Dalle violenze di Boko Haram una crisi umanitaria sempre più grave

I violenti attacchi di Boko Haram stanno causando una crisi umanitaria sempre più grave nell’area del Lago Ciad, in Africa occidentale, dove il flusso di persone sfollate è continuo e su ampia scala. Lo dichiara MSF, che ha équipe mediche in azione in Camerun, Ciad, Nigeria e Niger. L’insicurezza resta l’ostacolo principale alla possibilità di offrire assistenza medica e la stagione delle piogge sta aumentando le sfide logistiche.

Tra i pazienti trattati da MSF ci sono molti bambini e sono stati riportati diversi casi di abusi sessuali su donne e bambine. Le persone sfollate hanno cercato protezione e servizi di prima necessità presso le comunità locali, che già a loro volta avevano poche risorse. Secondo le Nazioni Unite, nella sola Nigeria nordorientale si contano circa 1,4 milioni di sfollati interni, mentre circa 170.000 persone sono fuggite nei paesi vicini, Camerun (56.000), Ciad (14.000) e Niger (100.000). Quest’anno sono morte finora almeno 1.300 persone.

“Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili in questa situazione e i bisogni medici sono molti” ha detto Federica Alberti, Capo missione di MSF in Ciad. “Abbiamo conosciuto donne incinte che hanno camminato per chilometri in un caldo torrido per cercare assistenza medica. Le persone vivono senza ripari adeguati e non hanno accesso a cibo e acqua pulita. Con queste difficili condizioni di vita e la stagione delle piogge, stiamo già trattando casi di diarrea, malaria e infezioni respiratorie e riceviamo molti bambini malnutriti.” 

In Nigeria, l’epicentro del conflitto resta il Borno State, dove si registrano attacchi regolari e indiscriminati che colpiscono in modo particolare i civili. “Boko Haram ha attaccato il nostro villaggio di notte, intorno alle dieci” ricorda Fatima, 45 anni. “Uomini armati sono entrati nelle case e le hanno bruciate. Molte persone sono state uccise. Mia sorella è stata rapita e non ho notizie di lei da allora. Siamo fuggiti nella foresta e abbiamo camminato per 24 ore prima di trovare una strada per raggiungere Maiduguri.”

Oggi nella capitale Maiduguri vivono centinaia di migliaia di persone sfollate, supportate dalle comunità locali o affollate in campi intorno alla città. MSF ha aperto tre centri per offrire assistenza medica  di base e gestisce un ospedale con 72 posti letto, che include una maternità con 12 posti e 60 letti per assistenza pediatrica, nutrizione e cure intensive. MSF effettua anche donazioni regolari agli ospedali locali per aiutarli ad affrontare i grossi afflussi di pazienti che seguono i bombardamenti.

In Camerun continuano le incursioni e gli attacchi di Boko Haram lungo le frontiere con la Nigeria e ogni giorno arrivano rifugiati in un campo nella regione dell’Estremo Nord. Oggi circa 45.000 rifugiati vivono nel campo di Minawao, dove MSF fornisce il 55% dell’acqua e offre più di 2.300 consultazioni mediche al mese.

“Vediamo un numero sempre maggiore di ricoveri nel nostro programma per il trattamento della malnutrizione” spiega Hassan Maiyaki, capo missione di MSF in Camerun. “Stiamo rinforzando il supporto che diamo al centro di terapia nutrizionale intensiva nel Mokolo District Hospital, dove offriamo cure pediatriche e nutrizionali a rifugiati, sfollati e alla popolazione locale.”MSF è presente anche a Kousseri, al confine con il Ciad, dove decine di migliaia di sfollati vivono sparsi intorno alla città. Per rispondere ai loro bisogni, le équipe di MSF forniscono supporto chirurgico all’ospedale e cure pediatriche contro malnutrizione e malaria.

In Ciad, l’insicurezza nella regione del Lago è decisamente aumentata nel mese di luglio. Si stima che nelle ultime due settimane circa 40.000 persone abbiano dovuto lasciare le proprie case e ora vivono in siti improvvisati nei distretti di Baga Sola e Bol. “L’altro giorno ho sentito degli spari nel villaggio vicino e sono scappato con mia moglie e i miei 8 bambini” racconta Mahamad, 57 anni. “A molti di noi hanno bruciato la casa e sono fortunato che nessuno che conosco sia stato ucciso. Ma abbiamo cibo sufficiente per un giorno soltanto.”

MSF gestisce cliniche mobili in diverse località della regione e fornisce assistenza psicologica nel campo rifugiati Dar Es Salam, a Baga Sola. Nella capitale N'djamena, MSF ha supportato gli ospedali del Ministero della Salute locale dopo gli attacchi suicidi del 15 giugno e 11 luglio. Da aprile MSF sta formando lo staff del Ministero della Salute sulla gestione di grandi afflussi di feriti, per migliorare la capacità del paese di rispondere a scenari d’emergenza.

Nel Niger sudorientale, la già fragile situazione umanitaria è stata aggravata dal peggioramento del conflitto e dalle conseguenti ondate di persone in fuga dalla violenza. Le condizioni di vita di questa popolazione sfollata e rifugiata – che ha scarso accesso all’assistenza medica, all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari – sono critiche. Oltre a questo, la stagione delle piogge sta causando un aumento delle malattie trasmesse dall’acqua come la malaria e la diarrea che, unite alla malnutrizione, sono particolarmente pericolose per i bambini piccoli.

MSF supporta il principale centro di cure materne e pediatriche nella città di Diffa, sei centri in diversi distretti e lavora nei campi sfollati nell’area attraverso cliniche mobili, attività di igienizzazione e potabilizzazione dell’acqua e la distribuzione di 25.000 reti anti-zanzare. Non lontano da Diffa, le équipe di MSF stanno assistendo circa 28.000 rifugiati arrivati dalla Nigeria a Chetimari, Gagamari e Assaga. Le strutture sanitarie locali sono sovraffollate e l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari è spesso insufficiente. Dall’inizio delle attività, MSF ha effettuato più di 30.000 consultazioni, di cui 20.000 per bambini sotto i 5 anni di età.

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