Rapido aumento di casi Covid-19 in Siria

Nel nord-ovest della Siria aumenta il numero dei casi positivi e sospetti di Covid-19, come dimostra l’incremento dei pazienti presso il centro di isolamento e trattamento che supportiamo, presso l’ospedale della città di Idlib.

Dei 542 pazienti trattati nel centro dalla sua apertura nell’aprile 2020, più dell’80% è stato ricoverato negli ultimi due mesi.

Dal 9 luglio al 21 dicembre sono più di 19.538 i casi confermati di Covid-19. Per una popolazione di quattro milioni di persone, questa cifra potrebbe sembrare relativamente piccola, ma rispetto al numero limitato di test eseguiti, è indicativo di una situazione allarmante.

Negli ultimi mesi il centro di trattamento per Covid-19 da 30 posti letto nell’ospedale di Idlib, inizialmente progettato per curare pazienti con sintomi lievi o moderati, ha visto un aumento dei malati con sintomi gravi.

Le persone con sintomi gravi dovrebbero essere ricoverate in ospedale. Ma la capacità degli ospedali di riceverli diminuisce con l’aumentare del numero di casi. Anche il trasferimento di casi gravi ad altre strutture sta diventando sempre più impegnativo. Ibrahim Medico che lavora presso il centro

Oltre alla minaccia di un sovraffollamento degli ospedali, altra grande preoccupazione è la mancanza di test nella regione. Senza test, le persone non possono sapere se hanno il Covid-19 al manifestarsi dei primi sintomi. Solo tre laboratori nel nord-ovest della Siria, tutti privati, eseguono attualmente test sul coronavirus.

Questi laboratori forniscono test gratuiti solo su segnalazione di una struttura sanitaria, altrimenti bisogna pagarlo, rendendolo così inaccessibile a molte persone con un reddito limitato o nullo. Di conseguenza, i malati arrivano in una struttura sanitaria solo quando le loro condizioni sono gravi.

Le persone spesso non vengono sottoposte ai test fino a quando le loro condizioni di salute non peggiorano. In pochi vengono esaminati al sorgere dei primi sintomi. Più un caso è grave, più a lungo devono rimanere nel centro, rendendo più difficile per noi ricoverare persone a rischio più elevato. Ibrahim Medico che lavora presso il centro

Ogni mattina il dottor Ibrahim, accompagnato dal team infermieristico, fa un giro nei due reparti per controllare i pazienti: quello da 11 posti letto per i casi sospetti, l’altro da 19 posti per i positivi al Covid-19.

Il reparto per i casi sospetti è sempre molto pieno e può essere difficile trovare un posto libero. Ibrahim Medico che lavora presso il centro

Forniamo consulenza psicosociale ai pazienti del centro

Parlare di Covid-19 è quasi un tabù. Lo stigma è un problema all’interno delle comunità e dobbiamo ascoltare le paure e le preoccupazioni delle persone riguardo al Covid-19 per aiutarle ad affrontarlo. Temiamo anche che questo contribuisca a far sì che più persone nascondano la loro infezione e contribuiscano alla diffusione più rapida del virus all’interno delle comunità, altro motivo per cui riteniamo importante lavorare su questo aspetto. Sara Infermiera MSF

Tuttavia, persuadere i pazienti ad accettare l’offerta di consulenza può essere una sfida.

Nonostante la necessità, stiamo ancora assistendo a un gran numero di rifiuti da parte di pazienti disposti a ricevere supporto per la salute mentale. Sara Infermiera MSF

Dall’inizio della pandemia, abbiamo intensificato le attività nel nord-ovest della Siria per contribuire alla lotta contro il Covid-19, lavorando costantemente su diversi fronti: dalla donazione di dispositivi di protezione, alla creazione di stazioni di triage negli ospedali al supporto del centro di cura a Idlib, pur continuando a mantenere in funzione la maggior parte delle normali attività di progetto.

Abbiamo intensificato le nostre attività in Siria

Per aumentare ulteriormente la risposta al Covid-19 nella Siria nord-occidentale, abbiamo recentemente aperto un altro centro di isolamento e trattamento per pazienti con sintomi da lievi a moderati.

Dall’8 dicembre sono stati ammessi 54 pazienti, tra loro 12 sono risultati positivi al coronavirus e nelle prossime settimane la struttura passerà da 12 a 32 posti letto per coprire ancora di più i bisogni nell’area.

Stiamo anche lavorando in un centro di trattamento Covid-19 da 34 posti letto nella città di Afrin in collaborazione con un’organizzazione locale. Il centro fornisce supporto a pazienti con sintomi moderati e fattori di rischio associati e a pazienti con sintomi gravi che necessitano dell’ossigeno.

Stiamo inoltre agendo sulla prevenzione del coronavirus, soprattutto nei campi per sfollati di tutta la regione. Per i quasi 1,5 milioni di sfollati interni che vivono nei campi nel nord-ovest della Siria, il sovraffollamento e gli spazi di vita condivisi non permettono un distanziamento reale e la mancanza di un accesso regolare all’acqua e al sapone può rendere difficile praticare una buona igiene.

Per questo motivo, le nostre equipe hanno distribuito kit per l’igiene alle famiglie sfollate e diffuso messaggi di sensibilizzazione sul Covid-19.

“I campi sono sovraffollati e le persone vivono vicine. La situazione generale potrebbe deteriorarsi rapidamente. Se accadrà, dubito che il sistema sanitario sarà in grado di farcela. Ibrahim Medico che lavora presso il centro

*I nomi sono stati modificati per proteggere l’anonimato

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