Afghanistan: in una settimana più di 7000 pazienti nei nostri ospedali

Afghanistan: in una settimana più di 7000 pazienti nei nostri ospedali

I combattimenti in Afghanistan sono cessati ma i bisogni della popolazione restano enormi.

Lo stiamo vedendo nei nostri ospedali che, nonostante l’instabilità del contesto e l’insicurezza, non hanno mai smesso di operare. Nei nostri cinque progetti continuiamo a ricevere pazienti rimasti feriti durante gli scontri o che, a causa degli scontri stessi, non hanno cercato l’assistenza medica di cui avevano bisogno.

Continuiamo poi con le attività che da anni portiamo avanti nel Paese: cure traumatologiche, salute materno-infantile, assistenza alla popolazione sfollata, lotta alla malnutrizione e trattamento contro la Tubercolosi.

Herat

Nella clinica Kahdestan a Herat forniamo assistenza ambulatoriale, cure per malattie non trasmissibili e assistenza sessuale e riproduttiva.

Il numero totale dei pazienti è aumentato anche perché altre cliniche della zona hanno sospeso le loro attività. In aumento anche il numero di bambini malnutriti, il 36% in più rispetto alla settimana scorsa.

Prima degli scontri contavamo 95 bambini malnutriti ricoverati nel nostro centro. Abbiamo solo 42 posti letto e, anche se ne avevamo aggiunti altri 18 montando tende temporanee, eravamo già ben al di sopra della nostra capacità. Durante i combattimenti il ​​numero è sceso a circa 60 ma adesso siamo già tornati a circa 80 pazienti ricoverati e il numero aumenta di giorno in giorno. In questo momento siamo l’unica organizzazione internazionale che lavora a Herat, perché le altre hanno chiuso le loro attività. Sono momenti difficili, il nostro staff sta lavorando duramente ma tutti sono molto stanchi. Le persone hanno speranza ma veramente nessuna idea su cosa riserverà loro il futuro”.  Medico MSF Impegnato a Herat

Dal 23 al 29 la clinica Kahdestan ha tratto oltre 3700 pazienti.

Kunduz

Lo scorso 16 agosto, i pazienti che si trovavano nell’unità traumatologica da 25 posti, che avevamo allestito nel nostro ufficio quando i combattimenti si erano intensificati, sono stati trasferiti al Trauma Center di Kunduz.

In questa fase stiamo vedendo due tipi di pazienti: persone che rimangono ferite in incidenti stradali o persone che sono rimaste ferite durante i combattimenti e le cui condizioni si sono aggravate nel tempo. In molti, che inizialmente erano fuggiti da Kunduz per poi farci ritorno adesso, sono state curati in altri ospedali e questo rende più complicato proseguire nella loro assistenza e portare avanti le cure.

Dal 22 al 28 agosto abbiamo esaminato oltre 150 pazienti. 

Lashkar Gah

A Lashkar Gah la situazione resta attualmente tranquilla e si iniziano a vedere negli ospedali diverse persone che non avevano cercato assistenza a causa degli intensi combattimenti in città.

Nei giorni scorsi, il nostro pronto soccorso è sempre stato pieno con picchi di 800 pazienti in alcune giornate. In molti si presentano con problemi respiratori, intestinali o traumi legati ai combattimenti.

Dal 22 al 28 agosto abbiamo visitato nel nostro pronto soccorso oltre 3600 pazienti ed effettuato oltre 180 operazioni chirurgiche.

Kandahar

Anche durante il complicato periodo dei combattimenti, siamo stati in grado di continuare l’assistenza ai pazienti ambulatoriali affetti da tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB), fornendo consulti a distanza e scorte cuscinetto di farmaci per evitare che dovessero attraversare il fronte per accedere alle cure.

Oggi la cura della tubercolosi continua e abbiamo un piccolo numero di pazienti ricoverati nel nostro centro dedicato.

Khost

Da anni, il nostro ospedale di Khost è un punto di riferimento per le donne in gravidanza e le neomamme della zona. Lo è a maggior ragione oggi dal momento che, a causa del conflitto, alcune strutture non sono pienamente funzionanti.

Il nostro reparto maternità si concentra solitamente su casi complicati, ma abbiamo deciso di ampliare i nostri criteri di ammissione per garantire un’assistenza sanitaria materna e neonatale sicura a quante più donne possibili. Riceviamo pazienti non solo dalla città di Khost ma anche dalle comunità remote che circondano la zona.

Dal 22 al 28 agosto abbiamo effettuato 440 ricoveri (62 al giorno), assistito 373 parti (53 al giorno) e ammesso 45 bambini nel nostro reparto neonatale.

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