Le sfide logistiche nel campo di Idomeni

Le sfide logistiche nel campo di Idomeni

Testimonianza di Giuliano , logista MSF, in missione nel campo di Idomeni, in Grecia:
Coordino la costruzione dei tendoni riscaldati al campo di Idomeni. Si tratta di strutture grandi, di 240 metri quadri, e realizzarle è una vera sfida logistica, a partire dalla ricerca dello spazio per trovare un campo da affittare. Sono otto tendoni in totale, ieri sera abbiamo finito gli ultimi due.
Per costruire un tendone serve una squadra di 10 persone che, in 4 ore, è in grado di montarne uno, compresi il telone e il pavimento. Poi inseriamo 75 letti a castello per un totale di 150 posti letto, anche se quando piove o è particolarmente freddo ci dormono fino a 250 persone.
L’ambiente è caldo e quando piove sono la soluzione ideale, ma vivere insieme a 200 persone è difficile per tutti e quando c’è il sole le persone preferiscono stare nelle loro tende, per mantenere un senso di familiarità e intimità insieme ai loro cari.
Nei prossimi giorni avremo a disposizione 15 container in cui installeremo docce e bagni, costruiremo una nuova clinica e tre punti di distribuzione di cibo e acqua, come quelli già presenti in un’altra zona del campo. Se il tempo resta bello possiamo realizzare tutto questo in una settimana dal momento in cui arriveranno i container.
  
In totale, questa zona potrà ospitare e assistere altre 1000 persone. Sembrano tante, ma sono poche rispetto alle molte migliaia che vivono ancora nelle piccole tende piantate nel fango. Per aiutare anche loro distribuiamo ogni sera decine di tende familiari, da 4 a 10 posti, per i nuovi arrivati o per sostituire le tende usurate dal tempo. 
Con MSF ho fatto già 18 missioni: il Sud Sudan, il terremoto di Haiti, l’ebola in Guinea e in Sierra Leone. Questa, però, è una delle missioni più dure. Non l’avrei mai creduto. 
Siamo in Europa e non ti aspetti che la gente possa vivere in condizioni tanto orribili. Vediamo i bambini tremare, di notte si gela e quando piove passano la notte bagnati. È già dura per noi. Vedere loro in quelle condizioni è davvero difficile da accettare. 
È incredibile che in Europa ci siano persone costrette a vivere così.
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