Basta con le bombe sugli ospedali sono in gioco regole di civiltà
E' passato esattamente un mese da quando un raid aereo, condotto dalle forze speciali americane, ha bombardato per più di un'ora l'ospedale di MSF a Kunduz, nel nord dell'Afghanistan. In quella circostanza, non solo sono morte 30 persone e altre 37 sono rimaste ferite, ma la popolazione locale è rimasta priva di uno dei pochi centri di traumatologia funzionanti nel nord dell'Afghanistan, che dal 2011 aveva curato più di 68.000 pazienti. Una sorte simile è toccata pochi giorni fa a un'altra struttura sanitaria supportata da MSF. Il 27 ottobre, in Yemen, l'ospedale di Haydan è stato bombardato dalla coalizione a guida dell'Arabia Saudita. Grazie a un'immediata evacuazione, in questo caso non ci sono state vittime tra i medici e i pazienti, ma l'intera popolazione della provincia di Sa'da è rimasta priva dell'unico centro ospedaliero a loro disposizione.
 
Le strutture sanitarie come obiettivi militari. Dall'Afghanistan allo Yemen, dalla Siria al Sudan, dall'Iraq alla Somalia, le strutture sanitarie sono diventate ormai dei veri e propri obiettivi militari, in completa violazione di tutte le norme e i principi del diritto internazionale umanitario. Di fronte a questi drammatici episodi, la prima reazione è ovviamente la rabbia e il dolore per la perdita di amici, colleghi e pazienti in circostanze così drammatiche. Tuttavia, fin da subito abbiamo avvertito anche l'esigenza di domandare con forza le ragioni di questi attacchi, al punto da richiedere immediatamente l'attivazione di un'inchiesta indipendente che faccia luce sulle circostanze che hanno portato al massacro di Kunduz.
 
Nel novero dei "danni collaterali". Gli eserciti e i governi si sentono ancora legati a quel vincolo di rispetto verso le strutture sanitarie attive nelle zone di conflitto? Ospedali e centri medici resistono ancora come intoccabili santuari umanitari nei contesti di guerra? La domanda non è irragionevole, se pensiamo alle diverse spiegazioni che sono state offerte dai responsabili, che hanno parlato di "danni collaterali" o "errori sfortunati", o addirittura hanno riversato la colpa su medici che curano i feriti delle fazioni avversarie.
 
In gioco ci sono le regole della civiltà. La verità è che un ospedale che fa il suo mestiere in zona di guerra non deve mai essere bombardato. In nessun caso e in nessuna circostanza. In gioco non c'è solo il rispetto del diritto internazionale umanitario e degli obblighi posti dalle Convenzioni di Ginevra, che prevedono una protezione speciale per le strutture sanitarie. In gioco ci sono le stesse regole fondamentali su cui è costruita la nostra civiltà. L'ospedale è il luogo dove si radunano le persone più vulnerabili in tempo di guerra, i malati e i feriti. E' un luogo di speranza, uno spazio di umanità che resiste dentro un caos criminale e assassino. Attaccare un ospedale è una barbarie comparabile alle peggiori ingiustizie dei tempi moderni.
 
No alla violenza gratuita. Che cosa direbbero i nostri cittadini se da un momento all'altro il loro ospedale di riferimento fosse polverizzato, annientando del tutto la possibilità di ricevere cure mediche? Possiamo domandare alle popolazioni afghane, siriane o yemenite di subire ciò che noi stessi non potremmo mai accettare? La violenza gratuita non ha spazio dentro una struttura sanitaria.
 
Il sacrificio in nome di ragioni superiori. In un mondo che si sta sempre più radicalizzando, l'intervento medico e umanitario in favore delle popolazioni più vulnerabili rischia di essere sacrificato in nome di ragioni superiori, ogni giorno più ciniche. Come possiamo allora meravigliarci del livello di disperazione che spinge popolazioni intere a fuggire alla ricerca di un avvenire possibile? Se non esiste neanche più un luogo di umanità da proteggere durante la guerra, non è a rischio la nostra intera civiltà? Per queste ragioni, crediamo che sia responsabilità di ciascuno di noi di mobilitarci e domandare con forza ai governi e ai gruppi armati non statali di rispettare le regole della guerra e garantire protezione alle strutture sanitarie. Oggi, a un mese dal massacro di Kunduz, MSF sarà presente al Colosseo alle ore 11 per rendere omaggio alle vittime e gridare a grande voce : "Basta bombe sugli ospedali!"
 
 

* Loris De Filippi, Presidente di Medici Senza Frontiere ( editoriale pubblicato su la Repubblica.it )
 

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