Appello di MSF alla Tailandia – Si fermi il rimpatrio forzato dei rifugiati Hmong nel Laos!

Bangkok / Roma – L’organizzazione internazionale medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) chiede al governo tailandese di interrompere tutte le procedure di rimpatrio forzato nei confronti di 7.500 rifugiati di etnia Hmong provenienti dal Laos che sono attualmente confinati in un campo nella provincia di Petchabun, nella Tailandia settentrionale. I rifugiati, che dichiarano di essere fuggiti da violenze e persecuzioni nel Laos, sono estremamente spaventati dalla possibilità di dovere tornare nel loro paese.

In quanto unica organizzazione internazionale che lavora all’interno del campo, MSF chiede con urgenza al governo tailandese di effettuare un corretto e obiettivo processo di selezione controllato da un soggetto terzo indipendente e legittimato, come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). Questo soggetto terzo dovrà valutare la legittimità dei loro timori, verificare le loro richieste di ottenere lo status di rifugiato e di protezione, e assicurare che qualunque rimpatrio nel Laos sia volontario.

I rifugiati Hmong che abbiamo assistito nel campo di Huai Nam Khao dal 2005 ci dicono continuamente quanta paura abbiano di essere rimpatriati nel Laos”, afferma Gilles Isard, capo missione di MSF in Tailandia. “Tuttavia, ogni giorno vengono minacciati di un imminente ritorno nel Laos – da cui molti dichiarano di essere fuggiti da persecuzioni e violenze – senza garanzie credibili per la loro incolumità al loro ritorno. Questo non solo viola gli standard internazionali sul rimpatrio dei rifugiati, ma dimostra anche una mancanza di rispetto per la dignità e la sicurezza di persone che vivono nella paura”.

A maggio 2007, i governi della Tailandia e del Laos hanno firmato un “Accordo del comitato laotiano-tailandese sulla sicurezza della frontiera” che permette alla Tailandia di rimandare indietro i richiedenti asilo laotiani di etnia Hmong nel momento in cui attraversano la frontiera. A settembre, le autorità tailandesi e laotiane hanno annunciato la loro intenzione di rimpatriare forzatamente i rifugiati Hmong entro la fine del 2008 senza alcun processo di selezione indipendente. Secondo gli standard internazionali, il rimpatrio non può essere forzato né imposto a individui che temono per la loro vita o per la loro sicurezza. Inoltre, qualunque processo di rimpatrio deve rispettare le garanzie internazionali per la sicurezza dell’individuo dopo il suo ritorno. Nessuna di queste condizioni è stata garantita per la popolazione rifugiata nel campo di Huai Nam Khao.

Nel corso delle consultazioni mediche condotte dall’equipe di MSF, il principale bisogno espresso dai rifugiati Hmong è quello di protezione. I nostri pazienti dicono di essere molto spaventati dalla prospettiva di un ritorno forzato in Laos. Per alcuni di loro, questa situazione provoca stress intenso e sofferenza psicologica. Sebbene la nostra equipe fornisca un supporto psicologico a questa popolazione, non è in grado di rispondere al bisogno reale che questa popolazione esprime: il bisogno di essere protetti da un ritorno forzato. Per questo motivo MSF fa appello alle autorità tailandesi affinché accettino la presenza di un’altra organizzazione, quale l’ACNUR, che può meglio giudicare e valutare le richieste fatte dai rifugiati Hmong confinati nel campo di Huai Nam Khao e assicurare che i loro diritti siano rispettati.

Da luglio 2005, MSF ha assistito i rifugiati Hmong nel villaggio tailandese di Huai Nam Khao nella provincia di Petchabun. Le equipe di MSF forniscono assistenza umanitaria ai 7.500 rifugiati del campo: offrono assistenza medica e psicologica, distribuiscono aiuti alimentari e generi di soccorso, si occupano della fornitura d’acqua e dei servizi igienici. Un’altra equipe di MSF lavora a Maesot, al confine con la Birmania, dove offre cure contro la tubercolosi a 600 migranti birmani e rifugiati ogni anno. Inoltre, le equipe di MSF curano le persone colpite dall’HIV / AIDS in Tailandia.

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