Angola: MSF affronta un epidemia di colera a Luanda.

 

In meno di un anno Monrovia (Liberia), Conakry (Guinea), Bissau (Guinea Bissau), Nouakchott (Mauritania), Ouagadougou (Burkina Faso), Lusaka (Zambia) e adesso Luanda in Angola hanno dovuto affrontare epidemie di colera.

Questa è la prima epidemia a Luanda da oltre dieci anni.

Il 13 febbraio è stato identificato il primo caso di colera. L’epidemia è iniziata a Boa Vista, uno degli slum più poveri e affollati che circondano il centro della città. Dopo 10 giorni il ministero della sanità angolano ha proclamato ufficialmente lo stato di epidemia. Il 2 marzo già nelle prime ore della mattinata erano stati individuati 128 casi, e ci sono stati dieci decessi.

“Il sovraffollamento di alcune aree e le precarie condizioni igienico-sanitarie sono fattori chiave per le malattie epidemiche come il colera” dice Joachim Delville, capo missione di Medici Senza Frontiere (MSF) in Angola. “Le nostre priorità immediate sono quelle di ridurre la mortalità e limitare la diffusione della malattia”.

MSF, in collaborazione con il ministero della sanità, ha deciso di allestire un centro di trattamento del colera (CTC) a Boa Vista, dove vivono circa 50.000 persone e dove finora sono stati denunciati il 75% dei casi. Il centro è stato allestito su un’area di 900 metri quadri con 50 posti letto per i pazienti di colera. La capienza può essere ampliata fino a un massimo di 100 letti. Il numero delle persone contagiate sta aumentando nelle aree circostanti per cui vengono effettuati degli accertamenti negli altri slum per consentire il rapido allestimento di punti di reidratazione per via orale e di ulteriori unità di cura della malattia.

“A Boa Vista non c’è acqua potabile e i pozzi sono contaminati” spiega Delville. “L’unico modo per ottenere l’acqua potabile è comprarla da privati. Non esistono fognature e le latrine sono rarissime. In questo senso Boa Vista non rappresenta un’eccezione. La gente che vive nei numerosi slum di Luanda si trova in condizioni simili e l’epidemia potrebbe facilmente diffondersi ad altre aree, soprattutto quando iniziano le piogge pesanti”.

Le autorità hanno avviato la distribuzione di acqua alle comunità di Boa Vista ma il numero di persone che possono beneficiare dell’acqua potabile è ancora esiguo e l’epidemia non potrà essere fermata fintanto che non saranno presi provvedimenti riguardo alle condizioni igienico-sanitarie.

Il colera si trasmette soprattutto attraverso l’acqua e i cibi contaminati dal vibrione del colera presente nelle feci e nel vomito. Si può diffondere direttamente ad altre persone se queste toccano il paziente e poi non si lavano le mani prima di mangiare. Se non curato, il tasso di mortalità è tra il 25 e il 50%: solitamente le persone muoiono disidratate.

Le persone infette (sia sintomatiche che asintomatiche) possono trasmettere il vibrione del colera, il batterio che causa il colera negli essere umani, in un periodo di 1 – 4 settimane. Una minoranza di persone può addirittura essere portatrice sana per diversi mesi. Ci sono una serie di fattori che contribuiscono a determinare un’epidemia di colera: cattive condizioni igieniche, sovraffollamento e mancanza di acqua potabile.

“Al momento la situazione è ancora sotto controllo, ma il previsto culmine della malattia deve ancora manifestarsi. Ora le priorità sono: ampliare la capienza per ricoverare un numero maggiore di casi; svolgere una massiccia opera di sensibilizzazione finché si è ancora in tempo; fare un’adeguata mappatura dei casi per individuare meglio i gruppi all’interno delle comunità e agire prontamente in questi luoghi”, conclude Delville.

Dal 1987 al 1995 l’Angola, in particolare Luanda e le zone costiere, è stata colpita da ricorrenti epidemie stagionali di colera che hanno prodotto circa 90.000 casi e oltre 4.500 decessi. Dal 1995 non ci sono più state gravi epidemie in Angola, se non qualche sporadico caso di colera non confermato, a Luanda. Nel 1999, MSF ha lavorato alla preparazione di un vasto piano di allerta per la città di Luanda.

In 30 anni, prima e dopo i 23 anni di guerra civile, Luanda ha visto un rapido aumento della sua popolazione urbana, in particolare negli slum di Cacuaco, Cazenga, Maianga, Sambizanga e Viana.

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