Matteo e Irene: un anno insieme in Uganda

Matteo e Irene un anno insieme in Uganda

Questi per noi sono i primi giorni a Roma dopo un anno trascorso nel nord dell’Uganda. Siamo Matteo (architetto/costruttore) e Irene (logista) e abbiamo lavorato ad Arua, nella regione del West Nile, in un progetto MSF di assistenza e cura per malati di HIV, Tubercolosi e Tubercolosi multiresistente. Il caldo apparentemente ce lo portiamo di luogo in luogo, anche la polvere del cantiere visto che stiamo traslocando in una casa tutta nuova dove stare, insieme, negli intervalli tra missione e missione.

Matteo è partito per primo, a luglio 2013 per costruire un centro per i malati di tubercolosi multiresistente. Nell’ospedale regionale di Arua, infatti, dove MSF operava dal 2001, le strutture per accogliere questi malati e prevenire il contagio per gli altri pazienti dell’ospedale erano sotto standard.

Eh già usiamo l’imperfetto: operava! Perché il progetto ad Arua è stato chiuso il 31 luglio, dopo 13 intensissimi anni. E qui entra in gioco Irene, arrivata a febbraio 2014 per raggiungere Matteo dopo un anno a distanza e per coordinare e seguire le attività logistiche di chiusura del progetto.

MSF lavora soprattutto nei contesti d’emergenza e raramente un progetto raggiunge i 13 anni di vita: nel mondo c’è sempre un posto nuovo dove, purtroppo, c’è più bisogno del nostro operato. Gli operatori umanitari sono abituati a cambiare missione a volte ogni 3 mesi, a chiudere, smontare tutto, fare valigia e ripartire, senza possibilità di essere troppo sentimentali.

Chiudere un progetto con 13 anni di storia alle spalle, però, è diverso. Innanzitutto ci sono i pazienti, alcuni sotto antiretrovirali dal 2001. Pazienti che portano polli, stoffe, ceste in dono per ringraziare l’associazione di quanto fatto per loro, che fanno annunci alla radio per informare la comunità che gli operatori di MSF stanno partendo e, quindi, bisogna pregare affinché facciano buon viaggio, che si commuovono, cantano e ballano nel pensare al pezzo di strada compiuto insieme.

Poi ci sono i colleghi dello staff locale. Alcuni lavorano lì da anni. Ad esempio le guardie che rimangono sono quelle con cui abbiamo iniziato nel 2001. Sono coloro che hanno custodito il nostro ufficio per 13 anni, che conoscono tutti gli operatori umanitari passati di lì e le pieghe che il progetto ha preso. Di quando abbiamo lottato con l’Ebola, di quella volta che abbiamo offerto aiuto logistico per la meningite o per i rifugiati sud sudanesi.

Infine, ci sono il Ministero della Salute e i suoi operatori. 13 anni fa, quando siamo arrivati, avevano bisogno di collaborazione per implementare le loro competenze tecniche, risorse umane e strutture.

Oggi, se abbiamo scelto di andare a servire cause più urgenti, è perché ad Arua possono camminare con le loro gambe. 13 anni spesi fianco a fianco, in formazione, fatica, lotte, collaborazione e aiuto reciproco sono serviti a questo.

Come ora ad Arua vanno in avanti, così facciamo noi. Soddisfatti di una missione complessa e difficile ma appagante, ricchi di competenze, incontri, momenti da aggiungere ai nostri zaini, pronti a staccare per un po’ e ripartire per una nuova missione, chissà dove.

Matteo e Irene, operatori MSF

 

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