Campobello: MSF assiste i lavoratori stagionali

Campobello:

Un minore sfruttato per il lavoro nei campi, due donne che rischiano di cadere vittime dello sfruttamento sessuale e un sopravvissuto ai campi di detenzione in Libia sono alcune fra le persone di cui Nathalie Leiba si e’ occupata nelle ultime settimane. I pazienti della psicologa di MSF vengono da paesi e percorsi diversi, ma le loro strade si sono incrociate a Campobello, in Sicilia, dove la stagione della raccolta delle olive attira lavoratori stagionali da tutta la penisola. Quest’anno, oltre 1.400 persone sono così finite a vivere nell’insediamento informale di Erbe Bianche.

“Campobello è lo specchio della migrazione in Italia e della crisi lavorativa che colpisce il nostro paese”, spiega Nathalie, che prima di arrivare in Sicilia sei mesi fa, ha lavorato in altri insediamenti informali a Como e alla frontiera con la Francia.

“Forse all’inizio della stagione, prima che iniziasse il lavoro nei campi, il clima era più positivo, si respirava un po’ la speranza di guadagnare qualcosa. Lo dimostra il fatto che oltre mille persone di etnie diverse convivevano in queste condizioni senza che si creassero tensioni o problemi di sicurezza ”.

Le condizioni in cui versano i residenti del campo sono terribili. I 20 bagni chimici e 4 punti d’acqua a loro disposizione non sono sufficienti e le condizioni igieniche estremamente precarie.

Fra loro ci sono anche una decina di donne e persone vulnerabili.

“Il nostro focus è proprio intercettare le vulnerabilità”, spiega Nathalie. “Uno dei modi per farlo, oltre ai referral da parte di altri attori come Croce Rossa, è andare in giro per il campo e parlare con le persone insieme ai mediatori culturali. Così abbiamo incontrato un ragazzo minorenne sfruttato e una vittima di violenza in Libia. Abbiamo anche intercettato due donne a rischio sfruttamento sessuale che riferiremo agli avvocati perché possano ottenere supporto legale e che stiamo aiutando ad avere accesso a test per le malattie sessualmente trasmissibili”.

Nel campo, un anziano scalda dell’acqua su un fornello di fortuna e la vende a pochi centesimi agli altri residenti, che, in pieno autunno, hanno a disposizione per lavarsi solamente l’acqua fredda delle docce allestite dalle autorità nel cortile di un ex oleificio confiscato alla mafia a pochi metri dall’accampamento.

“Ci sono ragazzi che gestiscono dei piccoli bar, altri che offrono servizi, come il meccanico. Molte persone sono qui per queste attività. È uno specchio sociale della crisi”, dice Nathalie.

MSF assiste i residenti dell’insediamento informale di Campobello dallo scorso ottobre, quando, all’inizio della stagione, il campo ha raggiunto le sue dimensioni massime, con oltre 1.400 persone.

“Il loro numero si sta riducendo con l’avanzare della stagione”, spiega Teo Di Piazza, coordinatore di MSF. “Come ogni anno, il campo si svuotera’ al termine della raccolta delle olive, ma è probabile che alcune persone restino anche per quella degli agrumi. L’anno scorso circa 50 persone sono rimaste qui tutto l’anno”.

MSF fornisce supporto psicosociale e legale, attraverso il supporto della Clinica legale per i diritti umani dell’Università di Palermo, alle persone che vivono nell’insediamento, affianca la Croce Rossa con personale e materiale medico e con la donazione di medicinali e ha distribuito beni di prima necessità ai residenti.

“Organizziamo anche attività di promozione della salute”, continua Teo. “Sono assolutamente necessarie vista la precarietà della situazione, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e la conservazione dei cibi”.

La maggior parte delle persone che vivono nell’insediamento ha un permesso di soggiorno e risiede in Italia da anni. Le difficoltà economiche spingono queste persone ad accettare forme di lavoro che sconfinano nello sfruttamento e, spesso, a entrare nelle reti del caporalato. Secondo le testimonianze raccolte dal personale di MSF, il compenso medio ricevuto per una giornata di lavoro nei campi dai residenti nell’insediamento è di tre euro per cassetta di olive raccolte.

Il 70% delle persone nel campo è originario del Senegal, ma ci sono anche molti maliani e ganesi, alcuni tunisini.

“In questo campo vivono alcune persone vulnerabili: minori, vittime di violenza, richiedenti asilo fuoriusciti dai centri di accoglienza straordinaria (CAS) che per questo motivo si trovano in una situazione di incertezza”, spiega Teo.

In Sicilia, MSF gestisce un progetto di assistenza psicologica e sociale ai richiedenti asilo nei CAS dell’area di Trapani e gestisce, in collaborazione col Dipartimento di salute mentale, un ambulatorio di etno piscichiatria transculturale. MSF fornisce anche un supporto psicologico di emergenza agli sbarchi dei migranti soccorsi in mare e gestisce un centro post-ospedaliero a Catania per migranti e richiedenti asilo.

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