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Migranti in mare: operazioni di soccorso nel Mediterraneo
MSF sta salvando la vita delle persone che cercano di attraversare il Mediterraneo centrale con la nave di ricerca e soccorso Geo Barents. Tutti i soccorsi avvengono nel pieno rispetto del diritto marittimo internazionale, delle leggi internazionali e dei principi umanitari.
Nella maggioranza dei casi è l’MRCC a lanciare l’allerta se ci sono barconi in difficoltà. Nel frattempo, con l’uso di binocoli, l’equipaggio cerca imbarcazioni che possono trovarsi in difficoltà. È il centro di coordinamento a definire come e quando dobbiamo intervenire per effettuare il soccorso e in quale porto sicuro devono essere sbarcate le persone soccorse.
Subito dopo un soccorso, il nostro staff medico identifica le persone che hanno bisogno di cure immediate che vengono poi visitate nell’ambulatorio medico di bordo. Una volta che il paziente è stabilizzato, se si ritiene sia necessario un livello più elevato di cure mediche, è possibile organizzare un’evacuazione medica via elicottero o motoscafo in coordinamento con MRCC.
I casi non urgenti hanno di solito a che fare con infezioni del tratto respiratorio, malattie della pelle, dolori generali. I medici si trovano spesso a dover curare anche ustioni da carburante, causate della lunga esposizione alla miscela di carburante e acqua salata all’interno delle imbarcazioni sovraffollate. Le donne, in particolare le donne incinte, ricevono cure dedicate grazie alla presenza di ostetriche che hanno assistito a numerosi parti avvenuti a bordo.
Anche il primo supporto psicologico è una parte importante del nostro lavoro. Durante le consultazioni, i nostri operatori ascoltano storie terribili. Molte delle persone soccorse sono vittime di torture e altre forme di abusi. Molti dei nostri pazienti, donne e uomini, sono vittime di violenza sessuale.
L’accordo tra Italia e Libia (2017 – 2023)
Nel febbraio 2017, il governo italiano ha firmato un accordo sponsorizzato dall’UE con il governo libico: il Memorandum of Understanding (MoU) on Migration. Rinnovato nel 2020 per ulteriori tre anni, il protocollo si inserisce in una più ampia strategia difensiva perseguita dai governi europei, basata su un approccio di sicurezza nei confronti dei migranti: invece di dare protezione ai migranti, cerca di tenerli fuori.
Nell’ambito di questo accordo, l’Italia e l’UE hanno aiutato la Guardia Costiera libica a rafforzare la propria capacità di sorveglianza marittima, fornendo loro supporto finanziario e mezzi tecnici. Dal 2017 l’Italia ha stanziato 32,6 milioni di euro per missioni internazionali a sostegno della Guardia costiera libica, con 10,5 milioni di euro stanziati nel 2021.
Sebbene l’Italia avesse negoziato con l’ex leader libico Gheddafi per frenare l’immigrazione e reprimere le operazioni di contrabbando nel corso degli anni 2000, questo è stato il primo accordo di esternalizzazione che i due paesi hanno firmato dallo scoppio della guerra civile libica.
Decreto-legge del 2023 e decreto-Cutro
A gennaio 2023è entrato in vigore in Italia un nuovo Decreto-Legge. Tra le altre regole, il governo italiano richiede alle navi di soccorso civile di dirigersi immediatamente in porto dopo ogni salvataggio, il che implica di ignorare altre chiamate di soccorso in mare. Ciò contraddice l’obbligo del capitano di prestare assistenza immediata alle persone in difficoltà.
Questa parte del decreto è la prassi che spinge ad assegnare “porti lontani” – molto più a nord del porto sicuro più vicino – che richiedono diversi giorni aggiuntivi di navigazione.
Oltre al primo decreto-legge del 2023, il decreto-Cutro, elaborato all’indomani della strage, non affronta le cause effettive che costringono le persone a fare viaggi sempre più pericolosi in assenza di vie legali e sicure. Anzi riduce la possibilità di protezione, minaccia con la detenzione chi sopravvive, riduce i diritti dei richiedenti asilo, introduce nuove misure di inammissibilità, facilita le espulsioni, aumenta le procedure accelerate di frontiera, espone migliaia di persone migranti alla condizione di irregolarità.
Misure che hanno il chiaro obiettivo di dissuadere e impedire gli sbarchi sulle coste italiane, anche se il prezzo da pagare sono le vite delle persone. Il recente accordo tra Italia e Albania si muove esattamente in questa direzione.
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