Un anno dopo il ciclone Nargis

Il due maggio scorso, il ciclone Nargis ha devastato il Sud del Myanmar. Ha lasciato dietro di sé 140 mila morti, dispersi e danni enormi. Negli ultimi dieci mesi i team di Medici Senza Frontiere (MSF), per aiutare i sopravvissuti ad affrontare il loro dolore e le sofferenze, hanno fornito assistenza psicologica alle popolazioni nei pressi del delta del fiume Irrawaddy.

Un anno dopo la devastazione causata dal ciclone Nargis nell’area del delta dell’Irrawaddy, grazie al sostegno di molte organizzazioni nazionali ed internazionali, il processo di ricostruzione è in corso. Conclusa la fase di prima emergenza, ora l’immediata necessità è rappresentata dalla ricostruzione di rifugi e dal risanamento dei mezzi di sostentamento principali, come agricoltura e pesca. Per la maggior parte delle zone rurali dell’estremo sud dello stato, saranno necessari ancora molti anni prima che la situazione torni alla normalità.

Nelle acque del fiume che si tuffano nel mare delle Andamane non galleggiano più corpi privi di vita. Il ricordo della catastrofe che ha causato la morte di 140 mila persone l’anno scorso è però ancora vivo nella mente dei due milioni di sopravvissuti, che hanno perso i loro cari. Per alleviare questa sofferenza intangibile, negli ultimi dieci mesi MSF ha fornito assistenza psicologica alle popolazioni del delta.

I team di MSF sono intervenuti nell’arco delle 48 ore successive al ciclone Nargis, con dozzine di operatori umanitari distribuiti in tutto il delta, impegnati a distribuire tonnellate di beni di soccorso e a fornire assistenza medica. Nelle settimane successive, tre esperti di MSF in salute mentale hanno raggiunto le zone colpite per valutare la situazione. Hanno verificato che la popolazione si stava autogestendo per sopperire ai beni di prima necessità e hanno registrato disfunzioni comportamentali come: disordini del sonno, incubi e ansia specialmente riguardo le prospettive di nuove abitazioni da costruire. Molte persone non solo erano state profondamente traumatizzate dal ciclone ma erano ancora in lutto per la perdita dei famigliari.

Sostegno di gruppo e individuale

Da agosto 2008 a Marzo 2009, gli esperti di MSF hanno fornito sostegno psicologico di gruppo a 56 mila vittime del ciclone Nargis. Questa tecnica aiuta a rafforzare le capacità individuali naturali ad affrontare eventi traumatici. I consulenti hanno inoltre svolto 31 mila sedute individuali con persone che mostravano sintomi traumatici gravi o che chiedevano espressamente assistenza.

MSF ha poi avviato un programma di formazione per consulenti locali in interventi psicosociali e di salute mentale. Tredici di questi sono stati formati tra luglio e agosto 2008 e potranno presto cominciare ad operare in una delle zone più colpite del delta, nelle vicinanze di Setsan.

Contemporaneamente, gli specialisti internazionali di MSF in salute mentale hanno preparato lo staff medico in merito alle possibili conseguenze di eventi traumatici, al rilevamento di patologie psicologiche e alla gestione basilare dei casi.

“La sfida più grande era operare in uno stato in cui la salute mentale non viene analizzata a fondo ed è stato necessario agire con molta sensibilità e attenzione per spiegare e chiarire l’identità della nostra assistenza. Un tassello importante della nostra formazione nell’approccio psico e socio mentale con i pazienti consisteva nel collaborare con gli esperti locali (presenti sia nella comunità che in ambito religioso)”, afferma la dottoressa Sylvia Wamser, psicologa e psicoterapeuta di MSF, che ha avviato e gestito il progetto di salute mentale a Setsan.

Le possibili reazioni all’anniversario

Dalla fine del 2008, i consulenti di salute mentale di MSF hanno rilevato che i sintomi principali presenti all’interno della popolazione, da iniziali reazioni post traumatiche stavano mutando in stati d’ansia. Questi erano probabilmente legati alla preoccupazione generale verso l’eventualità di altri cicloni futuri. Con l’avvicinarsi dell’anniversario della catastrofe è stato necessario spiegare alla popolazione che i vecchi sintomi e le sensazioni provate sarebbero potute ripresentarsi. “Questo è tipico nelle vittime di eventi traumatici che non hanno completamente rielaborato il trauma e possono ricadere in stati di trauma a causa di isolate fonti di stress,” spiega la dottoressa Sylvia Wamser. I team di MSF hanno di recente distribuito migliaia di dossier informativi sulla preparazione ai disastri e alle potenziali reazioni all’anniversario. Queste tematiche sono state poi affrontate in sessioni informative di gruppo.

“La Salute Mentale deve essere una componente fondamentale degli interventi d’urgenza e deve essere avviata durante la fase iniziale dell’intervento di soccorso. Speriamo che ora la popolazione sia maggiormente pronta a comprendere le proprie reazioni e a utilizzare le proprie risorse per affrontarle”, conclude Jean Sébastien Matte, responsabile dei programmi di MSF in Myanmar.

Philippe Latour

Communication Officer MSF Svizzera

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