125 donne e bambine violentate cercano assistenza alla clinica MSF a Bentiu

125 donne e bambine violentate cercano assistenza alla clinica MSF a Bentiu

Durante la scorsa settimana, le nostre équipe hanno fornito assistenza medica e psicosociale a 125 donne e bambine violentate e picchiate nella provincia di Rubkona, a nord del Sud Sudan, tra il 19 e il 29 novembre 2018.

Durante le ultime settimane, donne e bambine sono venute in massa alla clinica di MSF a Bentiu dopo essere sopravvissute a orribili episodi di violenza sessuale. Alcune sono bambine di meno di 10 anni e altre sono donne che ne hanno più di 65. Anche le donne incinte non sono state risparmiate.” Ruth Okello Ostetrica MSF

Oltre a essere state stuprate con violenza, le sopravvissute sono state frustate, picchiate e bastonate con mazze e fucili. Sono state anche rapinate, private di vestiti e scarpe, derubate di qualsiasi oggetto di valore di cui potevano aver bisogno per supportare le proprie famiglie. Anche i buoni di cui dispongono per ricevere le distribuzioni alimentari sono stati distrutti.

Questa incidenza di violenza sessuale di genere coincide proprio con l’aumento del movimento delle persone che cercano di accedere alle distribuzioni di generi alimentari nell’area. Le donne dicono che, per essere più sicure, camminano in gruppi più grandi, ma che allo stesso tempo anche i gruppi di stupratori da cui sono assalite sono più grandi.

“In più di tre anni di lavoro in Sud Sudan, non ho mai visto un aumento così drammatico di vittime di violenza sessuale che arrivano da noi in cerca di cure mediche. Mentre nei primi dieci mesi dell’anno abbiamo assistito 104 vittime sopravvissute, solo nell’ultima settimana ne abbiamo curate 125.” Ruth Okello Ostetrica MSF

“Bambini, donne e uomini di una provincia devastata come quella di Rubkona, hanno urgentemente bisogno di sicurezza e protezione per essere in grado di accedere ai servizi di assistenza umanitaria come le distribuzioni di generi alimentari”, dice Akke Boere, manager delle operazioni di MSF in Sud Sudan. “Questi attacchi orrendi mostrano come le persone continuino a vivere in un ambiente estremamente violento e insicuro”.

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