La storia di Amin: un giovane palestinese in cura a Jenin

La storia di Amin: un giovane palestinese in cura a Jenin

Nella penombra di una stanza d’ospedale, Amin, 17 anni, è un giovane palestinese ferito sdraiato sul letto dopo essere stato colpito a entrambe le gambe dalle Forze Israeliane il 19 novembre 2023, durante un assalto via terra e aria sul campo rifugiati di Jenin nel nord della Cisgiordania.

Prima del 7 ottobre 2023, la Forze Israeliane hanno ucciso 205 palestinesi in Cisgiordania, mentre i coloni sono responsabili di nove morti.

Di queste morti, 52 sono avvenute solamente a Jenin.

Gli attacchi in Cisgiordania

Il 19 giugno, le Forze Israeliane hanno iniziato a effettuare attacchi aerei in Cisgiordania, questo non accadeva dalla seconda intifada nei primi anni del 2000. Si tratta di un evento tutt’altro che isolato che è diventato sempre più frequente. Il 3 luglio, durante un’operazione militare di 48 ore nel campo profughi densamente popolato di Jenin sono state sganciate bombe da aerei caccia e attacchi da droni.

Sul terreno, l’escalation della violenza ha seguito lo stesso trend. Al pronto soccorso dell’ospedale di Khalil Suleiman che supportiamo, le Forze Israeliane hanno lanciato una granata lacrimogena dentro il pronto soccorso, aggravando il già critico afflusso di pazienti.

Durante l’incursione militare, abbiamo assistito al blocco delle ambulanze e l’attacco di strutture sanitarie, episodi che sono diventati all’ordine del giorno nei mesi successivi.

La storia di Amin

All’inizio del raid il 19 novembre, Amin stava camminando verso casa quando un soldato israeliano lo ha colpito ad entrambe le gambe. Nonostante ci sia un ospedale vicino al campo, l’ambulanza non ha potuto raggiungere Amin per più di due ore siccome le Forze Israeliane hanno ristretto i movimenti delle ambulanze circondando gli ospedali e hanno impedito l’accesso alla struttura bloccando la strada con i veicoli blindati.

Sanguinava copiosamente, Amin è stato preso dalla strada da un volontario medico e portato in uno dei pochi punti di stabilizzazione per i traumi in un campo, una semplice stanza con poco più di un letto e qualche fornitura medica. L’obiettivo era quello di bloccare l’emoraggia.

Dentro il campo, questi punti di stabilizzazione per i traumi, realizzati e gestiti dai volontari medici auto-organizzati, sono i soli luoghi dove i residenti del campo possono ricevere trattamenti medici salva vita. Eppure sono stati ripetutamente bersagliati da attacchi di droni o distrutti e vandalizzati dalle truppe di terra. Le Forze Israeliane stanno impedendo ai volontari di ricostruire i centri di stabilizzazione per i traumi o di crearne di nuovi affermano i volontari del campo.

La situazione qui è orribile. Avevamo una squadra di calcio nel campo. Da 20 giocatori nella squadra, solo sette sono ancora vivi, molti di loro sono stati uccisi da luglio 2023. Erano giovani, tra i 17 ai 22 anni”. Infermiere che lavora nell’ospedale Khalil Suleiman, supportato da MSF, localizzato vicino al campo profughi della città di Jenin

La situazione oggi in Cisgiordania e in particolare a Jenin è estrema. Assistiamo a un rapido e significativo aumento delle violenze contro i civili dal 7 ottobre. Gli attacchi alle strutture sanitarie sono aumentati drammaticamente e sono diventati sistematici. La distruzione delle strade e delle infrastrutture come le condutture idriche e il sistema di fognatura, è preoccupante”. Luz Saavdra Coordinatrice MSF a Jenin

Nelle ultime settimane, le Forze Israeliane hanno assediato diversi ospedali a Jenin, creando un impedimento diretto all’assistenza sanitaria, e hanno addirittura sparato e ucciso un ragazzo adolescente nel complesso ospedaliero a Khalil Suleiman. L’ostruzione dell’accesso all’assistenza sanitaria è, sfortunatamente, diventata una pratica comune. Durante ogni incursione, diversi ospedali, incluso quello pubblico, sono stati circondati dalle Forze Israeliane.

La mancanza di rispetto per gli ospedali è sconcertante, da ottobre, abbiamo assistito a sparatorie e all’uccisione di un sedicenne nel complesso ospedaliero, i soldati hanno sparato più volte proiettili e gas lacrimogeni contro l’ospedale, i paramedici costretti a spogliarsi e inginocchiarsi in strada. Oltre la violenza diretta, il blocco continuo dell’accesso ai servizi sanitari sta mettendo a rischio la vita dei residenti del campo e sembra essere diventato la procedura operativa standard per le forze militari durante e dopo i raid militari a Jenin. Per quanto possa sembrare ovvio, non possiamo fornire cure ai pazienti che non riescono ad arrivare agli ospedali. Le persone bisognose devono poter accedere in sicurezza ai servizi medici e le strutture sanitarie devono essere protette.Luz SaavdraCoordinatrice MSF a Jenin

Il 2023 l’anno più letale per i palestinesi

Il 2023 è stato l’anno più letale per la popolazione palestinese in Cisgiordania. Amin è sopravvissuto all’attacco ma il suo futuro è incerto.

Chiunque può essere preso di mira in qualsiasi momento. Non sappiamo mai chi sarà il prossimo”. Amin mentre sta per essere dimesso dall’ospedale e tornare alla sua casa nel campo, probabilmente in una strada distrutta.

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