini per arginare focolai in Darfur

Da ormai un anno, i nostri team stanno assistendo a diversi focolai di morbillo nei 4 stati del Darfur, in Sudan. Sebbene siano finalmente in corso campagne di vaccinazione su larga scala in diverse località della regione, sottolineamo la necessità di intensificare gli sforzi per immunizzare i bambini che non sono mai stati vaccinati.

L’iniziale aumento di casi di morbillo registrati e trattati da MSF risale a giugno 2024 a Rokero, una città situata a nord delle montagne di Jebel Marra, nel Darfur centrale, dove gestiamo dal 2020 l’ospedale del ministero della salute locale. All’inizio del 2025, ci sono state segnalazioni di casi di morbillo anche a East Jebel Marra, nel Darfur meridionale, e a Forbrenga, nel Darfur occidentale. Di recente, si stanno registrando nuovi picchi anche a Zalengei, Sortony e a Tine, nel Ciad orientale – tutte aree in cui siamo presenti.

Da giugno 2024 a fine maggio 2025, sono stati presi in cura oltre 9.950 pazienti con morbillo in strutture sanitarie gestite o supportate da MSF nella regione. Tra questi, si sono registrati circa 2.700 casi con complicazioni gravi che hanno richiesto il ricovero ospedaliero e 35 decessi.

Per far fronte all’afflusso di pazienti, abbiamo dovuto aumentare la capacità dei letti pediatrici in 3 ospedali.

Tra le cause all’origine di questa situazione c’è la scarsa copertura vaccinale, che caratterizza già da tempo la regione.

A Forbrenga, il 30% dei nostri pazienti affetti da morbillo ha più di 5 anni, ma solo il 5% di loro è vaccinato. Questo dato evidenzia che la mancanza di vaccinazione risale a ben prima del conflitto attuale” Sue Bucknell Viceresponsabile delle attività di MSF nel Darfur occidentale

Il conflitto in corso sta contribuendo alla diffusione di questi focolai, limitando le capacità degli attori sanitari sia nella prevenzione che nella risposta ai focolai di malattie contagiose” dichiara la dottoressa Cecilia Greco, Coordinatrice medica di MSF nel Darfur centrale. “I massicci spostamenti di popolazione hanno inoltre favorito una diffusione ancora più rapida in tutta la regione, aggravando ulteriormente la situazione”.

Dallo scoppio del conflitto, tutto il Darfur soffre di una diffusa carenza di vaccini a causa di continui ostacoli amministrativi e frequenti blocchi delle principali vie di approvvigionamento. Questo ha portato all’interruzione dei programmi di vaccinazione ordinaria in diverse località, talvolta anche per mesi.

A Sortony, ad esempio, un campo per sfollati interni del Darfur settentrionale che ospita oltre 55.000 persone, le vaccinazioni sono state completamente sospese da maggio 2024 a febbraio 2025.

Questi ostacoli e carenze hanno anche limitato la capacità degli attori sanitari di attuare campagne di risposta adeguate. Nel 2024, abbiamo avviato diverse campagne vaccinali, come quando a novembre, a North Jebel Marra, sono stati vaccinati 9.600 bambini.

Tuttavia, a causa della limitata disponibilità di vaccini, i nostri team sono stati costretti a ridurre il numero di destinatari, escludendo i bambini sopra i 5 anni, nonostante il bisogno evidente. Questa esclusione forzata ha inevitabilmente ridotto l’impatto a lungo termine delle campagne. A North Jebel Marra, sebbene la campagna avesse inizialmente rallentato il focolaio, i casi hanno ripreso a salire bruscamente da febbraio.

Attualmente sono in corso campagne di vaccinazione di massa in diverse aree del Darfur, ma le trattative e le procedure necessarie per avviarle sono state lunghe.

Dopo il nostro allarme per i molteplici focolai registrati, sono passati diversi mesi prima che il ministero della salute di Port Sudan e l’UNICEF mettessero a disposizione i vaccini necessari, presenti nei loro magazzini, dando finalmente avvio alle campagne di vaccinazione in varie zone del Darfur. La scorsa settimana, 55.800 bambini dai 9 mesi ai 15 anni sono stati vaccinati a Forbrenga nell’ambito di una campagna guidata dal ministero della salute e sostenuta da MSF.

Altri 93.000 bambini riceveranno il vaccino a North Jebel Marra e Sortony entro la fine di questa settimana.

Anche se rappresentano un traguardo importante, queste campagne avrebbero dovuto iniziare molto prima. Molti casi di morbillo e le annesse conseguenze potevano essere evitati. E per quanto siano necessarie, campagne reattive come queste non sono che un cerotto su una ferita aperta. Bisogna aumentare gli sforzi, avviare massicce campagne di immunizzazione e prevenzione in tutto il Darfur, comprese le aree più remote”. Cecilia Greco Coordinatrice medica di MSF nel Darfur centrale

“Inoltre, il morbillo non è l’unica malattia contagiosa attualmente presente in Darfur. Negli ultimi 10 giorni, si sono registrati circa 200 casi sospetti di colera nelle strutture sanitarie che supportiamo in 2 diversi stati del Darfur. Questo fa seguito a un’importante epidemia di colera nello stato di Khartoum e in altre parti del Sudan” aggiunge Bucknell di MSF.

“È essenziale che le autorità sanitarie locali, le agenzie delle Nazioni Unite e tutti gli attori sanitari presenti sul campo collaborino non solo per provvedere alla vaccinazione di tutti i bambini esclusi dalle campagne avviate negli anni, ma anche per rafforzare la capacità di risposta rapida ed efficace in caso di nuovi focolai, come il colera, che potrebbero diffondersi in Darfur. Bisogna anche garantire la fornitura di vaccini all’interno del Sudan e attraverso le varie regioni, senza dover più affrontare gli ostacoli attuali” conclude la dottoressa Greco di MSF.