Costa d’Avorio: i civili non devono diventare dei bersagli e devono avere accesso alle cure

Parigi/Bruxelles – Negli ultimi giorni, l’avanzamento della linea del fronte ha costretto migliaia di civili a fuggire nella parte occidentale della Costa d’Avorio – E ad Abidjan è difficile muoversi in particolare in alcuni quartieri dove uomini armati saccheggiano le case e sparano nelle strade.
Data la situazione, è impossibile ottenere delle condizioni di accesso alle cure. “L’accesso alle cure è seriamente compromesso” spiega il dottor Mego Terzian coordinatore dell’emergenza per MSF. “I civili non devono diventare dei bersagli e devono avere accesso alle cure”.

Da marzo, MSF lavora con le autorità sanitarie locali e ha curato 450 persone di cui 314 vittime delle violenze. Le equipe di MSF lavorano nell’ospedale di Abobo sud, l’unica struttura ospedaliera operante nella periferia a nord di Abidjan.

Il 31 marzo, 15 persone con ferite da arma da fuoco sono state portate in ospedale, nonostante le ambulanze avessero interrotto il servizio da qualche tempo.

Lo scorso fine settimana, mentre molti civili sono scappati in massa da Abidjan, quelli che sono rimasti si sono barricati in casa o hanno trovato rifugio presso alcune famiglie. Le persone si recano nelle poche strutture sanitarie aperte solo quando sono allo stremo. La maggior parte degli operatori sanitari locali è fuggita e quelli che non lo hanno fatto non vanno a lavorare per l’insicurezza. Inoltre, mancano medicine e forniture sanitarie.
Negli ultimi tre giorni, le equipe di MSF hanno trattato più di 230 feriti nelle città di Bangolo e Duékoué, nella parte occidentale della Costa d’Avorio.

“La popolazione è sempre vittima degli scontri” spiega Renzo Fricke, coordinatore dell’emergenza di MSF. “Le nostre equipe trasferiscono in altre strutture i pazienti che hanno bisogno di interventi chirurgici d’urgenza – per esempio, tre donne che di recente sono rimaste gravemente ferite da colpi di arma da fuoco – ma ce ne sono molti altri che hanno problemi che vanno dalla malaria severa a gravidanze o parti complicati. Anche questi hanno diritto a essere curati urgentemente, ma le difficoltà di spostamento da un posto all’altro mettono a repentaglio la loro vita.

A Duékoué, una città della zona occidentale in piena area di conflitto, un’equipe di MSF tratta e stabilizza i pazienti che richiedono interventi chirurgici d’urgenza prima di trasferirli a Bangolo, a 30 km di distanza, dove un’altra equipe di MSF sta lavorando nell’unico ospedale funzionante.

La missione cattolica di Duékoué ospita un campo sfollati che ha visto raddoppiare il numero delle persone in pochi giorni. I combattimenti nella regione hanno anche portato migliaia di persone a rifugiarsi in un’altra città, Guiglo, dove i bisogni sanitari stanno aumentando. Un’equipe di MSF in loco cerca di fare il possibile ma le condizioni di insicurezza rendono molto difficile evacuare i pazienti a Duékoué e a Bangolo.

Quando i feriti arrivano negli ospedali di Yamossoukro e Bouaké, nella zona centrale del paese, un’equipe di MSF porta delle forniture mediche. “Tutto ciò dà l’idea del problema che è generato anche dalla paralisi generale della vita economica della Costa d’Avorio”continua Fricke. “Le strutture ospedaliere sono carenti di medicinali e forniture mediche”.

MSF, organizzazione medico umanitaria imparziale, osserva una rigorosa neutralità nelle sue operazioni. Le sue attività in Costa d’Avorio si basano esclusivamente su donazioni private, che assicurano l’assoluta indipendenza dell’organizzazione.

 

 

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