Bangui: 10 giorni dopo lo scoppio delle violenze stiamo ancora rispondendo all’’emergenza

 

Lo scorso 5 dicembre diverse centinaia di persone sono state uccise durante gli scontri armati che hanno scosso la città di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana. MSF ha iniziato immediatamente a curare i pazienti feriti negli scontri e a lavorare per fornire cure a un grande numero di persone costrette a scappare dalle loro case a causa della violenza.

Dieci giorni dopo l’inizio degli scontri, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) ha stimato che 189.000 residenti di Bangui – un residente su quattro – sono stati sfollati.

Curare i feriti

La mattina del 5 dicembre, le nostre équipe stavano lavorando nell’ospedale principale della città, il Bangui Community Hospital, fornendo supporto al personale del Ministero della Salute. Una settimana prima, l’organizzazione aveva riabilitato un’unità chirurgica e predisposto un’équipe sul posto.

Le prime ore di scontri sono state terribili, un flusso costante di pazienti continuava ad arrivare all’ospedale. Le corsie erano sovraffollate; alcuni pazienti sono stati sistemati sul pavimento o sui sedili nella zona del triage. Le équipe MSF presenti nell’ospedale hanno curato più di 100 pazienti, mentre altri membri MSF hanno visitato e trasferito i pazienti feriti nei diversi quartieri vicini.

Nei giorni seguenti, abbiamo curato 390 pazienti feriti nell’ospedale di Bangui ed eseguito più di 200 interventi chirurgici. Le tensioni si sono allentate leggermente, gli uomini armati che si aggiravano davanti l’ospedale sono andati via e il flusso di persone ferite è diminuito. Sono state installate sette tende per aggiungere altri 100 posti letto a quelli dell’ospedale.

Durante le violenze, il 7 dicembre, MSF ha iniziato a lavorare presso il centro sanitario di Castor, adibito a maternità prima della crisi. Le équipe hanno fornito supporto per le attività prenatali, incluse visite, travaglio e parto. Soprattutto, però, si sono concentrati sullo sviluppo delle capacità chirurgiche, per curare un numero maggiore di pazienti feriti ed hanno eseguito circa 20 operazioni.

Rispondere ai bisogni medici degli sfollati

Oltre a curare i feriti, le équipe di MSF stanno facendo fronte allo sfollamento di massa della popolazione, terrorizzata dalla violenza e dai saccheggi. Lavorando in tre dei circa quaranta campi di Bangui dove le persone hanno cercato rifugio, l’équipe si è concentrata in primis sulla fornitura di aiuti medici ai bambini al di sotto dei 5 anni di età, alle donne in gravidanza, e ai feriti.

Ventimila persone vivono nel campo Don Bosco. Lì, MSF ha scavato latrine, migliorato la fornitura dell’acqua ed effettuato 548 visite. Al Monastero Boye Rabe, dove si sono riunite 12.000 persone sfollate, le équipe hanno aiutato a riorganizzare il centro sanitario. Dall’8 dicembre, sono state effettuate più di 1.300 visite, la metà di queste destinate ai bambini sotto i 5 anni.

Oggi, la situazione nel campo Mpoko, nella periferia dell’aeroporto di Bangui, è la più drammatica. Più di 45.000 sfollati si sono accampati sul fango, vivendo sotto teloni di fortuna e non ricevendo nessun tipo di assistenza significativa.

MSF sta lavorando lì dal 7 dicembre: ha installato una clinica dove vengono effettuate circa 400 visite al giorno. Le équipe stanno lavorando in una sala operatoria di fortuna per svolgere operazioni chirurgiche minori, curare ferite meno gravi e stabilizzare i casi più seri. Centinaia di persone ferite sono state curate. I casi più critici sono stati trasferiti nei due ospedali dove lavora MSF.

In una seconda sala, tre dottori ricevono un flusso costante di pazienti, soprattutto bambini sotto i 5 anni. Una terza sala è usata per il travaglio e il parto; finora, vi sono nati 32 bambini. Fuori, i pazienti sono ospedalizzati in tre tende, una delle quali adibita a maternità.

I numerosi casi di malaria, infezioni respiratorie e malattie diarroiche descrivono il peggioramento delle condizioni di vita all’interno dei campi. Le persone sfollate all’aeroporto stanno cercando di sopravvivere senza assistenza adeguata. Sono state senza latrine, cibo, alloggi o reti per le zanzare, per un periodo molto esteso. I bambini sotto i 5 anni, le ragazze madri e le donne incinte stanno pagando il prezzo di questa situazione.

MSF lavora in Repubblica Centrafricana dal 1997, e ora gestisce sette progetti regolari a Batangafo, Boguila, Carnot, Kabo, Ndele, Paoua e Zémio e tre progetti di emergenza a Bossangoa, Bouca et Bria. Un’équipe mobile di emergenza fornisce assistenza a Bouar, Mbaiki e le zone Yaloké, e presto anche a Bangassou e Ouango. In totale, MSF fornisce assistenza medica gratuita a circa 400.000 persone, impiegando 100 persone dello staff internazionale e 1.100 persone dello staff locale in sette ospedali, 2 centri sanitari e 40 postazioni sanitarie periferiche in tutto il Paese.

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