È un piacere avere l’occasione di presentarmi

È un piacere avere l’occasione di presentarmi

È un piacere per me avere l’occasione di presentarmi. Sono infatti passati solo pochi mesi dal mio ingresso in Medici Senza Frontiere e non vedevo l’ora raccontare la mia esperienza. Anche perché praticamente tutte le persone con cui entro in contatto e i miei amici – con un misto di interesse e ammirazione per l’organizzazione – mi chiedono: “E allora, com’è lavorare in MSF?”.

Perché è vero, dal di fuori, è difficile immaginare una giornata tipo di qualcuno che non lavora in un ufficio come tutti gli altri, in una scuola, in un negozio o in banca, ma in una grande organizzazione umanitaria internazionale.

Che dire? A prima vista le attività sono quelle di un lavoro “classico”, diviso tra smart working e ufficio. Una quotidianità fatta di riunioni, telefonate, incontri, aggiornamenti, pause pranzo con i colleghi…Poi, a viverla e a guardarla da vicino, la mia giornata ha una sfumatura propria, unica, carica di un significato ulteriore. Ti senti da subito di far parte di qualcosa di “più grande”, di essere la voce e il tramite per riuscire a far arrivare il sostegno dei donatori per salvare le vite di uomini, donne e bambini.  

Certo, ci sono poi anche giornate dure, difficili da affrontare, come quando abbiamo ricevuto dai nostri colleghi dell’Ufficio Stampa una nota di poche righe:

21 giugno, Afghanistan, terremoto a Paktika, i pazienti e i nostri team stanno tutti bene, siamo già in contatto con le autorità per dare il nostro aiuto.

Inizialmente ho avuto un momento di sconforto, ho provato un forte cordoglio e ho subito pensato: “Non è possibile! Un’altra tragedia in un Paese che già soffre per una grave crisi economica e sociale e che sta vivendo momenti duri a causa della malnutrizione e dell’epidemia di morbillo”.

Un Paese in crisi al quale, a distanza di un anno dal ritorno dei Talebani, nonostante sui media se ne siano perse le tracce, MSF non ha mai fatto mancare il proprio aiuto.

Questa è la particolarità del lavoro in Medici Senza Frontiere.

Nel giro di poco ho visto i miei colleghi attivarsi per valutare la portata dell’emergenza, pronti a stabilire cosa fosse necessario per supportare la popolazione, a stimare la disponibilità di fondi per implementare le nostre attività e per portare aiuto senza dover ridurre le risorse destinate agli altri progetti già in corso. Ed è stato ancora più emozionante assistere alla reazione dei donatori che hanno subito risposto in maniera concreta ed efficace per rinforzare le nostre attività medico umanitarie.

Mentre ti scrivo, siamo operativi nella provincia di Paktika, epicentro del terremoto, a sud est dell’Afghanistan: abbiamo allestito un ambulatorio aperto 24 ore su 24 con diversi posti letto in cui i pazienti vengono stabilizzati fino a quando non possono essere trasferiti per ulteriori cure.

Stiamo dando il primo soccorso psicologico ai sopravvissuti sotto shock e abbiamo donato forniture mediche e tende alle strutture sanitarie a Gayan e Bermal, mentre team specializzati sono in azione per assicurare acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati alla popolazione e agli ospedali, per prevenire epidemie di malattie infettive. Dal nostro ospedale materno-infantile di Khost, sono partiti chirurghi e una ostetrica per rafforzare ulteriormente la squadra già in loco.

“Ecco com’è lavorare in Medici Senza Frontiere!”.

È un privilegio raro!

È partecipare a portare un aiuto diretto, guidato esclusivamente dai bisogni, grazie alla professionalità di chi ci lavora e alla generosità di tantissime persone che mantengono viva la nostra indipendenza, sempre in linea con i principi di neutralità e imparzialità. È la possibilità di impegnarsi insieme a voi per essere al fianco di donne, bambini e famiglie per fare in modo che arrivi loro sostegno, anche lavorando seduti a una scrivania.

È contribuire ad aiutare le popolazioni che soffrono per un’epidemia, una catastrofe, una guerra, consentendo il lavoro dei nostri operatori grazie al sostegno di tante persone generose che hanno a cuore il destino di chi soffre.

Spero di poterti raccontare a voce tutto ciò che stiamo facendo per salvare vite umane e cosa è possibile realizzare con un lascito testamentario.

Ti lascio i miei contatti:

Condividi con un amico