Il dr. Javid Abdelmoneim, presidente internazionale di MSF, è appena intervenuto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla tragica situazione umanitaria nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), chiedendo la fine delle violenze contro i civili e un rinnovato impegno per l’accesso degli aiuti umanitari.
Violazioni dei diritti umani e attacchi contro i civili
Nell’est della Repubblica Democratica del Congo il sistema sanitario è al collasso e la violenza sessuale è dilagante. L’accesso umanitario e i finanziamenti si stanno progressivamente riducendo.
Ad Uvira, città del Sud Kivu, contro cui il gruppo armato M23 ha lanciato una vasta offensiva, circa 200.000 civili sono stati costretti a lasciare le proprie case, prova lampante del fatto che la recente firma degli Accordi di pace di Washington maschera in realtà un panorama di violenze persistenti e su larga scala.
Sia le forze statali che i gruppi armati parastatali – tra cui l’M23 – continuano a mettere in pericolo i civili e a ostacolare l’accesso alle cure.
Diversi pazienti hanno testimoniato alle équipe di MSF di aver assistito a uccisioni sommarie e massacri da parte di membri dell’M23. Il bilancio è devastante. In Nord Kivu, più dell’80% delle vittime d’arma da fuoco ricoverate tra luglio e agosto in strutture supportate da MSF erano civili. Neanche le strutture sanitarie sono state risparmiate: le ambulanze sono state fermate sotto minaccia di armi e gli ospedali sono stati presi d’assalto da uomini armati. A Masisi, solo 2 settimane fa, il centro sanitario di Kazinga, chiaramente contrassegnato con il simbolo di MSF, è stato saccheggiato e distrutto da una milizia Wazalendo. Nel corso di quest’anno, 3 membri dello staff di MSF sono stati uccisi. dr. Javid Abdelmoneimpresidente internazionale MSF
La violenza sessuale è dilagante
L’emergenza delle violenze sessuali continua su una scala inimmaginabile.
Solo nei primi 6 mesi di quest’anno, quasi 28.000 persone sopravvissute hanno cercato assistenza in strutture supportate da MSF nell’est della RDC. In media sono 155 le persone sopravvissute a violenza sessuale ogni giorno. 3 aggressioni su 4 sono commesse da individui armati, generalmente nei campi, per strada, nei punti di raccolta d’acqua e all’interno delle case. Molte sopravvissute arrivano troppo tardi per i trattamenti preventivi. Altre non arrivano affatto. Donne e ragazze raccontano ai nostri team che la violenza sessuale non è semplicemente temuta, è attesa come inevitabile”. J. A.
Sistema sanitario al collasso
Il sistema sanitario sta crollando sotto il peso combinato di violenza, abbandono cronico, sfollamenti di massa e tagli agli aiuti umanitari. Le conseguenze sono letali.
In molte aree, fino all’85% delle strutture affronta carenze critiche di farmaci, quasi il 40% del personale sanitario ha lasciato il posto di lavoro e più della metà delle strutture che abbiamo visto è chiusa o danneggiata. Solo a Walikale (Nord Kivu), i decessi di bambini gravemente malnutriti entro le 24 e 48 ore dal ricovero sono aumentati rispettivamente dell’89 e del 309% rispetto all’anno scorso, mentre i casi di colera sono raddoppiati rispetto allo scorso anno e superano già i 38.000”. J. A.
Ostacoli all’accesso umanitario
L’accesso umanitario nell’est della RDC si sta rapidamente restringendo: aeroporti chiusi, restrizioni arbitrarie e rotte insicure rallentano o bloccano gli aiuti, mentre i donatori riducono i finanziamenti proprio nel momento di maggior bisogno.
L’assistenza salvavita viene ritardata, deviata o bloccata. L’accesso umanitario non è opzionale, è un obbligo legale. Gli aeroporti devono essere riaperti, la sicurezza dei passaggi lungo le rotte chiave deve essere garantita”. J. A.
L’appello del presidente MSF
Di fronte a questo terribile scenario, il dr. Javid Abdelmoneim ha richiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che:
- la protezione dei civili sia posta al centro dell’impegno politico e diplomatico,
- l’accesso umanitario sia garantito in tutta zona est della RDC, come obbligo morale stabilito dal diritto umanitario internazionale,
- la risposta umanitaria sia finanziata in modo adeguato e proporzionato alle dimensioni della crisi in corso.
Oggi non servono nuovi dibattiti politici, serve la volontà di affermare che i civili non sono sacrificabili e che i loro diritti non sono negoziabili, né in RDC, né in qualsiasi altro luogo dove i civili sono sotto minaccia”. J. A.
