Angelo Rusconi

Angelo Rusconi

Capo progetto MSF

La notte di Gaza. “Qui le persone ti insegnano a ricominciare ogni giorno”

Angelo Rusconi

Angelo Rusconi

Capo progetto MSF
La notte di Gaza. “Qui le persone ti insegnano a ricominciare ogni giorno”

È notte fonda a Gaza City, sento i bombardamenti, più o meno lontani.

La notte vedi le cose con una prospettiva diversa, il tempo è più rallentato, i pensieri non scorrono, vanno in profondità. Ancora non ho deciso se il panorama dalla mia finestra è più surreale di notte o di giorno. Assomiglia a un film, ma è tutto drammaticamente vero.

Ero stato a Gaza City 11 anni fa. Questo era un bel quartiere residenziale. Adesso le strade sono ricoperte di macerie, di rottami di macchine che sembrano essere stati catapultati sui resti di case.

Non sono nuovo a paesaggi lunari sulla terra. Ho lavorato con Medici Senza Frontiere un po’ ovunque, anche nelle risposte d’urgenza a catastrofi naturali. La forza della natura è incredibile, ma la brutalità umana è peggio. Qui è tutto distrutto per colpa del genere umano.

La notte fa anche paura. Il figlio di un mio collega infermiere ha passato tutta la notte a piangere. Gridava nel letto: “Quando finisce la guerra, ma perché c’è la guerra”. “Cosa posso rispondere?”, mi ha chiesto. Ci siamo guardati, ma nessuno di noi aveva la risposta.

Qui al nord, quando arrivano ordini di evacuazione, a volte hai solo 7 minuti per trovare un rifugio. È l’anticamera dell’inferno. Quando ti allacci le scarpe al mattino sai che potresti trovarti nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

Gli attacchi all’assistenza sanitaria non sono solo attraverso azioni militari. Avvengono anche attraverso limitazioni imposte all’importazione di forniture mediche, costringendo i medici a razionare i farmaci antidolorifici, nonché attraverso ordini di sfollamento, che obbligano interi ospedali a chiudere con breve preavviso. Si realizzano anche attraverso vessazioni e ordini confusi emanati dalle autorità israeliane, che rendono sempre più difficile fornire cure salvavita.

Nella clinica di MSF a Gaza City riceviamo ogni giorno centinaia di pazienti che non mangiano da 3-4 giorni. Il dramma di non poter dare sufficiente cibo ai propri figli è immenso, soprattutto se sai che i camion pieni di aiuti sono a pochi chilometri. Fermi. Bloccati.

E così la nostra sala d’aspetto, oltre ai malati cronici e i feriti, ha cominciato ad accogliere bambini malnutriti e donne in gravidanza malnutrite.

È sempre piena, è un baluardo dell’umanità.

Si sono fatte le tre di notte e mi sforzo a cercare qualcosa di bello a cui aggrapparmi. Non lo trovo. Qua di bello non c’è proprio più niente.

Dal cielo cadono le bombe e arriva il ronzio incessante dei droni. La spiaggia è piena di tende di sfollati. Intorno la distruzione più totale.

Ma poi pensando ai tanti pazienti che incontro in clinica capisco che c’è il bello anche qua: è la forza della gente, la voglia inesorabile di vivere.

Una nostra farmacista mi ha sorriso ieri mattina anche se due giorni prima la sua casa è stata distrutta. In Italia si torna al lavoro a soli due giorni da una tragedia simile? Per giunta con il sorriso. Questo è il bello di Gaza. Qui la gente ti insegna a restare uniti. A ricominciare ogni giorno.

Cade una bomba, suonano le sirene, si alza la polvere. Il giorno dopo con ostinazione si ricostruisce con il poco a disposizione. Siamo formiche che ricostruiscono il formicaio colpito.

In questa ennesima notte di guerra sento che oggi il mio posto è Gaza. Lo faccio soprattutto per mio figlio Dani che ha accettato la mia scelta di essere qui. Quando gli ho detto che ripartivo, aveva già capito la destinazione.

Questo mondo migliorerà se ognuno di noi farà un passo per andare incontro all’altro, senza pensare di sopraffarlo. Invece di andare a trovare la forma di vita su altri pianeti, cerchiamo di non ammazzarci su questo.

Cessate il fuoco e fate entrare gli aiuti. Adesso.