Ciad/Sudan: MSF lancia un appello all Acnur perché offra assistenza ai profughi

17 dicembre 2003 – Dall’inizio di dicembre almeno 26mila rifugiati sono arrivati nel Ciad dell’Est in seguito all’escalation del conflitto nella regione di Darfur (Sudan del Nord). Le stime sono state fornite dalle équipes di Medici Senza Frontiere che lavorano nelle zone di confine tra i due Paesi.

Migliaia di persone arrivano in condizioni disastrose; spesso giungono qui sfiniti dopo aver camminato per oltre tre giorni per cercare di fuggire alle atroci violenze perpetrate intorno alle loro case – spiega Sonia Peyrassol, coordinatrice di emergenza per MSF nella zona di confine tra Ciad e Sudan -. Purtroppo qui non trovano assistenza adeguata: il cibo è insufficiente e manca ogni forma di protezione. Questa situazione già molto precaria è resa ancora più disastrosa dalle condizioni atmosferiche: la temperatura in questa zona oscilla tra gli 0 gradi della notte e i 30 del giorno”.

Molte delle persone sono in cattive condizioni di salute e soprattutto i bambini più piccoli appaiono estremamente vulnerabili. Sono tantissimi i rifugiati che hanno perso alcuni familiari in seguito agli attacchi nei loro villaggi e come se non bastasse ci sono prove evidenti del fatto che la violenza sessuale è molto diffusa nelle zone colpite dagli scontri. Purtroppo, però, le vittime degli stupri hanno paura a denunciare le violenze e così non vengono a cercare cure, assistenza e consulenze.

Il flusso sta aumentando a ritmi tali che probabilmente nelle prossime settimane diventerà molto difficile fornire acqua potabile a tutti.

MSF ha vistato 6 cittadine lungo i confini durante la scorsa settimana, riscontrando enormi bisogni in termini di aiuto e assistenza – spiega ancora Peyrassol – ma le agenzie internazionali come l’Acnur sono state molto lente a reagire. Nelle ultime due settimane sono arrivate migliaia di nuove famiglie che non stanno ricevendo alcun genere di assistenza”.

I primi rifugiati da Darfur sono arrivati in Chad lo scorso luglio: da allora MSF ha allestito dei posti di assistenza sanitaria nelle città di confine di di Tine e Birak. Le comunità locali sono riuscite ad assorbire le prime ondate di rifugiati, stimate in circa 60mila persone, ma il flusso continuo di persone sta rendendo la situazione ingestibile.

Attualmente – conclude Peyrassol – offriamo circa 150 consultazioni sanitarie ogni giorno nelle nostre cliniche. I problemi di salute che riscontriamo più di frequente sono malaria e infezioni respiratorie. Ma c’è anche il rischio che scoppi un’epidemia di meningite. Davanti a questo flusso inarrestabile, MSF si appella alle altre organizzazioni umanitarie affinché intervengano prima che la situazione precipiti”.

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