Covid-19: soluzioni urgenti per vaccinare l’Africa prima che sia troppo tardi

Covid-19: soluzioni urgenti per vaccinare l’Africa prima che sia troppo tardi

Mentre il Covid-19 continua a diffondersi nell’Africa meridionale e subsahariana, aggravato da una nuova e più contagiosa variante del virus in sistemi sanitari provati e fragili, l’accesso e la distribuzione equa dei vaccini sono adesso più importanti che mai.

Con gli ultimi dati che riportano la minore efficacia di alcuni vaccini contro la variante 501Y.V2, scoperta per la prima volta in Sudafrica, chiediamo ai paesi ricchi, tra cui l’Italia, e alle società farmaceutiche di trovare soluzioni urgenti per garantire un equo e rapido accesso ai vaccini in tutto il mondo prima che sia troppo tardi.

L’emergere di nuove varianti Covid-19 dovrebbe guidare l’assegnazione dei vaccini in tutto il mondo. Abbiamo già visto il Sudafrica costretto a interrompere e adattare la sua campagna di vaccinazione a causa della minore efficacia di un vaccino rispetto alla variante 501Y.V2. Una distribuzione equa consentirebbe ai paesi non solo di acquisire i vaccini, ma di ottenere quelli più efficaci per il loro contesto, al momento opportuno e al giusto prezzo. Se i leader degli stati ricchi e le aziende farmaceutiche non agiranno rapidamente in questa direzione, rischiamo di generare nuove pandemie di Covid-19 resistenti ai vaccini. I divieti di spostamenti non fermeranno la pandemia, l’equità e la solidarietà potrebbero invece arginarla”. Tom Ellman Direttore unità medica MSF dell’Africa meridionale

La scorsa settimana il Sudafrica è stato costretto ad acquistare un candidato vaccino diverso da quello programmato per proteggere gli operatori sanitari in prima linea più a rischio. Tuttavia, è chiaro come l’accesso ai vaccini per i paesi a basso e medio reddito rimarrà un problema serio a meno che non vengano affrontati i problemi legati agli accordi protezionistici tra nazioni ricche e aziende farmaceutiche. Da parte sua il Sudafrica è pronto a condividere i vaccini inutilizzati con l’Unione Africana per vaccinazioni in paesi in cui la variante 501Y.V2 non è predominante.

Ad oggi, sono più di 174 milioni i vaccinati nel mondo, ma quasi nessuno vive in Africa. Inoltre, molti paesi ricchi hanno ordinato dosi di vaccino per un numero superiore alla propria popolazione, in alcuni casi fino a tre volte, e alcuni sono persino pronti a ricevere vaccini da COVAX, unica possibilità di accesso per molti paesi in via di sviluppo.

Ad aggravare la situazione, questi stessi paesi, che hanno già vaccinato molti dei loro operatori sanitari, bloccano da mesi gli sforzi condotti da Sudafrica e India all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per sospendere temporaneamente i brevetti e altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini utili per la risposta al Covid-19 per tutta la durata della pandemia. Sospensione che potrebbe consentire ai paesi a basso e medio reddito di produrre o accedere a questi prodotti in modo più appropriato attraverso trasferimenti di tecnologia, aumento della produzione locale e concorrenza sui prezzi a medio termine.

Anche l’Italia può fare la sua parte: un posizionamento del nuovo governo italiano, insieme ad altri paesi dell’UE, potrebbe rappresentare un’azione concreta per far fronte alla straordinarietà di questa emergenza sanitaria.

Stiamo assistendo ad un inaccettabile fallimento dell’umanità e della risposta globale. È inaccettabile vedere paesi che accumulano vaccini e iniziano a immunizzare i gruppi a basso rischio mentre i paesi in via di sviluppo non hanno nemmeno iniziato a vaccinare gli operatori sanitari in prima linea in strutture ospedaliere già al punto di rottura”. Silvia Mancini Esperta di salute pubblica di MSF

Dall’inizio della pandemia le nostre équipe hanno fornito trattamenti e prevenzione contro il Covid-19 in diversi paesi dell’Africa meridionale, come in Eswatini, Malawi, Mozambico, Sudafrica e Zimbabwe. A fine del 2019 la regione è stata colpita da un’improvvisa seconda ondata di contagi. Diversi paesi dell’Africa meridionale hanno registrato un numero maggiore di nuovi casi di Covid-19 nel mese di gennaio 2021 che in tutto il 2020.

Il nostro personale ha assistito al grave impatto della seconda ondata in questa regione sulla popolazione e sul sistema sanitario che ha dovuto far fronte a un improvviso aumento dei pazienti. In Sudafrica in molti centri di salute non c’erano abbastanza operatori sanitari e gli ospedali non riuscivano a curare tutti. I contagi stanno diminuendo in alcuni paesi ma ci stiamo preparando a possibili nuovi picchi perché il virus continua a cambiare e diffondersi. L’introduzione del vaccino contribuirebbe alla riduzione dei contagi e dei decessi tra gli operatori sanitari e le categorie a rischio”. Philip Aruna Direttore operazioni regionali MSF in Sudafrica.

Il sistema che regola l’accesso a farmaci e vaccini salvavita deve cambiare. Esortiamo i governi dei paesi ricchi che hanno vaccinato gli operatori sanitari in prima linea e le categorie più a rischio ad aiutare i paesi a basso e medio reddito condividendo le loro scorte di vaccini tramite il meccanismo COVAX. Chiediamo inoltre alle case farmaceutiche di sospendere o interrompere gli accordi bilaterali che permettono ai paesi ricchi di accumulare dosi per dare la priorità al COVAX o ai i paesi che non hanno ancora vaccinato operatori sanitari e categorie a rischio.

Invitiamo i vertici di COVAX, GAVI, CEPI e OMS e gli stati donatori a prendere provvedimenti immediati per una rapida trasparenza sui programmi di fornitura COVAX affinché i paesi a basso e medio reddito conoscano prezzo, quantità e data di consegna dei vaccini che riceveranno.

Sebbene il meccanismo COVAX sia stato concepito per lo sviluppo dei vaccini e una loro equa distribuzione, stenta a decollare e ad oggi in 130 paesi deve essere ancora somministrata una singola dose di vaccino secondo quanto riportato dall’OMS. COVAX manca di trasparenza, elemento cruciale nei confronti dei paesi partecipanti. È chiaro che il sistema globale di accesso ai vaccini è per sua natura imperfetto e va migliorato e chiediamo a GAVI e ai donatori di riconoscerlo e agire” . Silvia Mancini Esperta di salute pubblica di MSF

 

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