Ciad situazione catastrofica per i profughi fuggiti dal Darfur.

Roma/Ndjamena – Le condizioni dei profughi sudanesi fuggiti in Ciad dal Darfur sono così drammatiche che la fame e le malattie stanno mettendo in serio pericolo la vita di decine di migliaia di persone, avverte oggi MSF. La malnutrizione è in crescita, i campi profughi sono insufficienti e sovraffollati, cibo e acqua scarseggiano e molti rifugiati rischiano di subire gli attacchi delle milizie sudanesi che sconfinano. I profughi presenti in Ciad sono fuggiti dai massacri e dalle violenze compiuti in Darfur, regione del Sudan occidentale, dove diventa ormai cruciale una mobilitazione massiccia degli aiuti umanitari.

Sebbene l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (ACNUR) e altre organizzazioni internazionali abbiano da diversi mesi team dislocati in Ciad per lavorare sull’emergenza, i progressi sono stati drammaticamente lenti e la crisi sta peggiorando.

"Da gennaio stiamo rivolgendo sempre lo stesso appello alla comunità internazionale e cioè metter in atto iniziative concrete e veloci per assistere i profughi del Darfur," dichiara Donatella Massai, responsabile di MSF per le operazioni n Ciad. "Sembra che questo semplice messaggio non sia stato ascoltato da nessuno ed è per questo che cerchiamo di ripeterlo a voce più alta. La salute dei rifugiati è già peggiorata perché non sono stati preparati rifugi adeguati e non è stato garantito un sufficiente approvvigionamento di acqua e cibo. Se non verranno intraprese immediatamente azioni d’urgenza, ci troveremo davanti al grande rischio di un ulteriore peggioramento della situazione, soprattutto ora che inizia la stagione delle piogge."

Secondo Jean de Cambry, coordinatore di MSF per le emergenze rientrato ieri dal confine tra Ciad e Sudan: "Vicino al confine tra Ciad e Sudan, il tasso di malnutrizione peggiora di settimana in settimana. A metà aprile ricoveravamo tra i tre e i quattro bambini gravemente malnutriti a settimana nel nostro centro nutrizionale terapeutico di Iriba. Oggi il numero dei bambini ricoverati ogni settimana è salito a 25. Paradossalmente, le condizioni nutrizionali di molti rifugiati adesso risultano essere peggiori all’interno dei campi profughi piuttosto che all’esterno. I campi che sono stati allestiti stanno lavorando oltre le loro capacità – diversi campi che erano stati preparati per accogliere 6.000 persone adesso ne ospitano il doppio. Ciò significa che le scorte di cibo che dovevano soddisfare i bisogni dei 6.000 rifugiati ospiti adesso non sono sufficienti e non riescono a soddisfare ché solo la metà dei bisogni."

L’approvvigionamento di acqua potabile è anch’esso estremamente problematico e migliaia di rifugiati non hanno accesso ad acqua pulita e potabile. "Nelle nostre strutture sanitarie a Tine, Birak e Iriba stiamo registrando un aumento di persone colpite da diarrea sanguinolenta," prosegue de Cambry. "La situazione è estremamente pericolosa, sopratutto per i tanti bambini e adulti che sono già gravemente malnutriti. Il problema è esacerbato dal fatto che le strutture sanitarie presenti nella maggior parte dei campi sono totalmente inadeguate. In uno di questi è presente una sola latrina per 400 rifugiati: livello 20 volte superiore rispetto allo standard internazionale che prevede una latrina ogni 20 persone. E’ assolutamente inaccettabile."

Le decine di migliaia di profughi che ancora non sono stati trasferiti dalle zone di confine verso i campi in aree più interne al Ciad rimangono ancora a rischio di attacchi da parte delle milizie sudanesi, che spesso sconfinano in Ciad. Gruppi armati sudanesi entrano in Ciad per derubare quel poco che i rifugiati sono riusciti a portare con sé mentre fuggivano dai loro villaggi. "Durante questi raid, i profughi vengono spesso attaccati e alle volte anche uccisi," afferma Cambry. "Non hanno nessun tipo di protezione. Molte persone vengono uccise anche quando provano ad riattraversare la frontiera in cerca di cibo."

MSF chiede nuovamente azioni immediate per soccorrere gli oltre 130.000 profughi in Ciad e gli 800.000 sfollati in Darfur. "Più materiale, più personale sul terreno, più efficienza da parte dell’ACNUR e delle altre organizzazioni internazionali, purché si faccia qualcosa," dichiara Donatella Massai. "La sofferenza delle persone del Darfur dovrebbe rappresentare la priorità assoluta per la comunità umanitaria internazionale."

Team di MSF lavorano in Darfur da dicembre 2003 e alla frontiera tra Ciad e Sudan/Darfur da ottobre 2003.

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