Afghanistan: cure gratuite di qualità

Da ottobre 2009, Medici Senza Frontiere supporta l’ospedale distrettuale di Ahmed Shah Baba a Kabul dove la popolazione si è triplicata nel corso di questi ultimi dieci anni a causa dello sfollamento di molte persone dalle aree devastate dai conflitti verso la capitale, relativamente più sicura, o per scappare dalla povertà, cercando un futuro migliore. Inoltre, molti profughi stanno ritornando a Kabul dal Pakistan e dalle altre province dell’Afghanistan.

Il risultato finale di questa situazione è che il sistema sanitario, già precario per i 30 anni di conflitto, è stato portato al suo limite, lasciando senza possibilità di accesso alle cure mediche molta gente che non può permettersi di pagarle.

“Qui il medico è gratis e le medicine pure. Non ho una casa, ma almeno posso far fare a mia figlia di un anno le vaccinazioni e gli esami di cui ha bisogno. E sono felice”.
Sotto il suo iridescente burka blu, Nasreen* sorride perché oggi la sua bambina di un anno, Laila, è stata vaccinata gratuitamente.

L’ospedale distrettuale è situato in un’area che, come il resto della capitale, ha assistito a un rapido incremento della popolazione negli ultimi dieci anni. Comunque, a parte qualche clinica privata che la gente non si può permettere, il sistema sanitario di base resta carente.
“Su questo tesserino c’è scritto quando dovrò tornare di nuovo per essere sicura che Laila non si ammali” spiega Nasreen.

Il tesserino contiene tutte le informazioni necessarie che consentono ai medici che lavorano all’Ahmed Shah Baba di seguire l’iter delle vaccinazioni della bambina.
“Ci sono tante persone che come me non hanno i soldi per pagare l’assistenza di cui hanno bisogno. Di solito chiedevo i soldi in giro per andare al Bazaar a comprare le medicine, ora invece vengo qui” continua Nasreen.

Per cinque mesi, i medici nazionali e internazionali di MSF, le ostetriche e gli infermieri hanno lavorato a stretto contatto con lo staff sanitario dell’ospedale per migliorare la qualità dell’assistenza in questo settore, con un’attenzione particolare ai protocolli di trattamento, al pronto soccorso e ai servizi per la maternità. La dottoressa Maria Sarte, una pediatra di MSF, lavora nel team fin dall’inizio delle attività all’Ahmed Shah Baba: “Per un medico, questo è un modo differente di concepire un ospedale: dobbiamo bilanciare pratica e teoria, combinare supervisione, gestione e sostegno diretto. L’idea è di affiancarli e aggiornarli, senza sostituirci a loro. Questo è il loro ospedale, questa è la loro gente”.

Una parte importante del lavoro che MSF sta facendo all’Ahmed Shah Baba riguarda l’aggiornamento e la preparazione dello staff dell’ospedale. Nel reparto maternità, per esempio, un’ostetrica di MSF ha iniziato una serie di training settimanali per quattro ostetriche del team ospedaliero, su argomenti quali la sterilizzazione e una preparazione corretta del materiale.
Ogni giorno viene effettuata una media di 400 visite e 10 parti.

“Quando iniziammo, le pazienti non venivano più visitate dopo le 11.30 del mattino. Oggi le cose sono cambiate, dopo una pausa dalle 12.00 alle 13.00 le visite vanno avanti fino alle 14.30. Almeno 170 pazienti vengono visitati nel pomeriggio” – conferma Maria Sarte.
La mattina presto, alle centinaia di pazienti in attesa vengono distribuiti dei moduli da un health promoter e da un addetto alla registrazione per cercare di organizzare il triage. Per garantire la qualità delle visite, non più di sessanta pazienti vengono visitati da ciascuno dei sette medici che lavorano nell’ospedale. Basta dare un rapido sguardo per capire che le donne e i bambini rappresentano la maggior parte dei pazienti, spiega Maria.

“I due pediatri sono oberati di lavoro, devono visitare molti bambini. È davvero difficile mandare indietro le persone, ma noi le rassicuriamo dicendo loro che l’ospedale è aperto tutti i giorni eccetto il venerdì”.

Una delle priorità di MSF è rendere i servizi di emergenza attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con medici e infermieri di guardia ogni giorno e notte della settimana.

MSF sta inoltre lavorando per combattere la tendenza cronica a prescrivere troppe medicine.
Sovente vengono prescritti sei o sette farmaci a pazienti che non ne hanno bisogno. Attualmente, vengono date in media tre medicine a paziente. Speriamo di arrivare a un punto in cui se una persona non è malata, non gli vengono prescritte le medicine, visto che per esempio il paracetamolo è considerato come fosse una caramella.

Le medicine di qualità scadente e contraffatte vengono vendute al Bazaar e questo comporta che molti pazienti spendano soldi per farmaci che sono più dannosi che efficaci.
Da quando a gennaio è arrivata la fornitura di medicine di MSF, in tre settimane sono stati visitati 10.000 pazienti. “Non è solo per fornire farmaci gratis – spiega Sylvie Kaczmarczyk, coordinatrice del progetto – noi vogliamo offrire anche cure di qualità visto che molto probabilmente le medicine largamente disponibili non sono state prequalificate dagli organi competenti”.

Per fare in modo che l’ospedale funzioni pienamente come una struttura distrettuale, MSF è impegnato nella riparazione e ristrutturazione di alcuni elementi chiave delle infrastrutture. Tutto questo però non interrompe l’attività medica: le visite e i lavori strutturali procedono di pari passo.

Ben presto verranno introdotti altri 30 posti letto, con reparti divisi tra uomini e donne, e una sala operatoria che comprende un’unità per i parti cesarei. MSF sta cercando inoltre di aggiungere un reparto per la salute mentale ai servizi già presenti in ospedale. Questo significa che circa 200.000 persone dell’area limitrofa all’Ahmed Shah Baba potranno ricevere un’assistenza sanitaria adeguata. “Nel nuovo edificio, allestiremo una stanza per il triage. I bambini in attesa di essere visitati da un medico verranno portati in una stanza riscaldata dove verranno pesati e misurati. Questo ci aiuterà per il controllo della malnutrizione”, spiega Maria Sarte.

“Stiamo inoltre programmando di lavorare con l’health promoter nell’ospedale, per fare in modo che la sala di attesa diventi un luogo di sensibilizzazione ed educazione sanitaria. Così il tempo che i pazienti trascorrono in sala di attesa non andrà sprecato”.
“Molte persone stanno venendo in ospedale – afferma il direttore Dottor Sattar, perché le medicine, le visite, i medici sono gratis e il pronto soccorso è aperto 24 ore”.

Medici Senza Frontiere dipende esclusivamente da donazioni private per il suo lavoro in Afghanistan e non accetta fondi da alcun governo.

 

Insieme all’ospedale Ahmed Shah Baba, MSF sostiene anche l’ospedale Boost a Lashkargah, nella provincia di Helmand. In entrambi i luoghi, il nostro obiettivo è fornire assistenza medica salvavita e gratuita usando solo le medicine realmente efficaci, lavorando in tutti i reparti compresa la maternità, la pediatria, la chirurgia e il pronto soccorso.

Nel 2010, MSF sta progettando di estendere il proprio supporto ad altri ospedali e centri sanitari rurali nelle altre province dell’Afghanistan.

*I nomi sono di fantasia per difendere l’anonimato delle persone

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