COP30, l’appello di MSF: tutelare la salute in un mondo che cambia

COP30, l’appello di MSF: tutelare la salute in un mondo che cambia

Alla COP30 in Brasile, Medici Senza Frontiere richiama l’urgenza di mettere la salute al centro delle politiche climatiche. Nei contesti più fragili, l’impatto del riscaldamento globale si traduce in crisi sanitarie, epidemie e sofferenze crescenti per milioni di persone.

L’emergenza climatica è un’emergenza sanitaria

Milioni di persone in tutto il mondo stanno già affrontando gravi conseguenze sanitarie dovute all’emergenza climatica ma l’impatto più significativo ricade sulle popolazioni in contesti fragili.

In occasione di COP30, la nostra organizzazione, presente al vertice sul clima con una delegazione, lancia un appello sull’importanza di aumentare la consapevolezza sulla salute ambientale e sulla promozione di strategie efficaci per affrontare le sfide legate al clima.

Ogni giorno, in diversi paesi in cui lavoriamo, vediamo che le persone in condizione di vulnerabilità sono le più colpite e, pur contribuendo meno alle emissioni di gas serra, stanno pagando il prezzo più alto con la loro vita e la loro salute per una crisi che non hanno creato”. dott.ssa Maria Guevara referente medico MSF

Siamo testimoni diretti del costo umano della crisi

Le nostre équipe assistono all’aumento vertiginoso di eventi meteorologici estremi (inondazioni, siccità, tempeste) che colpiscono più volte le comunità locali prima che abbiano il tempo o la capacità di riprendersi dal disastro precedente. Questi eventi hanno un impatto materiale molto forte ma minano anche la resilienza psicologica causando traumi complessi, legati alla separazione familiare, all’insicurezza alimentare e allo sfollamento forzato.

In Brasile negli ultimi due anni forti piogge, inondazioni e frane hanno colpito lo stato meridionale del Rio Grande do Sul provocando centinaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati. Abbiamo avviato una risposta incentrata sul sostegno alle popolazioni vulnerabili con cliniche mobili, supporto medico e di salute mentale nei rifugi e formazione di professionisti locali sul primo soccorso psicologico.

L’emergenza climatica aggrava le disuguaglianze sanitarie e sociali esistenti: i più colpiti sono spesso coloro che già non hanno accesso o sono esclusi dall’assistenza sanitaria di base, come le persone che vivono in aree di conflitto, in aree remote o in condizione di sfollamento. Alcuni dei nostri progetti rispondono a eventi meteorologici estremi, come cicloni e inondazioni, che sono diventati più frequenti e intensi, come accaduto l’anno scorso in Mozambico e quest’anno in Madagascar.

L’andamento irregolare delle precipitazioni facilita la diffusione di malattie trasmesse da vettori come la malaria e la febbre dengue che possono diventare più letali se combinate con la malnutrizione, come si è verificato l’anno scorso nel nord della Nigeria. Un’alluvione in una città può causare danni ma se avviene in un’area con un sistema fognario precario, può diffondere malattie come il colera e la diarrea, come è successo ad Haiti.

Spesso assistiamo a un impatto multiplo che ricade su comunità con risorse limitate per reagire in modo efficace. Stiamo riadattando i nostri interventi in risposta al cambiamento climatico e abbiamo bisogno di maggiori sistemi di rilevamento precoce che tengano conto non solo dei modelli meteorologici ma anche di quelli epidemiologici, per comprendere meglio questa interrelazione e reagire in modo più rapido ed efficace”. dott.ssa M. Guevara

Dall’impegno all’azione concreta

A COP30 è necessario che i paesi si pongano obiettivi climatici più ambiziosi e azioni concrete e una prospettiva sanitaria e umanitaria più forte per evitare disuguaglianze tra paesi.

I paesi e le comunità più colpite non ricevono il sostegno finanziario e tecnico necessario che può tradursi in miglioramenti reali per la salute delle persone e i sistemi sanitari.

Il mancato rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni ha provocato finora un aumento del riscaldamento globale. Se il cambiamento climatico dovesse accelerare senza sosta, le condizioni di vita di alcune persone nel mondo diventerebbero ancora più inaccettabili.

La nostra esperienza dimostra che un approccio dall’alto verso il basso sarebbe inefficiente ma soprattutto sarebbe imprudente non applicare le conoscenze delle comunità locali per affrontare una sfida così complessa come l’emergenza climatica, rischiando di ignorare i bisogni reali e di aggravare le disuguaglianze esistenti”. Renata Reisdirettrice esecutiva MSF in Brasile

Un aspetto promettente per la conferenza di Belém è il ruolo più forte previsto per le popolazioni locali e indigene nell’elaborazione e nell’attuazione di soluzioni.